Quando un Presidente americano entra a Buckingham Palace o al Castello di Windsor, la cerimonia non è mai soltanto un affascinante rituale: è un gesto politico, un segnale al mondo che evidenzia il forte legame tra i due Paesi. Negli ultimi due secoli, da quando gli Stati Uniti hanno voltato pagina rispetto all’Impero britannico (nel 2026 saranno 250 anni), le relazioni tra Washington e Londra si sono giocate sempre più sul terreno del soft power: accoglienze solenni, banchetti di Stato, lettere e sorrisi hanno cucito nel tempo un nuovo rapporto. Ed è per questo che la visita di Stato del Presidente Donald Trump a Re Carlo III, in questi giorni, assume un significato particolare: celebra l’amicizia storica, ma soprattutto la rinforza in un momento delicato.
Indice
Le origini della diplomazia con Giorgio III
Anche prima che i Presidenti statunitensi facessero visite ufficiali nel Regno Unito, Re Giorgio III stabilì con l’ex colonia un rapporto epistolare molto cordiale, dopo la guerra d’indipendenza. Negli Archivi Nazionali degli Stati Uniti è conservata una lettera inviata dal Re al Presidente Thomas Jefferson in occasione dell’arrivo dell’inviato Anthony Merry nella quale esprimeva “niente di più a cuore che coltivare e migliorare l’amicizia e la buona intesa che così felicemente sussistono tra noi” ed è firmata: “Il tuo buon amico, George R.”.

Le lettere della Regina Vittoria
Sua nipote, la Regina Vittoria, durante il suo lungo regno, non ha incontrato personalmente i Presidenti USA – dato che non viaggiava fuori dall’Europa – ma ebbe uno scambio epistolare intenso, scrivendo a tutti i 18 presidenti in carica. Missive di condoglianze e messaggi di amicizia politica, anche se la lettera più personale la indirizzò a Mary Todd Lincoln dopo l’assassinio del marito Abraham Lincoln.
Il Principe di Galles alla conquista dell’America
A differenza dei suoi predecessori, nel 1860, il figlio della Regina Vittoria, Albert Edward, Principe di Galles, che divenne poi Edoardo VII, compì un lungo tour in Canada e negli Stati Uniti da erede al trono. Soggiornò per tre giorni alla Casa Bianca con il presidente James Buchanan, che lo accompagnò persino a Mount Vernon per rendere omaggio a George Washington.
Il tour, che durò alcuni mesi, contribuì non solo al prestigio personale del Principe, ma anche a rafforzare il rapporto tra i due Paesi. Il Principe si mostrò spesso molto affabile durante gli eventi pubblici e questo fu un elemento che fece breccia nell’immaginario americano.

Il primo Presidente degli Stati Uniti che si è recato in visita ufficiale nel Regno Unito fu Woodrow Wilson, poco dopo la fine della Prima guerra mondiale. Arrivò alla stazione ferroviaria di Charing Cross a Londra il giorno di Santo Stefano del 1918, dove fu accolto dal Re Giorgio V, dalla Regina Mary e da una folla di curiosi in festa. Dopo l’arrivo in carrozza a Buckingham Palace, il Presidente si affacciò dal balcone insieme alla Royal Family e in suo onore ci fu uno spettacolo aereo e un banchetto di stato.
Il picnic che vinse la guerra
Una delle visite più importanti è quella di Giorgio VI e la moglie, la Regina Elisabetta, negli Stati Uniti nel giugno 1939, a pochi mesi dallo scoppio della Seconda guerra mondiale. Il Presidente Franklin Delano Roosevelt aveva invitato il Re e la Regina per aiutarlo a convincere gli americani a sostenere i britannici contro Hitler – molti dei quali erano isolazionisti e in più nutrivano ancora risentimento per gli ex colonizzatori.
Il Presidente Roosevelt capì che rendere la monarchia “vicina”, mostrando la famiglia reale in contesti più informali, poteva aiutare a creare simpatia e sostegno. Li invitò nella sua residenza di campagna, Hyde Park, e gli fece preparare un menu popolare: gli hot dog, che ovviamente il Re non aveva mai mangiato ma che una volta assaggiati ne chiese altri, e la birra.
I media colsero l’occasione per raccontare la vicenda e il pubblico apprezzò molto la semplicità del Re e della consorte. Dietro agli hot dog vi fu un accordo nel quale Roosevelt promise di difendere i convogli britannici nell’Atlantico, questo avvenne nel 1941 e il pranzo dal Presidente venne chiamato “picnic che vinse la guerra”.
I tredici Presidenti di Elisabetta II
Durante i suoi 70 anni di regno, la Regina Elisabetta II ha incontrato tredici dei quattordici presidenti USA in carica ed è stata negli Stati Uniti quattro volte.
Era ancora una principessa quando visitò per la prima volta gli Stati Uniti, in sostituzione di Giorgio VI nell’autunno del 1951, perché il padre non era in forma per affrontare un viaggio. Incontrò il Presidente Harry S. Truman, che secondo l’ambasciatore britannico “era sicuramente affascinato dalla sua bellissima ospite e disse: ‘Quando ero bambino, ho letto di una principessa delle fiabe, ed eccola qui'”. Tornò negli Stati Uniti nel 1957, quando era già Regina su invito del Presidente Dwight Eisenhower e il viaggio fu un vero successo di diplomazia.
Il Presidente John F. Kennedy fu ospite della Sovrana nel 1961 e durante il banchetto di stato la First Lady Jacqueline percepì una certa tensione nell’aria e in seguito disse allo scrittore Gore Vidal: “Penso che la Regina mi abbia presa in antipatia“.
Il successore di Kennedy, Lyndon B. Johnson fu l’unico Presidente degli Stati Uniti che la Regina non incontrò mai. Negli anni Ottanta, il Primo Presidente a pernottare a Windsor fu Ronald Reagan insieme alla moglie Nancy, molto appassionati di cavalli come Elisabetta II, tanto che posarono a cavallo per le telecamere al Castello di Windsor prima di godersi una tranquilla passeggiata intorno all’Home Park.
Durante la prima guerra del Golfo, il Presidente George Bush e la consorte Barbara andarono in visita a Buckingham Palace; la Regina ricambiò la visita nel maggio 1991. Era Presidente il figlio, George W. Bush, quando Elisabetta II effettuò la sua ultima visita di Stato negli Stati Uniti nel 2007.
I Presidenti democratici Clinton e Obama hanno espresso un giudizio positivo sulla sovrana: “È davvero una delle mie persone preferite”, ha commentato il presidente Obama nel 2016, “È una persona straordinaria, un vero gioiello per il mondo e non solo per il Regno Unito”.

Donald Trump, Elisabetta II e Carlo III
La visita nel Regno Unito di Donald Trump nel settembre 2025, ospite di Re Carlo III, segna un momento unico: è la seconda visita di Stato che Trump compie sotto un monarca britannico nella sua presidenza, prima con Elisabetta II nel 2019, ora con Carlo III.
Nonostante le impressioni di Trump non siano sempre lusinghiere nei confronti degli altri leader, sulla Regina ha avuto solo parole positive per descriverla: “una donna straordinaria… incredibile”. E durante una conferenza stampa ha detto di adorare anche Re Carlo III. Così è stato un colpo diplomatico perfetto l’invito a corte in un momento di grande difficoltà mondiale, nel quale gli Stati Uniti giocano un ruolo chiave.

L’attuale visita del Presidente americano è un evento in cui la monarchia esercita quel soft power che, pur non avendo la forza militare o legislativa del governo, ha la capacità di affascinare molte persone, uno su tutti Donald Trump.