Nel 1984 nelle radio di tutta Italia risuonava la celebre canzone di Marco Ferradini. Un Teorema, di nome e di fatto, che sembrava spiegare alla perfezione il significato dell’amore, o meglio l’esempio calzante del funzionamento delle relazioni sentimentali tra uomo e donna.
E io con quel “Prendi una donna e trattala male” ci ho fatto i conti per gran parte della mia vita. Ho scoperto presto quanta amara verità raccontasse quello che poi è diventato un tormentone evergreen, al punto tale da credere, per un lungo periodo, che quel brano si fosse trasformato in una guida per truffatori di cuori ai danni delle eterne innamorate dell’amore. Non che poi ci fosse bisogno di una canzone per scoprire come funziona il mondo, come funzioniamo noi.
Noi donne, infatti, abbiamo questa inspiegabile e malsana propensione ad avvicinarci ai cattivi ragazzi, salvo poi lamentarci di loro. E lo sappiamo che non dovremmo farlo, ma puntualmente lo facciamo per poi finire a piangere mille notti di perché. Eppure eravamo noi quelle che, fino a poco tempo prima, avevamo scelto di scendere a patti col diavolo pur di vivere l’Amour fou.
Ma amor fou non fu, e così eccoci a dare la colpa a loro, a noi, alla sindrome da crocerossina e ai cartoni Disney che ci hanno illuse che il lieto fine potesse esistere anche nella vita reale.
Poi crescendo l’abbiamo imparato, forse, che qualcosina nel nostro atteggiamento doveva essere modificato. A volte ci siamo sforzate a malapena di cambiare, altre volte invece abbiamo messo in moto una vera e propria rivoluzione, ma l’amore e le relazioni ormai lo sappiamo, non sono qualcosa che possiamo controllare.
Certo è che a guardarci intorno, e a vedere che invece ci sono donne che i cuori li infrangono, mantenendo sempre il loro intatto, viene quasi da provare un pizzico d’invidia. Non sarò mica che quel Teorema di Marco Ferradini lo hanno applicato invertito? Non sarà mica che trattando male gli uomini possiamo essere magicamente amate e rispettate come non è mai successo prima?
A intuito si potrebbe proprio dire che è così, soprattutto se prendiamo in considerazione quel detto popolare che recita che in amore vince chi fugge. Ce lo hanno detto anche le altre, quelle che hanno più esperienze di noi, e ce lo hanno confermato le favole d’amore moderne, i film e i romanzi romantici.
Lo abbiamo visto succedere anche a noi quando i corteggiatori più accaniti erano proprio i ragazzi e gli uomini che non volevamo, mentre quelli che avevamo puntato neanche ci degnavano di uno sguardo. Più che falso mito, quindi, quella del “Chi è meno amato più amore ti dà”, sembra quasi una verità annunciata.
I motivi sono tanti a dire il vero. Essere sfuggenti e poco presenti rende le persone misteriose e non è un caso che queste affascinano più delle altre. Anche le mezze sparizioni possono contribuire ad alimentare quel fuoco ardente che brucia da dentro, quella mancanza che sembra persino toglierci il respiro quando tutto quello che vogliamo è soltanto viverci l’altra persona.
Insomma, scappare per essere inseguite può funzionare, soprattutto nella fase del corteggiamento e nel gioco della seduzione. Ma fino a che punto vale la pena mettere in atto questa tattica?
La verità è che trattare quello che è il sentimento più puro e autentico del modo alla stregua di una strategia, non sembra davvero un’ottima idea, soprattutto se in gioco ci sono i sentimenti delle persone. Se è poi un rapporto maturo ed equilibrato quello che cerchiamo, non possiamo avere la pretesa che questo si basi su uno squilibrio di amore e crudeltà.
A volte, forse, dobbiamo solo aspettare di trovare una persona disposta a camminare insieme a noi, senza mette in scena giochi e strategie, perché il vero amore non ha bisogno di questo.