Chikungunya, Dengue, febbre del Nilo, perché bisogna fare attenzione

Malattie infettive tropicali neglette: i nuovi dati sulla diffusione in Italia. Come comportarsi in caso di Dengue, Chikungunya, malattia di Chagas e febbre del Nilo Occidentale

Foto di Federico Mereta

Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

I nomi, sicuramente, non sono propriamente comuni. Ma ci sono delle caratteristiche che preoccupano, quando si parla di malattie solo apparentemente d’importazione. Perché patologie come Dengue, Chikungunya, malattia di Chagas e febbre del Nilo Occidentale o West Nile stanno diventando sempre più comuni anche da noi. Lo dicono i numeri.

Nel 2023, in Italia sono stati 82 i casi autoctoni di Dengue, la “febbre spaccaossa”, avvenuti direttamente nel nostro Paese, e 280 quelli importati da viaggiatori tornati da luoghi in cui la malattia è endemica; 7 i casi di Chikungunya; 600 i casi diagnosticati di malattia di Chagas dal 1998, e centinaia i positivi alla strongiloidosi, una forma di parassitosi, diffusa soprattutto tra gli over 65. Questi sono i dati che riguardano solo alcune delle 12 patologie, che hanno trasmissione sul territorio italiano, delle 21 che compongono il mosaico delle malattie infettive tropicali neglette (NTDs). Perché dobbiamo fare attenzione? Ecco, in sintesi, un vademecum per saperne di più

Di cosa si tratta

Parliamo un gruppo eterogeneo di patologie, molte delle quali a carattere infettivo, causate da virus, batteri, funghi e tossine che comprendono anche, tra le altre, scabbia, echinococcosi e leishmaniosi, accomunate dall’essere più diffuse in zone povere, specialmente tropicali, con scarse risorse e dimenticate dall’agenza politica, dalla ricerca scientifica e invisibili all’opinione pubblica.

“A livello globale sono quasi 1,7 miliardi le persone che richiedono interventi sanitari per queste malattie, con più di mezzo milione di morti l’anno. Circa 4000-5000 le persone colpite nel nostro Paese dove, in particolare la dengue, secondo i dati della sorveglianza dell’Istituto Superiore di Sanità, ha fatto registrare nel 2023 il record europeo per casi autoctoni – spiega Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato di malattie infettive all’università di Brescia.

Sembrano cifre irrisorie, ma in realtà il fenomeno è sottostimato e in continua crescita, non solo a livello globale e nel resto di Europa, ma anche da noi. L’Italia è un osservato speciale, complice il cambiamento climatico che ha determinato la diffusione della zanzara tigre su tutto il territorio nazionale. A destare preoccupazione è il rischio endemico di dengue e anche di chikungunya in aumento con l’arrivo della primavera”.

Attenzione alle zanzare

Meglio nota come febbre “spaccaossa”, la Dengue come del resto la Chikungunya, va riconosciuta precocemente. “Per queste due patologie, in quanto in Italia è presente la zanzara vettore, che può acquisire questi virus da viaggiatori infetti e trasmettere queste malattie che causano febbre, mal di testa, manifestazioni cutanee, e soprattutto fortissimi dolori osteoarticolari – segnala Gobbi”.

A confermare ciò una analisi della letteratura condotta da ricercatori svizzeri e pubblicata di recente su New Microbes and New Infections che ha evidenziato come Aedes albopictus (più comunemente conosciuta come zanzara tigre), uno dei principali vettori della febbre dengue e chikungunya, sia presente in Europa che ormai insediata nelle regioni meridionali del continente.

“In Italia queste zanzare sono giunte per la prima volta nel 1990 dagli Stati Uniti, arrivando a Genova e Padova e diffondendosi poi in tutto il Paese. Laddove è presente un vettore, vi è il rischio di trasmissione di tutte le patologie connesse al vettore stesso: è sufficiente che arrivi un viaggiatore con la malattia per innescare epidemie autoctone di quella patologia “di importazione”.

Nel 2020 in Veneto, in provincia di Vicenza, si è verificata la prima epidemia autoctona di dengue in Italia con 11 casi e nel 2023 si sono registrati tre differenti cluster indipendenti tra loro: uno in Lombardia nella provincia di Lodi e due nel Lazio, a Roma e nel Circeo, arrivando a 82 casi autoctoni nel 2023 – riporta Gobbi -. Poiché nel 50-90% degli individui la dengue appare in forma asintomatica o molto lieve, molti casi passano inosservati e si può quindi ipotizzare che l’incidenza sia molto più alta di quanto non emerga dalle statistiche di sorveglianza”.

Quanto conta il clima

Secondo Gobbi, occorre prepararsi. Anche perché  ad accentuare il fenomeno e i contagi, il cambiamento climatico che, provocando un innalzamento delle temperature crea le condizioni ideali per la proliferazione delle zanzare tigre. “L’Aedes albopictus prospera a temperature comprese tra i 15 gradi e i 35 gradi, ma – aggiunge Gobbi – può tollerare anche inverni generalmente caldi come quello che stiamo vivendo, che non sono quindi in grado di decimare le larve e ciò comporterà un aumento delle zanzare con l’arrivo della primavera”.

Cosa sono Dengue e Chikungunya e come si manifestano

La Dengue è’ una patologia causata causata dal Dengue virus di cui esistono diversi tipi. E’ una malattia trasmessa da insetti (arbovirosi) causata da un virus della famiglia delle flaviviridae. È trasmessa dalla zanzara della specie Aedes aegypti, ma anche da quella della specie Aedes albopictus (la cosiddetta zanzara tigre). Il quadro clinico si può presentare mediamente ad una settimana di distanza dalla puntura di zanzara.

Possono comparire febbre alta, mal di testa nella parte anteriore del cranio, dolori alle articolazioni e ai muscoli, rallentamento dei battiti cardiaci. Dopo qualche giorno spesso si presentano macchie sulla pelle simili a quelle delle malattie esantematiche, con mal di pancia e difficoltà respiratorie. Solo raramente compare la forma emorragica, più grave. La Chikungunya è anch’essa causata da un virus. Il termine chikungunya in swahili significa “ciò che curva, che contorce”, ed è legato all’interessamento delle articolazioni.  Si manifesta con febbre e dolori diffusi alle articolazioni e normalmente si risolve da sola.

Cos’è la febbre del Nilo Occidentale e come si manifesta

La malattia ha un’incubazione media variabile da cinque giorni a due settimane, è causata da un virus della famiglia dei flavivirus: questi ceppi sono ben noti per la loro capacità di aggredire il sistema nervoso centrale, ed in particolare l’encefalo, tanto da essere responsabile dell’encefalite giapponese e altre patologie simili.

L’agente patologico passa all’uomo e ad altri animali come i cavalli attraverso la puntura della zanzara. Si può diffondere soprattutto attraverso gli uccelli migratori, che appunto vengono punti dagli insetti e albergano il virus al loro interno. Una volta punti dalla zanzare, questi animali possono poi rilasciare il virus che si trasmette ad un nuovo ospite.

Le zanzare vengono infettate quando vengono in contatto con uccelli infetti che possono fare circolare il virus nel loro sangue per alcuni giorni. Le zanzare infettate possono quindi trasmettere il virus del Nilo occidentale agli esseri umani ed agli animali, che sono quindi ospiti terminali.  La malattia nell’uomo  ha un’incubazione media variabile da cinque giorni a due settimane e può avere manifestazioni molto diverse da caso a caso.

Nella maggior parte dei casi decorre come una comunissima sindrome parainfluenzale, con febbre, mal di testa e dolori muscolari che tendono a passare da soli in pochi giorni. Abbastanza comune è anche l’interessamento delle ghiandole linfatiche, così come possono essere presenti arrossamenti localizzati della pelle.  Solo in alcune persone, e si tratta soprattutto di anziani, l’infezione può determinare l’encefalite, che può risultare mortale o anche lasciare come “eredità” dell’avvenuto contatto con il virus problemi neurologici.

In questi casi il quadro clinico è molto diverso: possono infatti essere presenti un fortissimo mal di testa, la rigidità del collo simile a quella della meningite, debolezza muscolare e perdita di coscienza. La febbre è quasi sempre molto alta e si mantiene tale per diversi giorni. Si tratta comunque di un quadro globalmente poco comune, se si pensa che secondo alcune statistiche meno di una persona su cento tra quante vengono infettate sviluppa l’encefalite. Sul fronte delle cure, non esiste un trattamento antivirale specifico. Il ricovero in ospedale è fondamentale nelle forme con encefalite, perché occorre sostenere la respirazione, assicurare un’adeguata nutrizione e prevenire infezioni secondarie, magari causate da batteri, potenzialmente mortali.

Perché è fondamentale la sorveglianza

Occorre attuare una sorveglianza attiva dei casi di importazione, per evitare che da pochi episodi limitati si generino epidemie estese. “È urgente mettere in atto maggiori misure contro questo problema di salute pubblica – conclude Gobbi. La mancata attenzione nei confronti delle patologie infettive “dimenticate”, aumenta il rischio che anche i paesi non endemici ne siano interessati, come sta accadendo appunto in Italia”.

Fonti bibliografiche

Chikungunya, Istituto Superiore di Sanità

T. M. Yuill, Dengue, Manuale MSD

West Nile Disease (WND), Ministero della Salute