Dolore fisico, perché cambia e come si trasmette

Ci sono zone del corpo che più facilmente ci fanno male: questo dipende dalle sentinelle del dolore distribuite nel corpo in modo diverso

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Capita a tutti, di provare dolore. Un movimento non proprio ortodosso che blocca la schiena, un piccolo trauma che fa gonfiare il ginocchio, la puntura di un insetto sulla pelle, l’intestino che prova a muoversi e si contrae, fino ad arrivare ai dolori più intensi, come quello di un infarto o di una frattura.

Ma vi siete mai chiesti come mai ci sono zone del corpo che più facilmente ci “fanno male” ed altre che invece possono avere alterazioni pesanti di cui non ci accorgiamo? E avete mai riflettuto sul fatto che a volte il dolore si presenta a distanza dalla zona in cui nasce, quasi a volerci ingannare? Le vie del dolore sono complesse, ma conoscerle è utile per capire quando preoccuparsi e soprattutto come comportarsi.

Il dolore è superficiale o profondo?

Lungo il corpo umano, ed anche al suo interno, ci sono delle stazioni di ricezione deputate proprio ad avvisarci dell’azione di uno stimolo dolorifico, che in qualche modo può essere lesivo per l’organismo. Queste “sentinelle” del dolore si chiamano nocicettori e come e veri e propri guardiani hanno il compito di recepire la sensazione dolorosa. Il problema è che numericamente non sono disposti allo stesso modo in tutte le zone: tendono a concentrarsi nelle ossa, nei muscoli, nelle articolazioni e nella pelle. Quasi l’80% dei nocicettori si trova in queste sedi, e questo spiega perché il dolore osteoarticolare in genere ci disturba di più.

Ma attenzione: non basta solamente il numero dei rilevatori di dolore per comprendere la situazione. In termini generali, infatti, esistono due diversi tipi di disturbo doloroso: il dolore cutaneo superficiale e il dolore viscerale o profondo. La sensazione dolorosa superficiale normalmente induce due tipi di reazioni: all’inizio è particolarmente vivace e si localizza esattamente dove è giunto lo stimolo, come un taglio, una bruciatura, la classica “botta” contro un ostacolo. Poi arriva il secondo segnale, dopo qualche attimo: in genere è meno intenso ma comunque maggiormente diffuso.

L’organismo è invece meno sensibile al dolore causato dagli organi interni. Quindi occorre uno stimolo più forte rispetto a quello del sistema osteoarticolare perché un organo come lo stomaco o l’intestino faccia realmente male. Questo avviene perché, in linea di massima, il numero dei nocicettori in questa sede è minore e perché la “rappresentazione” cerebrale degli organi interni (in pratica il modo in cui il cervello decodifica i segnali provenienti dal corpo) sembra essere meno precisa. La difficoltà di riconoscere con esattezza la sede del dolore spiega anche il motivo della difficile percezione del dolore esattamente nel punto dove nasce, ovviamente in certi casi. Per questo magari un attacco di cuore provoca dolore alla spalla e ad un braccio, e non al torace.

Le vie del dolore sono infinite

Una volta compreso come nasce il dolore, ecco cosa accade quando lo percepiamo. Esistono infatti vere e proprie “strade” nervose lungo cui lo stimolo corre, andando dal punto in cui nasce fino al cervello, ed in particolare all’area della corteccia cerebrale dove viene identificato.

Dai nocicettori la sensazione passa rapidamente alle fibre nervose presenti nella zona che si riuniscono in fasci e poi in “tronchi”, che giungono fino alle radici dei nervi a fianco della colonna vertebrale. Il messaggio ascendente prosegue la sua rapidissima corsa, quanto descritto può avvenire anche alla velocità di diversi metri al secondo, attraverso il midollo spinale. Da qui il messaggio giunge fino al cervello, dove viene decodificato, ma in zone diverse della corteccia a seconda della parte corporea sede del dolore.

Gli stimoli dolorosi non “compiono” la loro strada attraverso il corpo alla medesima velocità perché le fibre nervose che hanno il compito di trasportare la sensibilità dolorifica non sono tutte uguali. Le più veloci sono più grandi e ricoperte da una guaina di mielina che favorisce il passaggio degli stimoli nervosi. Possono viaggiare anche a 100 metri al secondo.

Il diametro delle fibre nervose può divenire via via sempre più piccolo: sono sprovviste della copertura fornita dalla mielina e trasportano più lentamente il segnale (circa due metri al secondo). In genere entrano in gioco nel dolore degli organi interni, che facciamo fatica a localizzare con precisione.