Mette-Marit di Norvegia, la malattia peggiora ma quel messaggio cambia tutto

Nel pieno della crisi della monarchia norvegese, una rivelazione intima rompe il silenzio e provoca una reazione inattesa, capace di cambiare il clima nel Paese

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Antonella Latilla

Giornalista, esperta di tv e lifestyle

Giornalista curiosa e determinata. Scrittura, lettura e cronaca rosa sono il suo pane quotidiano. Collabora principalmente con portali di gossip e tv.

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Tra scandali giudiziari, controversie familiari e un clima di crescente diffidenza pubblica, il 2025 è stato sicuramente l’anno più difficile per la famiglia reale norvegese. Eppure, proprio quando tutto sembrava sul punto di incrinarsi definitivamente, un gesto inatteso, quasi involontario, con protagonista la Principessa Mette-Marit ha riacceso un legame profondo con i sudditi.

L’effetto Mette-Marit dopo l’annuncio del trapianto

Negli ultimi mesi, la lunga ombra del caso legale che coinvolge Marius Borg, figlio maggiore di Mette-Marit di Norvegia, e le continue polemiche attorno a Martha Louise e al marito, lo sciamano Durek Verrett, hanno messo seriamente in discussione la credibilità della monarchia norvegese.

Un’erosione istituzionale lenta ma costante, accompagnata da una sensazione diffusa di distanza e sfiducia. In questo contesto delicato, la figura della Principessa è diventata bersaglio di critiche severe, accusata da parte dell’opinione pubblica di non aver affrontato con sufficiente fermezza la situazione del figlio.

Poi, all’improvviso, il cambio di tono. La Corte Reale ha annunciato l’avvio dei preparativi per un possibile trapianto di polmoni per la Principessa. Una notizia che ha riportato l’attenzione su una battaglia personale iniziata nel 2018, quando a Mette-Marit è stata diagnosticata la fibrosi polmonare cronica.

Da allora, la futura Regina ha più volte ridotto gli impegni ufficiali, scegliendo il silenzio e la discrezione. “È stato un lungo processo mentale per arrivare a questo punto”, ha raccontato in un’intervista all’emittente pubblica NRK, seduta accanto al marito, il Principe ereditario Haakon.

La reazione del Paese è stata immediata e sorprendente. Secondo i media norvegesi, il registro nazionale dei donatori di organi ha registrato un’impennata senza precedenti: dalle consuete 50-80 adesioni giornaliere si è passati a oltre 1.100 registrazioni in un solo giorno.

Nei primi giorni successivi all’annuncio, più di 2.500 persone hanno scelto di iscriversi come donatori. Le autorità sanitarie non hanno dubbi: l’effetto Mette-Marit è stato determinante.

Un fenomeno tanto più significativo se si considera il momento di estrema fragilità istituzionale in cui è avvenuto. Quando la Principessa si è mostrata lontana dalle polemiche, vulnerabile e profondamente umana, ha riattivato un riflesso collettivo tipicamente norvegese: l’empatia.

Un sentimento che sembrava offuscato dal rumore degli scandali, ma che è riemerso con forza davanti a una storia di salute, paura e coraggio.

L’anno più difficile per Mette-Marit di Norvegia

In una recente intervista, Mette-Marit e Haakon hanno parlato apertamente dell’anno appena trascorso, definendolo il più difficile della loro vita pubblica e privata.

“È stato estremamente impegnativo essere accusata di cose così gravi, che ovviamente non ho fatto – ha spiegato lei – Essere criticati duramente mentre cerchiamo aiuto professionale, non solo noi ma anche il padre di Marius, è molto difficile”. Parole che restituiscono il peso di una pressione vissuta lontano dai protocolli ufficiali.

E così, in modo del tutto inatteso, un referto medico si è trasformato in uno dei gesti più potenti dell’anno per i royal norvegesi. Non una dichiarazione politica, non una mossa strategica, ma una testimonianza personale che ha aperto un dibattito collettivo sulla donazione di organi e ha prodotto un impatto concreto.

In mezzo alla tempesta, Mette-Marit ha ricordato al Paese – e non solo – che la connessione più autentica passa ancora, inevitabilmente, dall’umanità.

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