Preadolescenza: come affrontare rabbia e oppositività

Cosa può fare un genitore per accompagnare i cambiamenti di suo figlio

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Massimo Vidmar

Psicologo, Psicoterapeuta

Arriva un’età un cui i figli crescono e vorrebbero sempre più scegliere per sé stessi. Tutto questo è normale, ma spesso il modo in cui esprimono le loro richieste trova i genitori spiazzati e impreparati.

Nel periodo della preadolescenza (più o meno tra gli 11 e i 13 anni), la rabbia e l’oppositività possono essere i canali di comunicazione privilegiati utilizzati da ragazzi e ragazze.

Il cambiamento nel modo di porsi nei confronti dei genitori può essere repentino e così, mentre fino a poco tempo prima si aveva davanti a sé un piccolino (sia nel fisico che nel comportamento), ancora desideroso di coccole e tenerezza, da un momento all’altro si trasforma in un preadolescente che vuole i suoi spazi, che non è d’accordo, non ubbidisce ed esprime il suo dissenso in modo rabbioso e oppositivo.

La ricerca di autonomia

Sta iniziando un percorso di crescita che, dalla quasi totale dipendenza dai genitori tipico dell’essere bambino, porterà un ragazzino, attraverso vari step (da adolescente prima e da giovane adulto poi), ad essere completamente autonomo: un individuo con la consapevolezza di chi è e di cosa vuole per sé (questo almeno dovrebbe essere il cammino che conduce ad essere adulti).

Il confronto acceso, l’essere contro, può essere un modo utile al ragazzo per distaccarsi dai genitori in modo forte e cominciare a svilupparsi come individuo. La spinta verso l’autonomia si manifesta come opposizione a priori e il litigio diventa un modo normale di comunicare.

Le emozioni in preadolescenza

Un preadolescente ha difficoltà ad esprimere in modo pacato quello ha dentro di sé, perché non è ancora in grado di elaborare adeguatamente i propri stati emotivi. E quindi vivrà alcune esperienze con un grande entusiasmo, altre con grande sofferenza. A questo si aggiungono fantasie ed illusioni – un modo di pensare ancora tipico dell’infanzia.

Emozioni che, tuttavia, possono nascere oggi e spegnersi il giorno dopo. Stesso discorso vale per la rabbia: un preadolescente che vuole essere ascoltato può diventare aggressivo, ma tornare poi nuovamente calmo, quando viene accolto. Nella rabbia possono celarsi anche insicurezza, ansia, paura o frustrazione. Contraddizioni di questa fase evolutiva in cui il bisogno di distaccarsi, convive con quello di sentirsi ancora sostenuto dai genitori (ma non volerlo mostrare troppo).

Come ho sottolineato prima, nella preadolescenza la capacità di modulare le emozioni col pensiero non è ancora ben acquisita. L’espressione emotiva è ancora molto fisica (più sul versante senso-motorio che non su quello cognitivo): come faceva da bambino, il ragazzino esprime le sue emozioni usando il corpo. Ma proprio nella preadolescenza questo corpo inizia a modificarsi, spesso in modo molto veloce.

I cambiamenti corporei

La rivoluzione che avviene dentro casa nei rapporti genitori-figli, il preadolescente la vive anche all’interno del suo corpo. Lo sviluppo della pubertà, non coinvolge solo la sessualità, ma c’è un importante sviluppo muscolare, la voce cambia, la forza fisica aumenta. Il cambiamento è a volte così veloce che il ragazzino non si rende conto della maggiore forza fisica che possiede. E quand’anche se ne rendesse conto non riesce a controllarla bene: dovrà gradualmente ricreare un’immagine del suo corpo, proprio a livello di sensazioni fisiche.

Una delle conseguenze è che, quando esprime rabbia, ha difficoltà ad arginare la maggiore forza. A volte i genitori possono spaventarsi, perché non si sentono più in grado di contenerlo, proprio da un punto di vista prettamente fisico.

Muro contro muro

Davanti alla difficoltà nel gestire i litigi, il genitore può mettersi sulla difensiva: irrigidendosi, chiudendosi a riccio, o fare eco alla rabbia oppositiva del figlio, arrabbiandosi anche lui. Così i toni si alzano, la comunicazione si complica ed è allora più difficile trovare un senso al comportamento del figlio (le sue ragioni o la sua richiesta di aiuto).

Il genitore di un preadolescente ha la responsabilità di guidare e accompagnare il ragazzo in questo fantastico viaggio verso la maturità, viaggio per niente facile ma necessario per crescere. Il preadolescente ha ancora bisogno della vicinanza emotiva del genitore, del suo sostegno, delle coccole (che prima ricercava anche pubblicamente, ora solo privatamente), ma al contempo vuole dimostrare al mondo di essere grande e quindi spesso oscilla tra queste due polarità.

Allo stesso modo il genitore ha il difficile compito di assecondare e comprendere questi due opposti che convivono e riuscire ad alternare momenti in cui lasciar sfogare e accogliere (far esprimere nel modo più emotivo ed esplosivo il figlio), a momenti in cui dare i segnali di stop (quando ci si rende conto che è la cosa più giusta da fare).

Fermezza

Un preadolescente ha bisogno di scontrarsi col genitore anche per capire fino a che punto può arrivare. Quest’ultimo dovrà mettere dei chiari confini con regole, divieti, responsabilità, ma anche con la presenza e l’ascolto.

Anche quando il NO è privo di negoziazione (non si può trovare un compromesso tra le sue esigenze e la necessità della sua sicurezza ed educazione), è sempre importante spiegare a vostro figlio o a vostra figlia, le motivazioni del no: far sentire loro che siete dalla loro parte, che hanno le loro ragioni per essere arrabbiati, ma non si può fare in altro modo.

Permissivismo

Capita invece che per paura della sua reazione (rabbia o dispiacere) si sia portati a cedere, a dare concessioni e a dire SÌ più volte di quanto si ritenga giusto.

Bisogna sempre tenere a mente che un ragazzo in preadolescenza è impulsivo, non sempre consapevole delle conseguenze delle sue azioni, è attratto dalle situazioni che danno sensazioni forti (come ho specificato prima, in questa età di cambiamenti, l’immagine corporea si rimodella; non è un caso che in questa fase compare l’autolesionismo, che può essere legato anche ad una alterazione delle sensazioni corporee – ricerca delle sensazioni attraverso il dolore).

La ricerca delle sensazioni forti include anche l’uso delle sostanze psico-attive (alcool e droghe) o la trasgressione.

Rischio e trasgressione

Quando lavoro nella scuola con adolescenti e preadolescenti nella prevenzione sull’uso e abuso delle sostanze psicoattive o nell’educazione alla consapevolezza di sé, affronto sempre il tema del rischio e della trasgressione.

L’argomento attrae molto i ragazzi, che mi raccontano spesso come la ricerca di certe esperienze dia loro un senso di potenza e di indipendenza. Esprimere questi vissuti, li aiuta anche a capire le conseguenze delle loro azioni.