Covid, perché si riaccende e quanto contano le nuove varianti come KP.3

Come si manifestano e come proteggersi dalle nuove varianti estive del Covid, come la KP.3, e perché si stanno diffondendo

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Pubblicato: 16 Luglio 2024 15:40

Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, di certo non si sta assistendo ad un’impennata nei ricoveri in ospedale e quindi, sul fronte della sanità pubblica, la situazione appare sotto controllo. Ma per chi ha una visione pessimistica, preoccupa la nuova piccola-grande ondata di infezioni da Sars-CoV-2 che si sta osservando in Italia.

Se per ora infatti i casi (pur se non si fanno tamponi a sufficienza per avere un quadro oggettivo) appaiono in crescita, specie in alcune aree, a preoccupare è soprattutto il diffondersi di nuove varianti, che in qualche modo possono trovare meno “preparato” il sistema difensivo dell’organismo, sia dopo la sollecitazione dei vaccini che in seguito ad infezioni naturali. Questa situazione preoccupa soprattutto in prospettiva, per i mesi autunnali ed invernali. Ed è proprio su queste varianti, che fanno parte della cosiddetta famiglia “Flirt”, che si concentra l’attenzione degli studiosi. Con un occhio di riguardo particolare all’ultima “nata” (virologicamente parlando) che si chiama KP.3

Le varianti del gruppo “Flirt” e KP.3

Proviamo a costruire la genealogia del virus Sars-CoV-2. E vediamo quante e tali variazioni nel patrimonio genetico del virus ci sono state dall’originale ceppo Wuhan, che ha acceso la pandemia. Ebbene, in questo percorso che ci ha portato a conoscere una serie di lettere e sottotipi, sulla scorta delle indicazioni dell’OMS, attualmente nel mondo si stanno allargando le sottovarianti del gruppo “Flirt”.

O meglio. Alla fine, c’è stata una sorta di variante “genitrice”, che si chiama JN1. Da questa, attraverso imperscrutabili passaggi, si sono poi avute delle “figlie” che in qualche modo l’hanno progressivamente superata, prendendone il posto nel determinare la malattia. Così, dopo KP1.1 sono arrivate KP.2 e KP.3. ed è soprattutto questa che preoccupa, anche guardando al domani.

Per capire cosa potrebbe accadere e perché questa variante tende a “surclassare” le altre bisogna ricordare come è fatto il virus Sars-CoV-2. Come tutti i ceppi virali, seppur con un particolare tropismo per alcune cellule, il virus ha bisogno di riprodursi nelle cellule. Quindi prima deve agganciarle. Ed entrare. Lo fa attraverso la proteina S o Spike. Questo passaggio è fondamentale per la replicazione virale e la comparsa dei sintomi dell’infezione.

E sono proprio le caratteristiche di questa proteina a fare la differenza. Per KP.3, in particolare, si manifestano tre mutazioni: una è condivisa con KP.2, ed è stata chiamata S:V1104L. Le altre due (originali) sono S:F456L e S:Q493E. Al momento non si sa quali caratteristiche possano offrire al virus in termini di capacità di infettare l’essere umano ma c’è da pensare che possano essere “vincenti”, vista anche la rapidità con cui questo ceppo si sta diffondendo.

Come si manifesta l’infezione

Detto che in molti casi il quadro clinico legato alle nuove varianti può risultare del tutto asintomatico, visto che il virus non riesce a dare segni e sintomi particolarmente marcati e significativi, rispetto all’inizio di Covid-19 i disturbi si stanno concentrando quasi esclusivamente sull’apparato respiratorio. O meglio.

Non si sente quadi più parlare di anosmia e ageusia, ovvero perdita di gusto ed olfatto, che sono stati osservati con KP.3 solo in casi particolarmente gravi, stando a quanto riportano le note dei Centri per il Controllo delle Malattie di Atlanta.

Oltre a raffreddore, congestione nasale e altri fastidi respiratori possono esserci i classici segni generali come la febbre, la cefalea, la debolezza. In certi casi addirittura sono stati riportati dolori addominali, nausea, vomito e diarrea. Insomma: la sensazione è che il virus sempre più stia assumendo caratteristiche simili ad altri ceppi, e questo rende ancor più complesso sospettare l’infezione e confermarla, in assenza di tamponi mirati.

Come si affronta

Sul fronte delle terapie, oltre ad avvisare il proprio medico che può dare indicazioni specifiche, in generale occorre soprattutto puntare su trattamenti che leniscano l’intensità dei sintomi, favorendo un relativo benessere. Va comunque ricordato che ci sono, anche per queste forme “estive”, soggetti a rischio che vanno monitorati con particolare attenzione perché più esposti alla possibilità di sviluppare manifestazioni severe dell’infezione.

Va sempre tenuto presente questo aspetto ed è utile ricordare che più facilmente possono insorgere forme severe della malattia in individui particolarmente fragili o considerati a rischio (ad esempio, pazienti immunodepressi, persone con età superiore ai 65 anni, donne in gravidanza o che allattano al seno, pazienti con patologie croniche, pazienti oncologici, ecc.).

Per il futuro si auspica che l’aggiornamento dei vaccini che dovrebbe considerare la “famiglia” JN.1 ed i ceppi discendenti possa aiutare a proteggere in futuro anche dai rischi legati ai ceppi KP, compreso ovviamente KP.3. Ma non si può certo definire cosa accadrà. Occorre solo monitorare quanto avviene, per preparare al meglio le strategie del futuro.