Metabolismo, cosa succede se cambi occasionalmente l’orario di pasti e sonno

L'alterazione occasionali dei ritmi biologici, soprattutto del sonno, incide sul metabolismo. E può aumentare il rischio di attacchi di cuore

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 26 Novembre 2024 12:51

Dopo un volo intercontinentale ci sta. Ci si sente “sballati”, come se il nostro orologio interno avesse ricevuto uno scossone. E soprattutto recuperare i normali ritmi del sonno appare difficile. Ma cosa capita al metabolismo? E come incidono i cambiamenti occasionali del riposo e del pasto d’orario, anche quando i ritmi si alterano di poche ore rispetto alle abitudini, come può accadere per una serata in compagnia? La risposta viene da un esperimento presentato su iScience.

La ricerca mostra come le attività metaboliche siano interessate, in caso di alterazioni occasionali dei ritmi biologici, meno del sonno che più risente della cronobiologia del cervello. La ricerca è stata coordinata da Jonathan Johnston dell’Università del Surrey e Alexandra Johnstone dell’Università di Aberdeen.

Varia la glicemia (e non solo)

Il cambiamento d’orario, magari per una notte di divertimenti o per un turno occasionale sul lavoro, è stato simulato proponendo ai partecipanti allo studio un ritardo di cinque ore nell’ora di andare a letto e nei pasti. Sostanzialmente, con questa variazione nelle abitudini e quindi nei “ritmi” biologici che il corpo si disegna nel tempo, si osserva innanzitutto un mutamento nella glicemia e della concentrazione di lipidi nel sangue.

Non solo. Anche la digestione tende a rallentare, con lo stomaco che manterrebbe più a lungo quanto mangiato per i processi digestivi. Ciò che più colpisce, in ogni caso, è che questi effetti sono davvero di breve durata. Nei soggetti studiati, i ritmi si sono normalizzati entro 2-3 giorni dallo “stress” temporale indotto dal ritardo.

Lo stesso non accade per il sonno e per l’orologio principale del cervello che regola appunto la sensazione di sonnolenza e la capacità di rispondere prontamente agli stimoli. Per riequilibrare queste attività sarebbero necessari tempi più lunghi.

Per questo, secondo gli esperti, è meglio evitare “sbalzi” nelle abitudini che potrebbero influire sull’orario degli appuntamenti con il cibo e sul riposo. Se è vero che un piccolo spostamento di orario può avere un impatto su molti aspetti del metabolismo, le conseguenze metaboliche di un jet lag tenderebbero a correggersi rapidamente. Ma per il sonno la ripresa della normalità appare più lontana.

Attenzione al cuore nel weekend

A dimostrare quanto e come alterare i ritmi, magari il sabato sera, possa influire sul benessere dell’organismo c’è anche un recente studio irlandese che mostra come esista una vera e propria “sindrome del lunedì” per il rischio cardiaco.

Stando all’indagine a inizio settimana il rischio di subire un attacco cardiaco letale sarebbe superiore di oltre il 10% rispetto a quanto si potrebbe prevedere. Lo studio è stato condotto dai medici del Belfast Health and Social Care Trust e del Royal College of Surgeons in Irlanda, e appena presentata dalla British Cardiovascular Society (BCS), i quali hanno analizzato i dati di 10.528 pazienti ricoverati in ospedale tra il 2013 e il 2018 con il tipo più grave di infarto: un infarto del miocardio con sopra-slivellamento del segmento ST (STEMI) che si verifica quando un’arteria coronaria principale è completamente bloccata.

Come spiegare il fenomeno? Probabilmente a giocare un ruolo determinante sarebbe il ritmo circadiano, che regola il ciclo del sonno e della veglia. Purtroppo a inizio settimana tendono ad associarsi tre importanti fattori di rischio cardiovascolare strettamente legati al ritmo circadiano: carenza di sonno, orari alterati e stress di inizio settimana.

Si tratta di una sorta di jet lag sociale, che va ad aumentare il rischio infarto nei soggetti più vulnerabili.  E lo stile di vita conta. come detto, se non si fa attenzione nel weekend, si possono avere variazioni della glicemia e dei grassi nel sangue, oltre a sbalzi della pressione arteriosa.

Attenzione al “social Jet-Lag”

Recentemente Pietro Barbanti, docente di Neurologia presso l’Università Irccs San Raffaele di Roma, ha segnalato l’importanza di mantenere i ritmi del sonno stabili. Perché così si potrebbero ridurre i rischi di “social Jet-Lag”.

“Il termine definisce la distanza esistente tra il momento in cui fisiologicamente il corpo ci chiede di dormire e quello in cui decidiamo di andare a letto – segnala l’esperto, ricordando come si assista a una progressiva riduzione delle ore destinate al sonno da parte della popolazione italiana.

“Le indagini epidemiologiche rivelano che una considerevole parte degli italiani adulti in età lavorativa dorme meno di 7 ore – ricorda Barbanti. I ragazzi, paradossalmente, sono quelli che patiscono di più: per una serie di motivi, durante il periodo scolastico gli adolescenti raramente dormono 8 ore a fronte di una necessità fisiologica in quella età di 9 – 10 ore a notte”.

Insomma: ricordiamoci di rispettare i nostri ritmi, sulla base delle richieste del corpo e delle abitudini, che sono diverse per ogni persona. Magari cercando di decelerare progressivamente man mano che si avvicina l’ora del riposo e mantenendo stabile più possibile l’orario dei pasti. Così, riposando bene e senza “sbalzi”, possiamo proteggere la nostra salute.