Antibiotici e antisettici, che differenza c’è e quando e come usarli per lesioni della pelle

L'abuso di creme antibiotiche è in aumento e favorisce le resistenze. Come usarle correttamente e quando vanno sostituite con antisettici

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Federico Mereta

Giornalista Scientifico

Laureato in medicina e Chirurgia ha da subito abbracciato la sfida della divulgazione scientifica: raccontare la scienza e la salute è la sua passione. Ha collaborato e ancora scrive per diverse testate, on e offline.

Dai dermatologi è giunto un richiamo importante. Ci sarebbe una nuova emergenza che sta affiorando in maniera progressiva, poco conosciuta e sottovalutata, parallela all’emergenza dell’antibiotico-resistenza orale: l’abuso delle creme antibiotiche.

Il fenomeno viene amplificato proprio dall’impiego improprio di creme e pomate contenenti questi farmaci, con incremento delle infezioni cutanee antibiotico-resistenti, anche per l’uso fai-da-te. Per questo è nato un primo documento di indirizzo per sensibilizzare gli specialisti a un impiego più consapevole soprattutto degli antibiotici topici destinato ad apparire sul Giornale Italiano di Dermatologia. Nel testo, si punta a contrastare l’impiego limitato degli antibiotici locali e il ricorso al loro posto a sostanze antisettiche, anche in garze o cerotti, per le infezioni cutanee superficiali.

Perché anche gli antibiotici sulla pelle possono favorire le resistenze

L’impiego eccessivo di antibiotici locali in ambito dermatologico è dimostrato dai dati sui consumi: secondo l’ultimo rapporto rilasciato dall’AIFA sull’uso degli antibiotici in Italia, il consumo dei primi 10 antibiotici non sistemici per uso dermatologico è pari a oltre 278 milioni di dosi annue, di cui oltre 168 milioni riguardano il consumo di un solo medicinale, anche associato al cortisone, tra le creme antibiotiche più abusate anche per il fai-da-te.

“Il ricorso massiccio e improprio alla terapia antibiotica locale anche per le infezioni cutanee superficiali, che interessano ogni anno milioni di italiani, è infatti, non soltanto inefficace, perché ferite e ustioni lievi sono contaminate da una molteplicità di microrganismi refrattari all’azione specifica dell’antibiotico, ma ha anche ridotto di un terzo la sensibilità agli antibiotici comuni più utilizzati come, ad esempio, la gentamicina – spiega Giuseppe Argenziano, presidente SIDeMaST e direttore della Clinica Dermatologica dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli -.

Recenti studi, su ceppi di Staphylococcus aureus, il batterio coinvolto nel circa 40% dei casi di infezione batterica cutanea, hanno mostrato un tasso crescente di resistenza agli antibiotici topici più utilizzati. In particolare, la gentamicina, comunemente utilizzata nel trattamento delle infezioni cutanee superficiali, è risultata correlata a una importante emergenza di resistenze batteriche.

Una valutazione di dati provenienti dall’Antimicrobical Resistance Surveillance Network, raccolti da 105 ospedali, in cui sono stati analizzati oltre 148 mila campioni isolati di Staphylococcus aureus in pazienti con infezioni cutanee, ha riscontrato una elevata resistenza batterica alla gentamicina, con una sensibilità al farmaco solo in 98 ceppi su 299”.

Attenzione all’eccesso

L’uso fai-da-te degli antibiotici topici è un errore che si può intensificare con l’estate, durante le vacanze, che portano a una vita più attiva e all’aperto, spesso meno protetti dai vestiti, in cui può capitare di subire punture d’insetto, piccole ferite come tagli, lesioni da trauma o ustioni lievi causate dall’esposizione al sole, che possono essere sovrinfettate da microrganismi.

L’analisi degli esperti, basata su circa 1500 specialisti, ha voluto valutare l’impiego del trattamento topico scelto per prevenire infezioni di piccole ferite chirurgiche conseguenti a laserterapia, peeling superficiali, biopsie o crioterapia. Dalle risposte raccolte è emerso che circa 7 specialisti su 10 usano di routine antibiotici topici e solo il 20% prescrive trattamenti idratanti e riepitelizzanti.

“In accordo con le evidenze scientifiche più recenti, per prevenire le infezioni di piccole ferite da trauma e post-chirurgiche, ustioni lievi e lesioni ulcerative, senza alimentare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, il documento di indirizzo sottolinea la necessità di ricorrere all’utilizzo esclusivo di antisettici, sotto forma di creme, garze o cerotti – spiega Maria Rita Nasca, tra i coautori del documento e dermatologa presso la Clinica Dermatologica dell’Università di Catania -. Il ricorso all’antibiotico topico deve invece, oggi, essere limitato a specifiche circostanze, come, ad esempio, l’insorgenza di segni evidenti di infezione locale o sistemica, quali stati febbrili, o in presenza di pazienti immunodepressi o con diabete”.

Quando usare gli antisettici

“Abbiamo a disposizione diversi antisettici efficaci e ad ampio spettro che agiscono velocemente a basse concentrazioni, come la clorexidina, ma primo fra tutti l’estratto del grano con poliesanide che, oltre ad essere particolarmente in grado di ridurre il rischio di infezioni senza esporre al pericolo di resistenza batterica, hanno dimostrato una elevata efficacia nel promuovere la riparazione delle ferite – segnala Pietro Rubegni, professore ordinario di Dermatologia e direttore presso il Dipartimento di Dermatologia dell’ Università degli Studi di Siena, tra i coautori”. Per il trattamento dell’impetigine, della follicolite e dell’acne, invece, l’utilizzo di antisettici è indicato solo per alcuni pazienti e in specifiche situazioni”.

L’impetigine è una infezione batterica della cute altamente infettiva ed estremamente pruriginosa, comune nei bambini di età inferiore ai 10 anni, ma può interessare anche gli adulti – ricorda Marco Ardigò, professore di Dermatologia presso Humanitas University di Milano e primario di Dermatologia Oncologica presso IRCCS Istituto Clinico Humanitas -. L’impiego di detergenti e antisettici, come ad esempio quelli a base di poliesanide, è spesso utile per evitare recidive, ma solo se la manifestazione patologica è poco estesa”.

Cosa deve fare l’antisettico

L’antisettico non è un antibiotico. Si impiega per disinfettare l’epidermide o le mucose. Ha il compito di combattere lo sviluppo di batteri o altri microrganismi. E non è un disinfettante: L’antisettico punta ad agire sul tessuto vivente, mentre il secondo può essere impiegato per la profilassi delle infezioni batteriche che potrebbero trarre origini da oggetti o simili.

Non tutti gli antisettici sono uguali, non solo per composizione ma anche per il tessuto su cui debbono agire, con l’obiettivo di limitare l’azione di antisepsi solo nei confronti dei batteri e degli altri microorganismi che provocano disturbi, risparmiando al massimo le cellule sane.

Per questo occorre scegliere l’antisettico con cura, affidandosi al consiglio del farmacista, ricordando che questi preparati vanno impiegati secondo le indicazioni riportate nella confezione e previa preparazione quando richiesta, senza esagerare con i dosaggi. Ricordiamo che nell’antisettico possono esserci composti ad azione battericida, ovvero che uccidono i batteri, oppure batteriostatica, che puntano invece a rallentarne la crescita.