Mal di testa nei bambini, come si scopre e si affronta

I sintomi possono essere differenti rispetto a quelli tipici degli adulti sia dal punto di vista della durata, sia per quel che concerne altri aspetti

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 11 Giugno 2020 18:36

“Mamma, ho mal di testa”: quante volte i bimbi hanno ripetuto questa frase e quanto l’affermazione è divenuta comune negli adolescenti! Se è vero che a volte può essere una piccola scusa per evitare un appuntamento poco divertente o per rilassarsi, è altrettanto innegabile che, anche in età pediatrica e adolescenziale, la cefalea può essere presente.

Le statistiche dicono che anche per l’emicrania, la forma più temuta di cefalea nelle sue varie forme, i rischi esistono: più o meno dal 3 al 5% dei bambini, con una percentuale che aumenta nell’adolescenza, soffre di emicrania. Come si riconosce questo quadro?

Non è sempre come negli adulti

L’emicrania appartiene al vasto capitolo delle cefalee primarie, come le cefalee di tipo tensivo, frequenti nel giovane, oppure la rara cefalea a grappolo. In tutti questi casi, il sintomo coincide con la malattia: alla luce di ciò, non sono quindi evidenziabili precise cause organiche.

Nei bambini, l’emicrania assume caratteristiche abbastanza tipiche. I bambini colpiti da emicrania sono soggetti a manifestazioni ansiose, talora depressive, con minor capacità di risposta a pur minimi eventi stressanti rispetto ad altri bambini di pari età.

Andare a scuola, tornare dalle vacanze, l’attesa di una interrogazione, sono eventi che possono dare il via al dolore. Più in generale, in ogni caso, molte caratteristiche dell’emicrania dei bambini e degli adolescenti sono analoghe a quelle degli adulti: in questo novero è possibile includere manifestazioni come la fotofobia, la nausea e il vomito.

Per altre peculiarità, invece, le due forme si differenziano: tra queste è possibile citare il dolore bilaterale, ossia relativo a tutto il cranio, più frequente nei pazienti in età infantile e adolescienziale. Differenze importanti ci sono anche nella durata della crisi. In media, nell’emicrania degli adolescenti gli attacchi durano meno che negli adulti (da 2 a 48 ore anziché da 4 a 72 ore).

Sono infine caratteristici dell’emicrania degli adolescenti i sintomi addominali come nausea e vomito, che si accompagnano al dolore e la tendenza ad addormentarsi. Si tratta di problemi abbastanza tipici che possono però “oscurare”, cioè nascondere, la presenza dell’emicrania. In questo caso si parla di equivalenti emicranici, visto che si tratta di disturbi che, pur non essendo facilmente correlabili al classico mal di testa, sono alla fine manifestazioni di uno stesso quadro.

Come si affronta

L’emicrania nell’età evolutiva ha un rilevante impatto sulla qualità di vita dell’adolescente, nonché sulla sua vita sociale: può infatti influire sui suoi comportamenti verso lo sport, la scuola, il lavoro, la ricreazione e la vita familiare.

Ecco perché la patologia va diagnosticata correttamente e precocemente per affrontarla con una terapia tempestiva e mirata. Prima di tutto, occorre valutare la presenza di familiarità per la patologia, visto che circa il 70% dei giovani emicranici ha almeno uno dei due genitori affetto dalla stessa patologia.

Non contano solo i fattori di tipo ereditario: è importante anche il ruolo dell’ambiente e dei vari “elementi stressanti” che agiscono spesso in associazione tra loro, specie in fasi della vita particolari come lo sviluppo.

Questi possono modificare la “soglia” dell’attacco. Occorre infine valutare se sono presenti e concomitanti fattori di rischio come il dolore che compare di notte, il vomito ricorrente, i problemi mestruali legati ai primi cicli. Poi si può pensare, con il pediatra e lo specialista, alla terapia più efficace per ogni singolo caso.