Sciopero giornalisti Rai del 6 maggio: i motivi dietro alla scelta

I giornalisti della televisione pubblica scioperano per 24 ore, protestando contro alcune scelte della Rai e sottolineando l'importanza di un servizio libero da ogni censura

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Redazione

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Pubblicato: 6 Maggio 2024 07:49

Giornalisti Rai in sciopero. Nella giornata del 6 maggio non è garantita la abituale informazione offerta dalla televisione pubblica, come non accadeva da molti anni. Un’assenza rumorosa della quale il sindacato Usigrai ha riportato in modo dettagliato e più che chiaro le ragioni. Tra queste la voglia di mantenere salda la propria libertà, lavorando in autonomia come è giusto che sia, senza alcuna censura.

Il comunicato del sindacato dei giornalisti Rai

“I giornalisti e le giornaliste della Rai, per la prima volta dopo molti anni, si asterranno totalmente dal lavoro per protestare contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato”, si legge nel comunicato diffuso da Usigrai.

Il messaggio, però, cade anche su un altro argomento topico: quello della “censura”, balzato agli onori della cronaca dopo il caso Scurati che ha coinvolto la giornalista Serena Bortone. “In questi giorni è diventato di dominio pubblico il tentativo della Rai di censurare un monologo sul 25 Aprile, salvo poi, in evidente difficoltà, cercare di trasformarla in una questione economica. Preferiamo perdere uno o più giorni di paga, che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l’autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti“, conclude.

Il botta e risposta tra Rai e sindacato

La Rai non ha tardato a rispondere a quelle che a tutti gli effetti sono accuse piuttosto mirate, affermando che le ragioni dello sciopero dei giornalisti della TV pubblica più che legarsi ai diritti dei lavoratori sarebbe intriso di “motivazioni ideologiche e politiche” e parlando persino di “fake news per motivi politici”.

L’invito all’Usigrai a evitare “fake news che generano danno all’immagine dell’azienda” e ancora la precisazione che “alcuna censura o bavaglio è stato messo all’informazione”. La Rai ha spiegato contestualmente che attualmente è impossibile avviare nuovi concorsi pubblici per le assunzioni e che lavora per ottimizzare e valorizzare “l’organico esistente”. “Lo sciopero del sindacato Usigrai a un mese dalle elezioni europee oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia”, conclude la Rai col suo comunicato.

Da qui il botta e risposta è proseguito, con un contro-comunicato del sindacato dai toni piuttosto accesi: “Quando non si hanno contenuti, la si butta sull’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un’accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai, che punta a screditare un’intera categoria”. E ancora un elenco di contestazioni, punto per punto: “L’azienda sta già riducendo gli organici non sostituendo le uscite per pensionamento. Alle selezioni pubbliche preferisce le chiamate dirette per le prime utilizzazioni in rete. Intanto però nega il riconoscimento del giusto contratto a decine di precari della cosiddetta fase 2. La proposta aziendale sul premio di risultato sottrae ai giornalisti una parte economica riconosciuta invece agli altri dipendenti. Su censure e bavagli, basta leggere i giornali italiani e internazionali delle ultime settimane. A proposito, che fine hanno fatto i ‘provvedimenti drastici’ annunciati dall’AD dopo il caso Scurati?”.

“Continueremo a batterci per assicurare ai voi telespettatori il diritto a essere informati in modo equilibrato, affidabile e plurale. Saremo sempre dalla parte dei cittadini a cui appartiene la Rai”, si legge nella nota diffusa dall’Usigrai il 6 maggio.