Bjorn Andresen, la maledizione del ragazzo più bello del mondo

L'incantevole Tadzio nel film “Morte a Venezia”, è un esempio di come la bellezza, talvolta, possa diventare una condanna

Foto di Sonia Surico

Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Il successo, spesso, è una chimera sfuggente nei sogni della gente, un’illusione avvolgente che alimenta desideri inespressi e accende ardenti aspirazioni.

Ma quando arriva troppo presto, può trasformarsi in un vortice devastante, capace di sconvolgere l’esistenza di un individuo nel modo più imprevedibile. Questa realtà è stata tristemente testimoniata innumerevoli volte nel mondo del cinema, dell’arte e della musica. Giovani stelle promettenti che salgono rapidamente al vertice, solo per precipitare nel vuoto, perduti nel loro stesso splendore.

Questa è la storia di Bjorn Andresen, un nome che evoca immagini di una bellezza eterea, quasi ultraterrena. Meglio conosciuto per il suo ruolo come Tadzio nel film del 1971 “Morte a Venezia” di Luchino Visconti, a soli 15 anni, è stato catapultato sotto i riflettori internazionali, diventando l’incarnazione cinematografica dell’incanto giovanile. Un peso che ha avuto un impatto così profondo da sconvolgere completamente la sua esistenza.

Chi è Bjorn Andresen

Bjorn Johan Andresen nasce a Stoccolma il 26 gennaio 1955. La sua vita, tuttavia, è stata segnata da un inizio doloroso. Cresciuto senza la figura paterna, Bjorn ha dovuto affrontare le sfide della vita con una maturità precoce.

La sua infanzia è stata ulteriormente offuscata dalla tragica perdita di sua madre, Barbro Elisabeth, un’ex modella di Dior, scomparsa improvvisamente quando lui e sua sorella Annike avevano solo dieci anni. Le lettere che ha lasciato dietro di sé hanno portato alla luce l’ipotesi di un suicidio, aggiungendo un altro strato di tristezza alla loro già turbolenta vita. Questi eventi traumatici hanno gettato un’ombra lunga e persistente sulla vita di Bjorn, ma hanno anche alimentato la sua determinazione a cercare significato e scopo attraverso l’arte e la creatività.

Dopo la tragica perdita dei genitori, Bjorn e sua sorella Annike trovano conforto nella serenità della Danimarca. Accolti dai nonni materni in una pittoresca casa di legno scandinava, iniziano a frequentare una scuola per bambini stranieri.

Con il passare del tempo, Bjorn si impegna per guadagnarsi da vivere e fa il suo esordio nel film “En kärlekshistoria” (“A Swedish Love Story”) del regista Roy Andersson. Questa esperienza, non solo gli offre un mezzo per sostenersi, ma segna anche l’inizio della sua carriera nel mondo del cinema.

Bjorn Andresen nel capolavoro di Visconti “Morte a Venezia”

Bjorn Andresen
Fonte: Getty Images
Bjorn Andresen con il regista Luchino Visconti

Nel 1970, il rinomato regista italiano Luchino Visconti si imbarca in una missione artistica di grande importanza: la ricerca dell’interprete ideale per il personaggio di Tadzio, nel suo adattamento cinematografico del romanzo “Morte a Venezia” di Thomas Mann.

Questa ricerca lo porta in un viaggio attraverso l’Europa, visitando diverse città e conducendo numerose audizioni. Per documentare questa significativa impresa, Visconti decide persino di realizzare un docu-film intitolato “Alla Ricerca di Tadzio” (1970), co-prodotto dalla RAI.

Incoraggiato da sua nonna, Bjorn decide di presentarsi alle audizioni a Stoccolma. Il giovane, dal volto delicato e malinconico, non ha idea che quella decisione avrebbe segnato un punto di svolta nella sua vita. Infatti, il suo fascino scandinavo colpisce Visconti come un fulmine. In quell’istante, il regista capisce di aver trovato l’incarnazione perfetta del personaggio che ha sempre immaginato.

Quando le riprese di “Morte a Venezia” iniziano nella romantica e misteriosa città, la nonna di Bjorn lo accompagna sul set. Ha con sé una piccola cinepresa e registra ogni singolo minuto di quell’esperienza, catturando i momenti che trasformeranno suo nipote in un’attrazione internazionale. Il film fa il giro dei festival europei e durante le conferenze stampa, Visconti definisce Bjorn “il ragazzo più bello del mondo“, trasformandolo in un idolo da ammirare e desiderare.

La venerazione per la sua bellezza è così travolgente che la famosa disegnatrice di manga Riyoko Ikeda lo sceglie come modello per il volto di Lady Oscar. Il fascino di Bjorn, così puro e innocente, cattura il pubblico di tutto il mondo.

L’inizio della fine

Bjorn, ancora un adolescente, si ritrova inaspettatamente nel mirino di un pubblico adulto che lo venera e lo desidera. La sua bellezza angelica diventa, per molti uomini, un’ossessione, trasformandolo in un oggetto del desiderio.

Ammiratori di ogni sorta affollavano la sua vita. Per un periodo, divenne persino il trofeo brillante di un ricco signore che lo esibiva come un oggetto prezioso. La bellezza che aveva conquistato il mondo sullo schermo, aveva creato un’ombra nella sua vita personale, un eco persistente di desiderio e tormento che avrebbe reso difficile per lui trovare un senso di normalità.

In questa spirale di attenzione indesiderata, Bjorn comincia a cercare rifugio nell’alcol. Da quel momento, intraprende un cammino oscuro, una discesa vertiginosa verso la depressione e l’alcolismo. Un percorso tormentato e sfuggente, che lo trascina in un vortice di tenebre e solitudine.

Nonostante le voci insistenti sulla sua omosessualità, trovò l’amore in una ragazza svedese con cui ebbe due figli: Elvin e Robin. Ma la vita, spesso troppo crudele, decise di metterlo ancora una volta alla prova. Il suo secondogenito Elvin, a soli nove mesi, morì di SIDS nel suo lettino, accanto a un padre inconsapevole, troppo ubriaco per accorgersene.

La morte del suo piccolo fu un colpo devastante per Bjorn, un dolore irreparabile che lo segnò per sempre. Il senso di colpa lo spinse sempre più in basso nella spirale della dipendenza, allontanandolo dalle persone che amava. Ben presto, la sua relazione con sua moglie finì. Si allontanò anche da sua figlia Robin e dalla sua amata sorella Annike. Le voci sulla sua disperazione iniziavano a diffondersi, alimentando un’aura di mistero e sconforto che ormai avvolgeva la sua esistenza.

Bjorn Andresen: la sua vita oggi

Oggi, Bjorn Andresen, l’uomo un tempo venerato e desiderato, vive una vita modesta e tranquilla nella sua casa di Stoccolma. Le pareti trasandate della sua dimora raccontano storie di un passato luminoso e di un presente inquieto. Negli anni, ha cercato di reinventarsi, trovando conforto nella musica e nel teatro. Ha insegnato, ha lavorato sul palco, è persino andato in tour come pianista con la Sven Erics dance band.

Il rapporto con sua figlia Robin è attualmente complesso, un miscuglio di rimpianti e affetto non espresso. Al contempo, la presenza della sua fidanzata è un aiuto costante che cerca di guidarlo fuori dal buio.

Bjorn Andresen è un uomo segnato, la cui bellezza è stata una condanna. Le sue cicatrici sono profonde ma, nonostante tutto, continua a lottare, a cercare un senso in mezzo al caos, una luce in mezzo all’oscurità.

Bjorn Andresen
Fonte: Getty Images
Bjorn Andresen oggi