Coccigodinia: cos’è, cause e trattamenti

La coccigodinia è una condizione caratterizzata da dolore localizzato nella regione del coccige, l'osso situato alla fine della colonna vertebrale, spesso causata da traumi, sedentarietà prolungata o infezioni, e può interferire con le attività quotidiane

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Carlotta Casiraghi

Medico chirurgo

Laureata in Medicina e Chirurgia all'Università dell'Insubria, attualmente frequenta la Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa.

Pubblicato: 11 Giugno 2024 12:02

La coccigodinia è una condizione medica che riguarda il bacino, in particolare il coccige, caratterizzata dalla presenza di dolore (frequentemente causato da un’infiammazione) dell’area sacrale. Essa può insorgere a seguito di traumi oppure può essere dovuta ad altri fattori, come per esempio difetti posturali o un’alterata mobilità del coccige.

Questo disturbo può colpire sia pazienti di sesso maschile sia femminile, tuttavia ha maggiore incidenza nelle donne, poiché il coccige è posizionato più posteriormente ed è più largo; inoltre, una delle maggiori cause è proprio il parto. L’età media di insorgenza, solitamente, è intorno ai 40 anni.

Sebbene la coccigodinia possa essere fonte di disagi e dolori di intensità variabile, in generale si tratta di una condizione non grave che non comporta particolari rischi per il paziente. Nonostante ciò, risulta importante escludere la presenza di altre patologie associate. A seconda delle cause del disturbo e della natura del dolore, è possibile optare per diversi approcci terapeutici, i quali possono prevedere un trattamento farmacologico per combattere l’infiammazione, manipolazioni fisioterapiche per tenere sotto controllo il dolore, oppure un intervento chirurgico nei casi più gravi.

Cos’è la coccigodinia

La coccigodinia è una sindrome che interessa e il bacino e l’area sacrale, che comporta forti dolori cronici. La parola, infatti, è, dal punto di vista etimologico, composta da coccige, ossia l’osso che si trova alla fine della colonna vertebrale, e dinia ossia dolore. Si tratta di un disturbo molto diffuso tra la popolazione e può risultare piuttosto invalidante per chi ne soffre: il persistente dolore al coccige, infatti, impedisce al paziente di stare seduto o di rimanere in posizione eretta a lungo, limitando gran parte delle attività quotidiane.

Nonostante la coccigodinia possa colpire individui di tutte le età e di entrambi i sessi, essa ha una maggiore incidenza nelle donne e tende ad insorgere principalmente in età adulta. Le cause del disturbo sono numerose: esse possono essere di natura traumatica, possono essere legate ad altri disturbi patologici, oppure possono essere dovute ad altri fattori come ad esempio lo stress, la reiterazione di determinate attività sportive e lavorative, condizioni di sovrappeso o anche il parto.

Anatomia del coccigeo

I disturbi dovuti alla coccigodinia sono precepiti nella zona lombare della schiena o, più precisamente, a livello dell’articolazione sacro-coccigea: il coccige è un piccolo osso dalla forma triangolare posto alla base dell’osso sacro, ossia l’osso portante del bacino, appena sopra la fessura delle natiche; esso è composto da 3 a 5 unità vertebrali che vengono definite “false” in quanto, ad eccezione del primo segmento, esse non presentano le caratteristiche tipiche delle vertebre e risultano fuse tra loro.

È possibile suddividere il coccigee in sei segmenti: la base, l’apice, l’area anteriore, l’area posteriore e le due aree laterali. Questo osso ha una forma leggermente arcuata verso il basso, con il vertice dell’apice terminale orientato verso la parte anteriore del corpo, ricordando così un abbozzo di coda che probabilmente era presente nelle precedenti fasi evolutive dell’uomo. Nei pressi dell’apice del coccige è presente lo sfintere anale, mentre sulla superficie dorsale si trovano gli innesti per il muscolo grande gluteo, il legamento anococcigeo ed il muscolo pubococcigeo.

Da un punto di vista anato-funzionale, il coccige concorre alla protezione del canale spinale che termina nel tratto lombare. Inoltre, contribuisce a sostenere il peso del corpo e consente di assumere la posizione seduta. Talvolta, a causa di vizi posturali, patologie o altri fattori fisiologici, il coccige può assumere una posizione o un’inclinazione errata provocando dolore e fastidi sia a riposo sia durante l’esecuzione di determinate attività.

Possibili cause scatenanti della coccigodinia

Come anticipato, la coccigodinia è causata, frequentemente, da un’infiammazione cronica localizzata nella zona coccigea. Le cause scatenanti possono essere molteplici: nella maggior parte dei casi, all’origine della patologia vi sono infortuni o eventi traumatici causati dall’impatto del coccige con superfici dure, oppure traumi della colonna vertebrale e cadute. Altri fattori di rischio possono essere il sovraccarico della zona lombare, il parto, condizioni di sovrappeso oppure l’usura dovuta all’età. Quando non è possibile individuare nessuna causa apparente, si parla di forme idiopatiche.

Alcune attività sportive come gli sport da contatto, il pattinaggio, l’equitazione oppure gli sci, presentano un elevato rischio di riportare lesioni al coccige: sebbene spesso si tratti di semplici contusioni, traumi violenti possono causare anche fratture e lussazioni (ossia uno spostamento del coccige rispetto alla sua posizione anatomica originale). In questi casi, l’instabilità dell’articolazione dovuta all’ipermobilità delle ossa coccigee, può innescare un processo infiammatorio che è la causa principale del dolore e della degenerazione dei tessuti circostanti tipici della coccigodinia.

La coccigodinia può insorgere anche come conseguenza della reiterazione di sforzi che prevedono un elevata mobilità dell’area sacro-coccigea, oppure a causa di una cattiva postura tenuta durante la guida o l’attività lavorativa: l’attrito continuo e la pressione persistente sulle vertebre inferiori della colonna spinale, infatti, possono indurre microtraumi nelle strutture circostanti. Proprio per questo i pazienti obesi possono andare incontro a sublussazione posteriore del coccige, in quanto il peso elevato esercita una maggiore pressione intrapelvica.

Un’altra delle cause principali di insorgenza della coccigodinia è la degenerazione dei tessuti e della cartilagine dovuta all’invecchiamento. Anche la gravidanza può essere considerata un fattore di rischio, in quanto durante il terzo trimestre si verifica un’iperflessione del coccige per favorire il parto, la quale può comportare un dislocamento dell’articolazione. Più raramente la coccigodinia può essere associata all’insorgenza di tumori, osteosarcomi, cisti pilonidale, compressione delle radici nervose oppure infezioni.

Quali sono i sintomi principali della coccigodinia

La coccigodinia è una condizione caratterizzata principalmente da dolore o bruciore localizzati alla base della schiena, dove si trova il coccige. Il dolore può essere di entità variabile da paziente a paziente e tende a peggiorare col passare del tempo; nei casi più gravi può diventare talmente intenso da compromettere l’esecuzione di molte attività quotidiane, come guidare, stare seduti o chinarsi. Il fastidio tende ad acuirsi specialmente quando il paziente passa dalla posizione seduta a quella eretta, oppure quando si assumono posizioni che comprimono maggiormente l’area sacrale.

I pazienti affetti da coccigodinia possono inoltre presentare sintomi come:

  • mal di schiena e bruciore nella zona lombare;
  • indolenzimento alle gambe, ai glutei o ai fianchi;
  • costipazione e dolori prima o durante l’evacuazione;
  • fastidi intestinali o mal di stomaco;
  • dolore durante l’atto sessuale, seppure più raramente;
  • dismenorrea nelle donne, ossia ciclo mestruale particolarmente doloroso;
  • nel caso di lesioni di origine traumatica può verificarsi la formazione di ematomi e lividi;

Diagnosi della coccigodinia

In genere per la diagnosi della coccigodinia è sufficiente un attento esame obiettivo da parte del medico: egli valuterà i sintomi riportati dal paziente, raccoglierà un’accurata anamnesi personale e famigliare e, infine, eseguirà un approfondito controllo della reghione inferiore della schiena. Mediante la palpazione sarà possibile escludere in via preliminare la presenza di masse anomale, ascessi ed infezioni: come accennato in precedenza, infatti, la coccigodinia non è una condizione particolarmente grave, ma può essere il sintomo di altre patologie da trattare tempestivamente.

Per inquadrare meglio il caso in esame, il paziente dovrà effettuare una radiografia o una risonanza magnetica sia in posizione seduta sia eretta: il confronto delle immagini permette di determinare un’eccessiva o anomala mobilità dell’articolazione sacro-coccigea, di per sé piuttosto rigida, e consente di individuare la presenza di fratture e lesioni ossee. Inoltre, la risonanza magnetica consente di valutare i tessuti molli circostanti, per esempio per escludere neoformazioni.

Cura e trattamento della coccigodinia

Il trattamento della coccigodinia può variare sensibilmente a seconda del caso, in base alle cause all’origine del disturbo e all’entità dei sintomi riportati. Nella maggior parte dei casi, questa malattia risponde bene ad una terapia farmacologica mirata a base di:

  • Farmaci analgesici per ridurre il dolore come paracetamolo e tramadolo, oppure applicazione cutanea di creme e pomate specifiche;
  • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) che aiutano a ridurre l’infiammazione e possiedono buone proprietà analgesiche. I farmaci maggiormente impiegati includono ibuprofene e naprossene;
  • Farmaci miorilassanti per alleviare la contrazione muscolare. Un esempio può essere la tiocolchicoside;
  • Per i casi caratterizzati da sintomatologia più intensa è possibile optare per un trattamento a base di iniezioni di corticosteroidi come metilprednisolone o triamcinolone, unitamente a anestetici locali.

Con questo approccio terapeutico, i sintomi si risolvono in genere nel giro di qualche settimana. In molti casi, può essere utile associare una terapia complementare, che prevede un periodo di riposo e delle tecniche fisioterapiche.

Il trattamento fisioterapico dovrebbe essere sempre preceduto da una visita fisiatrica da parte di uno specialista di riabilitazione del pavimento pelvico: il disturbo deve essere valutato da un punto di vista medico, prima di essere trattato, al fine di inquadrare la causa, porre una diagnosi specifica e stilare un Progetto Riabilitativo Individuale (PRI). Questo dovrebbe includere, per esempio, massaggi pelvici, tecniche di rilassamento del pavimento pelvico, esercizi di rinforzo della muscolatura pelvica e correzione posturale.

Se, per esempio, la patologia è a carico del muscolo elevatore dell’ano (il principale muscolo coinvolto nel contenimento fecale) andrà posta maggiore enfasi negli esercizi di rilassamento a carico del pavimento pelvico. Inoltre, l’utilizzo di appositi cuscini e sedute (adeguatamente progettate per allentare la pressione sul coccige) possono contribuire a fornire sollievo dal dolore durante l’esecuzione di alcune attività, come la guida.

Infine, dato il disagio sociale che la coccigodinia potrebbe causare, è anche consigliato un supporto psicologico nei casi in cui questo si rendesse necessario.

Nei casi più gravi, quando l’approccio conservativo non permette di ottenere risultati soddisfacenti, può essere necessario intervenire con un’operazione chirurgica per risolvere il disturbo: la coccigectomia consiste nella rimozione totale o parziale delle vertebre del coccige; per preservare tutte le funzionalità, i muscoli, i tendini e i legamenti che si trovano attaccati al segmento osseo asportato, vengono ricollegati alle altre parti del bacino. La coccigectomia può richiedere tempi di recupero piuttosto lunghi che possono andare da poche settimane a diversi mesi.

Fonti bibliografiche:

  • Frontera, Silver, Rizzo, Essentials of Physical medicine and rehabilitation – Muscoskeletal disorders, pain and Rehabilitation