Attenti al sale, chi esagera rischia di più infarto ed ictus

Una ricerca dimostra come l'aumento dell'assunzione di sale provoca l'incremento di aterosclerosi e del rischio di ipertensione

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Che il cloruro di sodio possa rappresentare una minaccia per la salute si sa da tempo. Chi abbonda con il sale da cucina infatti tende ad avere la pressione più alta e quindi di soffrire d’ipertensione. Ma ora si scopre di più e la scienza ancora una volta segnala come non si debba esagerare, limitando per quanto possibile il sale negli alimenti.

Stando ad una ricerca apparsa su European Heart Journal – Open, rivista della Società europea di Cardiologia (ESC), quando si esagera nel tempo si rischia di più ostruzioni aterosclerotiche di carotidi e coronarie, le arterie che portano rispettivamente sangue ed ossigeno verso cervello e cuore, con maggior rischio di sviluppare infarti ed ictus. Per le feste pasquali, quindi, teniamo presente l’importanza di non abbondare troppo con il sale. Non fa proprio bene, e non solo per la ritenzione di liquidi.

Cosa dice la ricerca

L’indagine è stata coordinata da Jonas Wuopio del Karolinska Institutet, Huddinge and Clinical Research Center dell’Università di Uppsala. E mostra un’associazione lineare tra i parametri considerati. Ogni aumento dell’assunzione di sale è risultato collegato all’incremento di aterosclerosi. I risultati si applicano anche a normali livelli di pressione sanguigna, suggerendo che il sale potrebbe essere dannoso anche prima dello sviluppo dell’ipertensione.

Consigli pratici degli esperti: in primo luogo conviene limitare l’uso del sale da cucina, poiché questo è stato collegato alla salute cardiovascolare. Ma non basta: può essere utile sostituire il sale, che è al 100% di cloruro di sodio, con un sostituto del sale contenente il 70-80% di cloruro di sodio e il 20-30% di cloruro di sodio. cloruro di potassio. Questo semplice approccio può aiutare a proteggere il cuore.

L’analisi ha incluso 10.778 adulti di età compresa tra 50 e 64 anni nello Swedish CArdioPulmonary bioImage Study (SCAPIS), il più grande studio al mondo sulla popolazione generale che valuta l’angiografia con tomografia computerizzata coronarica (CCTA). L’escrezione urinaria di sodio è stata misurata per stimare il consumo di sale. CCTA è stato utilizzato per ottenere immagini 3D delle arterie cardiache per due misurazioni. In primo luogo, la quantità di calcio nelle arterie, riassunta come punteggio del calcio dell’arteria coronaria (CACS) in cinque categorie (0, 1-9, 10-99, 100-399, oltre 399), con un valore più alto che indica una maggiore rischio di infarto del miocardio. In secondo luogo, ostruzioni (stenosi) dei vasi cardiaci, classificate come nessuna stenosi, stenosi non significativa (restringimento inferiore al 50%) e stenosi significativa (restringimento superiore al 50%).

I partecipanti hanno anche eseguito un’ecografia delle arterie carotidi del collo e sono stati divisi in tre gruppi: nessuna placca, placca in un vaso e placca in entrambi i vasi.  L’aumento del consumo di sale è stato collegato all’aumento graduale dell’aterosclerosi sia nel collo che nelle arterie cardiache. Ogni aumento di 1 grammo dell’escrezione di sodio è stato associato a una probabilità maggiore del 3%, 4% e 4% di una categoria più grave nelle misurazioni della placca carotidea, CACS e della stenosi coronarica, rispettivamente. Insomma: più sale si consuma, più cresce il carico di placche aterosclerotiche nelle arterie del cuore e del collo.

Puntate sulle erbe aromatiche

Per ridurre il sale e guadagnare in sapore e profumi a tavola, le erbe aromatiche possono rappresentare una valida alternativa. Pensate che gli estratti di erbe aromatiche, in particolare quelli di rosmarino, sono in grado di minimizzare la perossidazione lipidica, cioè proteggono le cellule grazie all’azione di due particolari sostanze, chiamate carnosolo e acido carnosico. Ma anche salvia, timo, origano e maggiorana, solo per citare alcuni dei più comuni “insaporitori” naturali dei piatti della tradizione, possono vantare proprietà antiossidanti: contengono infatti composti da nomi quasi impronunciabili come timolo o carvacrolo, capaci di aiutare a preservare le cellule.

Se poi dovete lottare contro il colesterolo che proprio non scende ai valori previsti, ovviamente parlatene con il medico. Ma un piccolo aiuto può venire anche dal limone e da altri agrumi. Nel limone infatti è contenuto il dilimonene, un composto che in provetta ha un’azione di inibizione della HMGCoA-reduttasi, quell’enzima che facilita la produzione di colesterolo da parte del fegato, e rappresenta l’obiettivo dei farmaci più utilizzati a questo scopo, le statine. Ebbene questa sostanza, così come altri principi chiamati “monoterpeni di oli essenziali”, si possono considerare veri e propri “aiuti” naturali. Ne sono ricche anche molte spezie come timo, rosmarino e maggiorana. C’è poi un altro aspetto che non va sottovalutato: utilizzando le erbe aromatiche si può insaporire i piatti riducendo il ricorso al sale. E il cerchio si chiude. Buon appetito.