La Casa Bianca torna al centro dell’attenzione mediatica grazie ad un importante vertice che si è tenuto lunedì 18 agosto: il presidente Trump ha accolto Zelensky e alcuni tra i principali leader europei, tra cui la premier italiana Giorgia Meloni, con lo scopo di cercare una via verso la pace in Ucraina. Il clima, seppur teso, ha permesso di gettare le basi per un negoziato con il leader ucraino che si è detto aperto al dialogo, mentre l’Europa ha fatto da argine alle pressioni affinché l’Ucraina non accetti concessioni territoriali ingiuste. Come sempre, oltre ai temi politici, un occhio attento è andato anche ai look scelti dai vari protagonisti del vertice perché si sa, anche l’abbigliamento lancia messaggi politici importanti.
Zelensky, Meloni e gli altri leader alla Casa Bianca: cosa hanno indossat0
Non solo politica e strategie internazionali: al vertice del 18 agosto a Washington tra Trump, Zelensky, Meloni e gli altri leader europei, a parlare è stato anche lo stile. Gli abiti indossati nella foto ufficiale raccontano più di quanto sembri, tracciando un sottile linguaggio di simboli e messaggi. Tra i leader presenti ovviamente non poteva mancare la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che spezza la monotonia cromatica che di solito vige in queste occasioni con una giacca arancione brillante, abbinata ad un pantalone nero. È la scelta più audace del gruppo che forse vuole comunicare energia, vitalità e un pizzico di indipendenza.
Impeccabile come sempre Emmanuel Macron che punta invece sulla sobrietà assoluta: abito blu scuro, camicia bianca, cravatta nera. Un look che sa di rigore francese, perfettamente calibrato per sottolineare solidità e continuità. Al centro della scena, Donald Trump resta fedele al suo marchio di fabbrica: abito scuro e l’immancabile cravatta rossa, simbolo di forza e leadership, ma anche dichiarazione di patriottismo. Una firma visiva che non passa inosservata.
La vera novità la porta però Volodymyr Zelensky che cambia completamente look e sceglie un completo total black senza cravatta al posto della divisa militare. Essenziale, sobrio e lontano dalle formalità diplomatiche, la sua presenza comunica fermezza e resistenza, ma il cambio di stile sembra voler comunicare una maggiore distensione. Sembra che un giornalista presente durante l’incontro lo abbia criticato per aver scelto lo stesso abito della volta precedente, ma Zelensky avrebbe risposto a tono, raccogliendo persino i complimenti del Presidente Trump che gli avrebbe detto “Non ci credo, mi piace il tuo look”.
Chiude il gruppo Giorgia Meloni, con un completo grigio scuro e t-shirt. La premier italiana sceglie l’essenzialità, il rigore e la professionalità senza concessioni a eccessi cromatici, puntando sulla t-shirt al posto della classica camicia, quasi a voler comunicare maggiore rilassatezza.
La foto ufficiale dell’incontro, dove i restanti leader non brillano per guizzi di stile, non è solo un ritratto istituzionale, ma anche un mosaico di identità politiche espresse attraverso il linguaggio dell’abito: dall’energia cromatica di von der Leyen al simbolismo di Trump, dal minimalismo di Zelensky alla compostezza di Macron e Meloni perché la diplomazia, a volte, si gioca anche sui dettagli del guardaroba.

Il linguaggio della moda in politica: quando l’abito fa il monaco
In politica, esattamente come avviene nel mondo del cinema o dello spettacolo, non contano solo le parole bensì anche l’abbigliamento è un potente strumento di comunicazione. Ogni giacca, colore o accessorio scelto da un leader diventa parte integrante del messaggio che intende trasmettere, ma soprattutto l’abbigliamento politico obbedisce a regole precise, spesso non scritte, quali sobrietà, coerenza con il ruolo istituzionale e capacità di ispirare fiducia.
Le regole fondamentali sono poche ma essenziali: si prediligono i colori scuri come il blu, il nero e il grigio che restano le nuance più diffuse perché evocano autorevolezza e stabilità, mentre la semplicità è d’obbligo. Evitare eccessi significa comunicare rigore e concentrazione sugli obiettivi, tuttavia a fare la differenza spesso sono i dettagli come una spilla, una cravatta o una giacca colorata che possono trasformarsi in simboli riconoscibili, come la cravatta rossa di Donald Trump o i completi verde bottiglia di Angela Merkel spesso scelti all’epoca del suo mandato.
Quando si parla di eleganza femminile in politica, alcuni nomi sono ormai iconici basti pensare a Jackie Kennedy che negli anni ’60 ha ridefinito il concetto di first lady con i suoi tailleur pastello e l’inconfondibile pillbox hat, oppure a Margaret Thatcher, con le sue giacche strutturate e le immancabili perle, che ha fatto dello stile un’estensione della propria fermezza politica. Più recentemente, Michelle Obama e Kate Middleton, pur non ricoprendo ruoli governativi, hanno dimostrato come il potere delle immagini possa rafforzare un’identità pubblica.