Mettiamo la tuta, indossiamo il costume e via… pronte per la seduta in palestra, per la corsetta nel parco, per la nuotata in piscina. Ma forse, domani, prima di fare questi gesti dovremmo buttare un occhio all’orologio perché se è vero che l’attività fisica fa comunque bene al corpo e alla mente, ora pare che molti dei suoi effetti benefici possano aumentare o al contrario smorzarsi in base all’ora in cui ci muoviamo.
Ma come facciamo a sapere quale deve essere il momento migliore per noi? Semplice. In futuro potrebbero esserci veri e propri “segnalatori” invisibili che informano su questo tema, indicandoci il momento ottimale per il movimento. A far pensare a questa ipotesi è una sorta di “manuale” di questi indicatori che è stato realizzato da un gruppo internazionali di ricercatori ed è apparso sulla rivista scientifica Cell Metabolism.
Cosa ci dice la cronobiologia
Avete mai pensato che c’è un periodo ideale per l’attività sessuale? Sembra strano eppure è così, almeno sotto il profilo ormonale. Infatti le ore dell’amore sono soprattutto quelle del tardo pomeriggio e quelle della prima mattina, quando il picco di testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, è elevatissimo. Ma si tratta solo di un esempio.
Così, nelle prime ore della mattina dalle 9 alle 12 tende a salire il rischio di avere mal di testa o di provare i fastidi della rinite allergica, mentre il cervello lavora al meglio, con elevata capacità di vigilanza ed attenzione, che si ripercuote anche sul lavoro. Il motivo? In queste fasi l’effetto benefico è dovuto sia alla produzione di cortisolo, adrenalina e aldosterone (gli ormoni che aumentano la capacità di risposta dell’organismo agli stimoli) sia alla presenza in quantità di alcuni neurotrasmettitori (ad esempio la serotonina), sostanze che “accelerano” le risposte cerebrali.
Si arriva poi al pasto, con progressivo calo delle attività dopo mangiato, mentre verso le tre del pomeriggio si “riaccende” la produzione ormonale e riprendono le attività intellettuali. Con una differenza: questo periodo è ideale per chi si dedica all’arte o alla musica. In più riprende la sintesi di insulina, che, grazie alla sua maggior attività, stimola i muscoli a lavorare al meglio. Tra le ipotesi c’è anche quella che propone questa come ora ideale per stabilire i record in atletica.
Poi, in serata, calano le prestazioni fisiche e mentali, anche per il buio. Per questo, chi ama l’attività fisica, dovrebbe riuscire a valutare bene il proprio “bioritmo” segnato dal personale orologio biologico, e, se possibile, adattare lo sforzo al momento in cui questo può offrire gli stimoli migliori all’organismo. In questo senso va lo studio, per ora solo sperimentale, che stiamo per raccontarvi.
I “segnalatori” in un dizionario
La ricerca, di grande importanza scientifica pur se per ora è difficile prevederne l’applicabilità sull’uomo è stata condotta sui topi da un team di scienziati di diverse strutture, come l'Università di Copenaghen, il Karolinska Institutet, l’Università del Texas, quella della California-Irvine e l’Helmholtz di Monaco. L’obiettivo degli esperti è stato cercare di comprendere gli effetti del movimento sull’organismo e sul suo metabolismo nelle diverse ore del giorno, consentendo di cogliere composti “segnalatori” che risultano più o meno attivi in base all’ora del giorno.
Questi segnali possono agire in diversi modi sul benessere della persona, con un impatto non solo sull’allenamento e sulle prestazioni fisiche ma anche sul ritmo del sonno, sulle capacità mnemoniche, sul metabolismo, con particolare riferimento al diabete di tipo 2. L’analisi di questi segnali potrebbe quindi diventare un’arma per rendere ancor più efficaci per il benessere gli effetti dell’attività fisica visto che le cellule tendono a regolare i loro processi in base al ritmo circadiano, con la sensibilità dei tessuti all’azione dello sforzo fisico che quindi può mutare in base all’ora del giorno in cui questo si concentra.
Per arrivare a definire questi aspetti e a carpire i segreti dei vari indicatori, gli esperti hanno analizzato il sangue e i tessuti degli animali, suddivisi in base all’ora in cui svolgevano l’attività fisica, arrivando così a definire una specie di “cronoprogramma” degli effetti dell’esercizio in base appunto a questo elenco di segnalatori del metabolismo. Al momento, ovviamente, lo studio è solo di tipo speculativo. Ma c’è da pensare che, vista l’importanza dell’analisi, nel futuro queste osservazioni potrebbero applicarsi anche all’essere umano.