Citomegalovirus: cos’è, caratteristiche, trasmissione e sintomi

Generalmente, l’infezione da citomegalovirus non causa problemi alla salute. Può, però, essere pericolosa in gravidanza, perché potrebbe essere trasmessa al feto.

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Federico Beretta

Medico chirurgo

Medico Chirurgo abilitato, da anni collabora con diversi magazine online e si occupa di divulgazione medico/scientifica.

Pubblicato: 3 Luglio 2023 10:42

La principale funzione del nostro sistema immunitario è quella di fare da barriera protettiva, impedendo ai microrganismi patogeni di agire indisturbati provocando lo sviluppo, ad esempio, di un’infezione. Esistono diverse tipologie di microrganismi e ciascuno di essi può avere un impatto, più o meno rilevante, sul nostro corpo.

A volte l’agente patogeno non viene eliminato ma viene tenuto sotto controllo dall’organismo, al punto da restare latente e non dare sintomi. Se, però, il sistema immunitario subisce un indebolimento (per diverse e numerose cause), il microrganismo può riattivarsi. È il caso del citomegalovirus (CMV), uno dei virus più diffusi a livello mondiale e che in alcuni casi può provocare delle conseguenze anche gravi.

Che cos’è e quali sono le cause del citomegalovirus

Il citomegalovirus appartiene alla famiglia degli Herpes virus, noti per lo sviluppo di diverse infezioni comuni. Nello specifico:

  • l’herpes simplex virus 1 (HSV-1) è responsabile dell’herpes labiale;
  • l’herpes simplex virus 2 (HSV-2) provoca l’herpes genitale;
  • l’herpes virus varicella zoster (HZV) è responsabile della varicella;
  • il virus di Epstein-Barr (EBV), causa lo sviluppo della mononucleosi, anche definita “malattia del bacio”.

Secondo le stime, circa il 40-80% delle persone che vive nei paesi industrializzati sviluppa l’infezione da citomegalovirus nel corso della propria vita. In genere, il virus colpisce i bambini e gli adolescenti, più raramente gli adulti. Le infezioni congenite, cioè contratte durante la gravidanza e poi trasmesse al feto, sono quelle che richiedono maggiore attenzione perché potrebbero portare allo sviluppo di patologie gravi per il nascituro.

Nei Paesi sviluppati, il CMV risulta esserem con un’incidenza compresa tra lo 0,3% e il 2,3% di tutti i nati vivi, la principale causa di infezione congenita. In Italia l’incidenza è variabile tra lo 0,57% e l’1%.

Quali sono i sintomi del citomegalovirus

Generalmente, l’infezione da citomegalovirus non produce segni specifici; al più, potrebbero manifestarsi alcuni sintomi simil-influenzale. Tra i più comuni ci sono:

  • mal di gola;
  • malessere diffuso;
  • febbre;
  • stanchezza;
  • dolori muscolari;
  • eruzioni cutanee;
  • ingrossamento dei linfonodi.

Come si trasmette il citomegalovirus

Il virus può essere trasmesso per contatto diretto o indiretto con fluidi corporei come, secrezioni, liquido seminale, urina, lacrime, saliva, sangue, latte materno.

L’infezione da citomegalovirus può essere:

  • primaria, se la si contrae per la prima volta;
  • secondaria, quando si riattiva il virus latente o si viene contagiati da un ceppo differente di CMV

Il virus può essere trasmesso con grande facilità in ambienti come le scuole o le abitazioni: è sufficiente, infatti, il contatto con le goccioline di saliva che restano in sospensione nell’aria in un ambiente chiuso e/o non ben areato.

Ci sono anche casi in cui il virus viene trasmesso all’individuo a seguito di trapianti di organo, trasfusioni o anche:

  • nel corso della gravidanza (infezione prenatale);
  • durante il parto (infezione perinatale);
  • nella fase dell’allattamento (infezione postnatale).

Tra i soggetti che corrono maggiori rischi di contrarre il virus rientrano:

  • coloro che hanno un sistema immunitario debole;
  • chi lavora a stretto contatto con i bambini, in particolare se di età inferiore ai 3 anni;
  • i genitori dei bambini.

Citomegalovirus in gravidanza

Come accennato, il virus può essere trasmesso per via verticale in gravidanza. Questa particolare evenienza è da tenere attentamente sotto controllo in quanto potrebbe portare allo sviluppo di patologie congenite nel neonato.

Nel caso di un’infezione primaria, il rischio di trasmissione varia fra il 30% e il 70%, e aumenta con il progredire della gravidanza. Nel caso di infezione secondaria, il rischio è più basso (circa 1-2%).

Per quanto riguarda il rischio di sviluppare complicanze da parte del feto, i rischi di un’infezione primaria sono superiori, in particolare se questa si verifica nei primi mesi della gravidanza. In questo caso, un’infezione da CMV può anche causare parto prematuro, aborto spontaneo e morte fetale.

Nei neonati:

  • l’85-90% è asintomatico e circa il 10% di questi presenterà sequele tardive (principalmente difetti uditivi neurosensoriali),
  • il 10-15% svilupperà una sintomatologia conclamata al momento della nascita, con sintomi che possono essere transitori o permanenti.

Diagnosi del citomegalovirus

Poiché il più delle volte l’infezione non si manifesta con disturbi specifici, per avere una diagnosi è necessario effettuare un’analisi del sangue specifica in cui vengono ricercati gli anticorpi anti-CMV. Il medico, prima di prescrivere queste analisi, ascolterà la storia del paziente e valuterà la presenza di eventuali sintomi.

In gravidanza, la diagnosi si basa sulla comparsa di anticorpi specifici verso gli antigeni virali. La valutazione delle IgG, le IgM e il test di avidità, consentono di stabilire lo stato sierologico della donna e di proporre le opportune azioni terapeutiche.

La diagnosi prenatale di infezione fetale da citomegalovirus può essere poi confermata dall’amniocentesi. Si tratta di un test invasivo che consiste nell’inserire un ago nell’addome della mamma per arrivare all’utero, così da prelevare una piccola quantità di liquido amniotico. questa procedura presenta un certo rischio di aborto e per questo, prima di effettuarla, è necessario parlarne con il proprio ginecologo. L’amniocentesi viene effettuata in media 21 settimane dopo la gestazione e 7 settimane dopo la possibile data di infezione.

Invece, la diagnosi di infezione secondaria è basata, di solito, su un aumento importante del titolo anticorpale di IgG, con o senza la presenza di IgG e IgM ad alta avidità. Se fosse presente l’infezione, potrebbe essere presa in considerazione l’amniocentesi, che però deve essere valutata attentamente, considerando i rischi-benefici che possono esserci, dal momento che la trasmissione al feto del virus è meno frequente (1-2% circa).

Successivamente, lo svolgimento di controlli ecografici può aiutare a rilevare eventuali anomalie, anche se la loro assenza non garantisce un esito della gravidanza privo di complicazioni.

Conseguenze del citomegalovirus

Raramente, il virus causa problemi nei soggetti sani, che spesso non sanno di averlo contratto. Negli individui immunodepressi, che presentano un sistema immunitario indebolito, a causa di differenti problematiche, si potrebbero, invece, presentare dei problemi, anche importanti, a carico di diversi organi, tra cui il cervello, i polmoni, la vista o il fegato.

Come abbiamo visto in maniera approfondita, l’infezione durante la gravidanza potrebbe causare problemi al feto. I rischi maggiori sono legati all’ infezione primaria, specie se questa si manifesta nel corso del primo trimestre di gravidanza, poiché potrebbero verificarsi:

  • morte del feto;
  • aborto spontaneo;
  • parto prematuro.

Alcuni bambini con citomegalovirus congenito sviluppano complicazioni dopo diversi mesi o anche a distanza di anni dal momento della nascita, tra cui la perdita dell’udito o un ritardo nello sviluppo; in casi più rari potrebbero manifestarsi problemi alla vista.

Altri neonati potrebbero, invece, avere sintomi congeniti come:

  • ittero (pelle e occhi giallastri);
  • essere sottopeso;
  • avere una testa più piccola;
  • fegato ingrossato;
  • polmonite.

Trattamenti del citomegalovirus

In generale, i soggetti con un sistema immunitario ben funzionante non necessitano di trattamenti specifici, poiché l’infezione tende a regredire in modo naturale. Diversa, è invece la situazione per i pazienti immunodepressi che possono aver bisogno di un supporto terapeutico avanzato che comprende anche l’utilizzo di farmaci antivirali.

Per le donne in gravidanza, non si dispone ancora di farmaci efficaci e utili per la prevenzione e il trattamento dell’infezione da citomegalovirus.

Come prevenire il citomegalovirus

In assenza, almeno per il momento, di un vaccino, è possibile prevenire l’infezione da citomegalovirus, mettendo in atto abitudini comportamentali come:

  • lavarsi le mani con acqua e sapone o, in alternativa, con un detergente a base alcolica, prima di mangiare e dopo essere entrati in contatto con qualsiasi fluido corporeo;
  • mantenere, per quanto possibile, le superfici della propria abitazione pulite;
  • lavare giocattoli e altri oggetti che possono essere entrati in contatto con la saliva, le feci o l’urina del bambino;
  • fare attenzione ad oggetti come fazzoletti e pannolini e detergere le mani subito dopo averli smaltiti correttamente;
  • evitare di entrare in contatto con utensili, cibo, o asciugamani di un’altra persona.

Questi semplici, ma efficaci, suggerimenti possono ridurre il rischio di contrarre l’infezione e di trasmetterla inavvertitamente ad altri soggetti.

In conclusione, il citomegalovirus è un virus molto comune che, il più delle volte, non procura conseguenze rilevanti all’organismo. La sua azione, però, può mettere a rischio la salute e la vita di un neonato, nel caso in cui l’infezione venga contratta dalla madre durante la gestazione.

Per limitare il rischio di essere infettati, è bene prendere le dovute precauzioni. A prestare maggiore attenzione sono soprattutto le donne già in attesa di un bambino o che hanno in programma una gravidanza, i soggetti con un sistema immunitario debole, neonati e bambini. In presenza dei sintomi sopra descritti o se si sospetta un’infezione da citomegalovirus è sempre bene rivolgersi al proprio medico per avere assistenza.

 

Fonti bibliografiche