Cos’è l’ansia da separazione del cane: come riconoscerla ed evitarla

L'ansia da separazione nel cane esiste e può essere anche grave. Come si individua e come si può prevenire: tutto quello che devi sapere

Foto di Marta Ruggiero

Marta Ruggiero

Giornalista pubblicista e videoreporter

Giornalista pubblicista, videoreporter, copywriter e content editor. Si occupa di attualità, economia, politica, intrattenimento, costume e società.

Pubblicato: 5 Luglio 2025 21:15

Anche gli animali domestici possono stare male, non soltanto dal punto di vista fisico ma anche psicologico. È il caso dell’ansia da separazione nel cane, che consiste nel sentirsi a disagio una volta lasciato da solo a casa. Seppur si tratti di un distacco temporaneo, spesso viene vissuto come un vero e proprio abbandono. Riconoscerlo è il primo passo per aiutare il proprio cane a superarlo, gestendo la solitudine come un evento della giornata qualsiasi e non come un dramma.

L’importante, però, è non lasciarlo per troppo tempo. Chi adotta deve pensare che sta prendendo un impegno per la vita e che gli animali domestici non sono peluche che possono essere lasciati in un angolo quando ci si stufa. È una responsabilità economica, pratica ed emotiva quotidiana. Si deve garantire un corretto stile di vita a colui che dipende in tutto e per tutto da chi decide di portarlo a casa con sé.

Cos’è l’ansia da separazione nel cane

Si tratta di una condizione di cui soffrono otto cani su dieci. È, quindi, molto diffusa e non interessa soltanto una piccola percentuale degli esemplari abituati a una vita domestica, quasi in simbiosi con il proprio padrone. È una forma di malessere che sorge quando i proprietari escono senza portali con loro.

La definizione parla chiaro: il distacco dal riferimento umano provoca un disagio tale da scaturire nervosismo e ansia. Le stesse che conoscono molto bene anche gli esseri umani. Sono diverse le ragioni che possono far nascere questa sorta di insicurezza. Non è soltanto una questione caratteriale, ma a incidere particolarmente sono anche le esperienze pregresse.

Come capire se un cane soffre di sindrome dell’abbandono?

Ci sono diversi fattori che possono incidere nello sviluppo dell’ansia da separazione nel cane. Saper leggere il linguaggio del corpo del proprio animale domestico è di fondamentale importanza. Non riuscirci correttamente può scaturire un’interpretazione errata, ‘umanizzata’ che, a sua volta, potrebbe fare allontanare dall’individuazione del problema reale. Fra i segnali che devono far riflettere e chiedere il parere del proprio veterinario di fiducia ci sono:

  • Atteggiamento distruttivo;
  • Tendenza ad abbaiare, ululare e piangere;
  • Non aspettare di essere fuori per fare i bisogni;
  • Nervosismo quando il proprietario si sta preparando per uscire;
  • Eccitazione esagerata al rientro a casa del padrone.

Se si notano uno o più di questi sintomi è il caso di preoccuparsi e capire come prevenire oppure gestire questo disagio. Prima si interviene, meno soffrirà colui che fa parte della famiglia a tutti gli effetti, al quale si è promesso di fare tutto il possibile per garantirgli i bisogni primari e affettivi che merita.

Esistono anche altre manifestazioni meno frequenti e che non tutti riescono a interpretare per tempo. Fra queste ci sono tremori, difficoltà a respirare, salivazione eccessiva, episodi di autolesionismo, stereotipie che vengono ripetute in maniera ossessivo-compulsiva, vomito e/o inappetenza selettivi (soltanto quando il cane prova il disagio). Inoltre ci sono alcuni esemplari che camminano freneticamente o, al contrario, che entrano in uno stato di letargia non appena si ritrovano da soli in casa.

Ci sono dei casi in cui i sintomi possono manifestarsi dopo 20 minuti o mezz’ora: è probabile che sia quella la finestra di tolleranza del cane. La serietà della questione e i tanti aspetti che entrano in ballo rendono necessaria la consultazione del proprio veterinario di fiducia e di un etologo esperto in comportamento canino. In base alla gravità delle manifestazioni è necessario intervenire tempestivamente.

Cane triste e solo nella cuccia

Quali sono le cause di questa sindrome

L’ansia da separazione nel cane si manifesta quando l’esemplare non è capace di gestire il distacco momentaneo dal padrone che, per esempio, deve allontanarsi per andare al lavoro o sbrigare qualche commissione. Si manifesta, infatti, non appena l’animale si rende conto che è iniziato il rituale volto all’uscita e svanisce una volta che si ritrova di nuovo in compagnia del suo papà o della sua mamma umani.

Le cause possono essere legate alla genetica, a fattori ambientali, a comportamenti messi in atto dai proprietari o al vissuto del cane. Chi ha subito dei traumi, un cane già in precedenza abbandonato potrebbe essere più sensibile a determinate dinamiche. A incidere potrebbe essere anche la sterilizzazione.

Il campanello d’allarme arriva in casa, quindi deve essere la famiglia a rendersi conto che c’è un problema. Più le manifestazioni dell’ansia sono lampanti, più è facile ipotizzarla. Installare una videocamera di sorveglianza può essere determinante, visto che il più delle volte l’animale soffre quando rimane senza nessuno in casa che gli dia le attenzioni che ricerca. Tuttavia è bene che sia lo specialista a formulare l’eventuale diagnosi definitiva.

Come calmare l’ansia da separazione

La migliore delle cure, come sempre è la prevenzione. Se si può, è opportuno non lasciare da solo troppo a lungo il proprio cane e fare in modo che l’ambiente in cui vive sia comodo e stimolante. Di norma, a meno che non ci siano esigenze diverse, i cuccioli non dovrebbero essere mai lasciati soli per più di due o tre ore, gli adulti hanno un’autonomia di sei-otto ore, ma comunque gli esperti consigliano di non andare oltre le quattro o sei ore.

Se può contare su una cuccia comoda, dell’acqua fresca, un’alimentazione adeguata al suo fabbisogno e dei giochi che lo intrattengano sia dal punto di vista fisico che emotivo, è più facile che si distragga e non senta la mancanza dei propri punti di riferimento assenti.

Se, invece, viene diagnosticata l’ansia da abbandono, lo specialista potrebbe consigliare di iniziare un percorso terapeutico che aiuti l’animale a gestire un’eventuale forma grave e le sue conseguenze. Inoltre, gioverebbe anche al proprietario che – di riflesso – vive uno stato di preoccupazione ogni volta che è costretto a lasciare il proprio cane.

Oltre a quanto già visto per rendere la casa accogliente, si può gestire l’ansia da separazione facendo rilassare il cane prima del distacco. Una passeggiata può distrarlo, soddisfarlo e farlo stancare. Inoltre l’attività fisica rilassa. Anche farlo mangiare prima di allontanarsi da casa potrebbe essere una strategia vincente.

Inoltre è opportuno ridurre al minimo eventuali disturbi esterni: i rumori, il passaggio di altri cani sono i più frequenti. Accendere la radio, il televisore (a un volume contenuto) e chiudere le tende permette di creare una sorta di zona di comfort che coccoli l’animale domestico in difficoltà. Se tutto questo non funziona, ci si può rivolgere a un dogsitter o a una persona di fiducia che tenga compagnia al cane quando deve rimanere da solo.

In nessun caso si deve sgridare o punire il proprio cane. Non solo non capirebbe le ragioni di tale comportamento, ma aumenterebbe il suo stato di ansia e frustrazione. Potrebbe anche stare in uno stato di allerta che scaturisce dalla paura di essere rimproverato una volta che il proprietario rientra a casa. Il disagio va compreso e superato, non incrementato. Ecco perché è bene non farsi vedere infastiditi da eventuali danni presenti nell’appartamento.

Infine, non è terapeutico lasciare il cane al proprio destino, fregarsene che pianga e si disperi. Anche in questo caso aumenterebbe lo stato di stress e smaltirlo potrebbe richiedere anche giorni interi. Un elevato livello ormonale legato al nervosismo potrebbe avere conseguenze negative anche sul fisico e sulla psiche del cane in questione. Bisogna agire con cognizione di causa, coscienza e non improvvisare o ricorrere al fai da te.