Il gender pay gap esiste: così la Svizzera sta combattendo per le donne

Le donne della città di Ginevra potranno accedere a servizi culturali, sportivi e ricreativi con uno sconto. Ma questa mozione elimina davvero le differenze di genere, o ne crea altre?

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

È una Svizzera nuova, risoluta e rivoluzionaria, estremamente determinata a voler eliminare le differenze di genere, quelle che passano anche per gli stipendi che sono nettamente inferiori rispetto a quelli degli uomini. Ed è certo che, arrivati a questo punto, le parole non possono più bastare. Perché queste sono belle, ma nel vento si disperdono.

Così il Paese è passato ai fatti e, nonostante le polemiche da parte di cittadini e schieramenti, il Consiglio comunale di Ginevra ha approvato la nozione che prevedere sconti a tutte le donne della città. Nello specifico si tratta di una scontistica del 20% rivolta esclusivamente alla controparte femminile in relazione allo svolgimento di attività culturali, sportive e ricreative.

In pratica, a partire da oggi, tutte le donne che abitano a Ginevra potranno andare al teatro, al cinema o in palestra usufruendo di uno sconto del 20% sui prezzi d’ingresso. Una rivoluzione, questa, che ha destato scompiglio, ma considerata necessaria per il Consiglio per contrastare il gender pay gap che esiste e sussiste.

Questa notizia, ovviamente, non ha lasciato indifferenti. Perché c’è da chiedersi davvero se si tratta di una vittoria, se è il caso di esultare per il fatto che ancora una volta la soluzione è quella di mettere l’accento tra la differenza tra le donne e gli uomini, un po’ come è successo con la proposta delle carrozze rosa. E lo sappiamo che non dovrebbe essere così, ma questa mozione – che è chiaramente una provocazione, nonché un invito a fare di più – non fa che incrementare ancora il divario esistente escludendo una categoria piuttosto che un’altra.

Ed è su questo punto che insistono gli schieramenti, sia quelli di contrari che favorevoli. Un paradosso che trova la sua risoluzione proprio nella continua differenziazione che c’è tra uomini e donne.

La legge che promuove l’uguaglianza è un dato di fatto, lo è in Svizzera, come in Italia e in molti altri Paesi del mondo eppure c’è ancora una crepa profonda che divide uomini e donne. La differenza di genere fa parte della nostra esistenza e attraversa situazioni e condizioni di cui ancora non abbiamo il pieno controllo. E tra queste c’è anche il gender pay gap, il divario retributivo che esiste tra uomini e donne. Nel 2014 – secondo i dati forniti dall’Eurostat – la differenza arrivava a una percentuale del 39,3% nell’Unione Europea.

Non è solo la differenza salariale però a preoccupare, ma anche la minore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro che, in alcuni Paesi, è nettamente inferiore rispetto alla controparte femminile.

Con gli anni, comunque, le cose non sono cambiate poi tanto. In Svizzera, anzi, sono peggiorate se consideriamo che dal 2014 al 2018 si è arrivati a superare 19% di divario. Anche in questo caso le leggi ci sono, così come le intenzioni, ma mancano le azioni che si fermano e si perdono nelle discriminazioni che non riusciamo ad abbattere.

E così, dopo le proteste e le manifestazioni che si susseguono da anni, e che hanno visto donne scendere in piazza per combattere per i loro diritti, questa mozione riapre il dibattito. Forse non sarà la soluzione che porrà fine alle differenze, e probabilmente neanche ha la pretesa di esserlo, ma se la missione era quella di attirare l’attenzione sulle disparità e le disuguaglianze, possiamo dire che la città di Ginevra ha colto nel segno.