Difterite: cos’è, cosa provoca, come si previene

La difterite è una malattia infettiva che si trasmette con il respiro: i segni per riconoscerla, cure e vaccino disponibili

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 8 Maggio 2023 18:21

C’era una volta il croup… Non è l’incipit di una favola a lieto fine, ma piuttosto un termine che certo non si può dimenticare quando si parla di affezione delle vie respiratorie.  Il croup è una delle cause più comuni di difficoltà respiratoria causata dall’ostruzione acuta delle alte vie aeree, come laringe e trachea, che colpisce soprattutto i bambini molto piccoli. Oggi a determinare questo quadro sono soprattutto le infezioni virali. Ma un tempo, quando ancora non erano disponibili le vaccinazioni, il grande spauracchio che si legava al sintomo, addirittura potenzialmente letale sia pure se in pochissimi casi, era un batterio. Il suo nome? Corynebacterium diphteriae. Il germe è il responsabile della difterite, malattia contagiosa delle vie aeree superiori, che interessa soprattutto le parti alte dell’albero respiratorio.

L’apparato respiratorio in generale ed i polmoni in particolare sono zone “ad alto rischio” di malattia, visto che sono più di 25000 al giorno gli atti respiratori. Spesso le patologie prendono origine nelle prime vie respiratorie, quelle a maggior contatto con l’esterno, che arrivano fino alla laringe. E lì si arrestano, frenate nella loro espansione dai sistemi difensivi dell’organismo. È quello che accade appunto con la difterite.

Cos’è la difterite

La difterite è una malattia infettiva provocata dai ceppi del batterio Corynebacterium diphtheriae, che producono una tossina in grado di inibire le funzioni cellulari ed in particolare quelle delle cellule del cuore, del rene e del sistema nervoso. Il contagio può avvenire direttamente con un malato o un portatore o, più raramente, per contatto indiretto mediante oggetti contaminati.

L’incidenza della malattia a livello mondiale è in riduzione a partire dal 1980-1981 in relazione all’incrementarsi delle coperture vaccinali.  Negli Stati Uniti prima dell’inizio della vaccinazione vi erano circa 100.000-200.000 casi di difterite e 13.000-15.000 morti all’anno. Con l’introduzione del vaccino, a fine degli anni ’40, i casi sono rapidamente diminuiti.

Come si diffonde e quali sono i sintomi della difterite

La malattia si trasmette quasi sempre da un individuo all’altro con il respiro e in particolare con le secrezioni respiratorie, quindi per via aerea. La presenza dei batteri all’interno delle prime vie del respiro porta alla loro replicazione all’interno della bocca e del faringe. In queste aree si creano processi infiammatori che in qualche modo si amplificano con la replicazione dei germi.

In genere, passano pochi giorni dall’esposizione al possibile contagio alla comparsa dei sintomi della malattia. Mediamente si va da uno a quattro giorni, poi compaiono i sintomi e i segni più classici della difterite, che quasi sempre si manifestano all’improvviso. Il bimbo presenta un forte mal di gola, mostra segni di malessere generale con debolezza estrema e soprattutto compare la febbre. La temperatura si alza rapidamente in caso di difterite, con la febbre che può arrivare anche intorno ai 40 gradi.

Ovviamente, i sintomi e i segni non si limitano a quelli classici dell’infezione delle prime vie respiratorie: la frequenza del cuore, ovvero il numero dei battiti cardiaci, aumenta significativamente. E possono essere presenti nausea, vomito e forte mal di testa. Sul fronte dei segni che possono comparire, va segnalato che a volte è presente un’a linfoadenopatia, ovvero le ghiandole linfatiche del collo possono gonfiarsi e diventare più grandi.

Perché la difterite può togliere il respiro e come si fa la diagnosi

Avete presente i sottili fogli di cartavelina che servono per fasciare il prosciutto tagliato? Qualcosa di simile può comparire anche in corrispondenza delle alte vie respiratorie, nella gola, in caso di difterite. Il batterio forma infatti delle vere e proprie pseudomembrane, con ovviamente tendono a restringere le zone entro cui passa l’aria. Così le vie aeree non lasciano passare aria ed ossigeno necessari per l’organismo. E la conseguenza è ce si manifestano le difficoltà respiratorie.

Queste pesudomembrane, come appunto il croup di cui si parla all’inizio, si depositano sulle tonsille e sul faringe. Ma attenzione: se si staccano possono comportare veri e propri blocchi alla respirazione, con aggravamento dei sintomi e della percezione di difficoltà respiratorie. La difterite può essere sospettata, ovviamente se la persona presenta sintomi di questo tipo e non è vaccinata, quando è presente un forte mal di gola associato a mal di gola e pseudomembrane, oltre a segni di paralisi muscolare del viso. Per giungere al riconoscimento del batterio, poi occorre valutare con attenzione in laboratorio le secrezioni del faringe.

Le tossine della difterite

Non tutti i batteri sono uguali anche se fanno parte della stessa famiglia. Questa regola vale anche per i diversi ceppi di Corynebacterium diphteriae. Alcuni di questi possono infatti rilasciare una tossina molto potente, che va ad interferire con i nervi e quindi influisce sulle funzioni muscolari.

I segni più classici sono la difficoltà a deglutire, a muovere correttamente gli occhi, le braccia e le gambe e addirittura possono comparire quadri patologici a carico del cuore, legati ad una miocardite, ovvero ad infiammazione delle cellule muscolari specializzate del tessuto cardiaco. Per questo si possono manifestare complicanze che interessano il sistema respiratorio (ostruzione delle vie aeree), il cuore (miocardite), i reni (insufficienza renale) e il sistema nervoso (neuropatia periferica).

Come si cura la difterite

La prevenzione con il vaccino è l’arma più efficace per evitare ogni rischio di infezione. Ma se sono presenti sospetti di infezione occorre agire presto: spesso per le difficoltà respiratorie occorre ricoverare il malato in terapia intensiva. Sul fronte delle terapie si punta sulla somministrazione di anticorpi specifici per la tossina prodotta dal batterio, in modo di avere una miglior reazione difensiva nei confronti della tossina stessa. Inoltre, occorre agire nei confronti del batterio con una terapia antibiotica specifica. Va detto che la malattia è ancora molto grave e che la ripresa può essere molto lenta, soprattutto se ci sono state complicazioni a carico di cuore, rene e sistema nervoso.

Vaccino per la difterite: come funziona e quando farlo

Il vaccino per prevenire la difterite è disponibile fin dal 1939 e si somministra insieme a quello contro il tetano, anche sfruttando associazioni con altre vaccinazioni come quella per la pertosse. Il classico vaccino trivalente DTPa prevede la vaccinazione per difterite, tetano e pertosse acellulare.  Ne esistono di diversi tipi: la formulazione pediatrica va somministrata fino ai 6 anni, dopo si impiega quella per adulti in cui le componenti inattivate per la difterite e la pertosse sono presenti in forma ridotta.

Nel lattante il vaccino per la difterite è inserito nel cosiddetto “esavalente” che protegge da sei malattie(esavalente), tra cui ci sono la difterite, il tetano e la pertosse. Permette di proteggere il bambino con una sola iniezione. Il vaccino si somministra per via intramuscolare nella parte alta della coscia.

Tornando al classico vaccino trivalente, questo contiene parti inattivate di tutti e tre i germi, che non causano la malattia, ma hanno il compito di stimolare le difese dell’organismo. La preparazione del vaccino per la difterite in particolare, come spiegano gli esperti, si ottiene agendo sulla tossina difterica. Si toglie la capacità di determinare problemi di salute e il coinvolgimento dei nervi ma in ogni caso si lascia la possibilità di far sì che il sistema immunitario sia in grado di produrre difese nei confronti della malattia. Il vaccino viene somministrato con una iniezione intramuscolare.

Il ciclo di base prevede la somministrazione di 3 dosi ed è consigliata una dose di richiamo a 5-6 anni e una a 14-15 anni d’età. La vaccinazione può essere effettuata anche nelle donne in gravidanza ed è estremamente sicura. Il pediatra può comunque proporre di rinviarla se è in corso una patologia acuta con febbre e problemi seri di salute.  Per quanto riguarda i possibili effetti dopo la vaccinazione, l’evento più frequente è la febbre che si può avere in circa un terzo dei bambini. Reazioni locali si verificano nel 20% dei casi e comprendono dolore, rossore e gonfiore nel punto dove è stata eseguita l’iniezione.

Fonti bibliografiche