L’artrite settica è una patologia che comporta l’infezione a carico di un’articolazione, causata da un germe patogeno, generalmente un batterio.
Si tratta di un’emergenza medica, per cui recarsi in pronto soccorso: l’infiammazione può determinare la formazione di pus e, se non trattata per tempo, causare anche la distruzione articolare, con la perdita della mobilità all’interno del distretto colpito. Il patogeno più comunemente reperito in questa condizione è lo Staphylococcus Aureus, un curioso batterio che nomineremo più avanti.
Più raramente, i responsabili sono funghi (Candida) o virus, per esempio quello dell’epatite e della rosolia.
In base al numero di articolazioni colpite dal batterio si parla di:
- Stafilococco Aureo (80% dei casi),
- Haemophilus influenzae,
- Neisseria gonorrhoeae,
- Pseudomonas, soprattutto nei tossicodipendenti e malati di AIDS.
In base al numero di articolazioni colpite dal batterio si parla di:
- artrite monoarticolare, se coinvolge una singola articolazione (come avviene nella maggior parte dei casi);
- forma poliarticolare.
Indice
I sintomi dell’artrite settica
I principali sintomi e segni dell’artrite settica sono:
- limitazione del movimento;
- dolore, che aumenta alla palpazione dell’articolazione;
- febbre;
- gonfiore e arrossamento dell’articolazione infiammata;
- ascessi articolari.
Le articolazioni più colpite sono quelle più grandi e vascolarizzate, ossia spalla, anca, ginocchio, polso, colonna vertebrale e caviglia
Le cause dell’artrite settica
Come anticipato, il principale batterio responsabile dell’artrite settica è lo Stafilococco Aureo. Questo è un batterio commensale normalmente presente sulla nostra cute. Spesso, diventa responsabile di svariate infezioni del nostro corpo, dall’acne all’endocardite quando vi è una soluzione di continuità (per esempio una ferita da taglio o il buco di una siringa) e non vi sia adeguata disinfezione.
Altri batteri patogeni possono essere: Haemophilus influenzae (nei bambini sotto i 2 anni non vaccinati), Pseudomonas aeruginosa (tossicodipendenti, malati di AIDS o persone con scarse difese immunitarie), Gonococco (responsabile della gonorrea), Micobatterio (della tubercolosi); Brucella (responsabile di una zoonosi, cioè una malattia contratta da animali infetti); Treponema Pallido (sifilide); Borrelia burgdorferi (malattia di Lyme, contratta dalle zecche).
Come anticipato, più raramente i responsabili sono virus (come quello dell’epatite B, della rosolia e della parotite) e funghi (come quello responsabile della Candidosi vaginale).
I fattori di rischio dell’artrite settica
Molto spesso l’artrite settica è la conseguenza di pregresse patologie articolari, spontanee come la gotta o meno, come l’artrite reumatoide. Ma esistono molti altri fattori che possono determinare l’insorgere dell’artrite settica, come ad esempio:
- l’età, oltre i 50-60 anni;
- stato di sepsi;
- diabete ed alcolismo;
- abbassamento delle difese immunitarie a causa di malattie come AIDS, neoplasie o utilizzo di immunosoppressori;
- tossicodipendenza con uso di droghe per via endovenosa;
- intervento chirurgico a carico delle articolazioni;
- patologie infettive sistemiche,
- fratture ossee esposte.
Le complicanze di un’artrite settica possono essere piuttosto serie e comportare, ad esempio, la degenerazione della cartilagine nelle prime 48 ore di infezione, che può esitare nella distruzione del tessuto sinoviale o la distensione della capsula articolare con lussazione patologica dei segmenti ossei articolari.
La diagnosi dell’artrite settica
Si parte da una specifica anamnesi, un’intervista clinica fatta dallo specialista che permette di ricostruire la storia clinica recente e passata del paziente. Si prosegue con l’esame obiettivo, dove vengono riferiti i sintomi dal paziente (per definizione soggettivi, come il dolore), si cercano i segni (per definizione oggettivi, come la temperatura) e, spesso, basta questo esame per sospettare un’artrite infettiva.
Gli esami del sangue mettono in evidenza l’aumento degli indici di flogosi, cioè:
- leucocitosi (aumento dei globuli bianchi),
- piastrinosi (aumento delle piastrine),
- aumento della VES e della proteina C-reattiva.
La radiografia è uno degli esami che viene più spesso richiesto, anche se nelle prime fasi della patologia le lesioni possono non notarsi. Col tempo i segni di artrite emergono, ad esempio:
- distensione della capsula,
- diminuzione dello spazio articolare;
- infiammazione dei tessuti molli periarticolari;
- erosioni ossee.
La TC e la risonanza magnetica sono invece esami più incisivi, utili in caso di artrite che colpiscono la colonna vertebrale, le anche o le ginocchia.
L’artrocentesi è una procedura chirurgica che permette il prelievo con una siringa del liquido sinoviale a scopo diagnostico-terapeutico. L’analisi del liquido sinoviale aiuta lo specialista a risalire all’agente eziologico responsabile dell’artrite, e permette in questo modo la prescrizione di antibiotici più efficaci.
Prognosi
Anche con l’uso di antibiotici, la mortalità dei casi di artrite settica trattata in ospedale è compresa tra il 7 e il 15%. Sequele da artrite settica (morbidità) incorrono in un terzo dei pazienti. Sia la morbidità che la mortalità aumentano con l’età, comorbidità precedenti a livello dell’articolazione e presenza di materiale di sintesi intrarticolare (es. protesi).
Risulta fondamentale, quindi, non sottovalutare i segnali di rischio, ma porre una diagnosi precoce e attivare un trattamento immediato, soprattutto nei pazienti con fattori di rischio predisponenti. L’infezione da Neisseria è raramente assicata a mortalità, mentre le infezioni da Stafilococco possono portare a una mortalità del 50%.
Prevenzione
Come si può prevenire questa patologia?
Innanzitutto, ricorrendo a buone norme igieniche: lavarsi spesso le mani, detergere e proteggere le ferite della cute (soprattutto se sanguinanti), evitare rapporti sessuali non protetti e, soprattutto, vaccinarsi per i patogeni sopra indicati.
Come curare l’artrite settica
Generalmente si prescrivono antibiotici endovena ad alto dosaggio e questa terapia a base di antibiotico dura dalle 6 settimane in poi. L’articolazione infiammata deve stare a riposo e dopo 2-3 giorni di terapia, se c’è un miglioramento, si può iniziare con la mobilizzazione passiva e infine attiva della stessa.
Può risultare utile anche l’esecuzione di un drenaggio dell’articolazione, al fine di rimuovere eventuale materiale purulento accumulato.
Fonti bibliografiche:
- Ifeanyi I. Momodu, Vipul Savaliya, Septic Arthritis