Contro la violenza di genere: la regione Sicilia assume le vittime sopravvissute

Troveranno impiego nel settore pubblico, dove potranno ricominciare. Così la regione Sicilia contrasta la violenza di genere e tende la mano alle vittime sopravvissute

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Ricominciare è un diritto e un dovere, di tutti. Indistintamente. A nessuno dovrebbe mai essere negata questa possibilità. Ma che succede quando quelle ferite sono così profonde e dolorose da scavare nel corpo, nel cuore e nell’anima? Semplicemente, si tende la mano.

Così ha fatto la regione Sicilia per contrastare la violenza di genere, per aiutare, supportare e dare la possibilità a chi ne è stata vittima di ricominciare, o almeno di provarci. Lo ha fatto con una legge che prevede l’assunzione di donne sopravvissute alla violenza e di orfani di femminicidio all’interno del settore pubblico.

Una manovra esemplare, quella della regione, che si è trasformata involontariamente nel palcoscenico drammatico di uno show dell’orrore. Sono i numeri a parlare: sull’isola si contano almeno 85 vittime di femminicidio, uno dei numeri più alti mai registrati in Italia. E se da una parte il governo ha rafforzato le leggi antiviolenza con il decreto Roccella, dall’altra la regione si occuperà di restituire dignità e libertà a tutti coloro che ne sono stati privati.

Sicilia: un’opportunità per le vittime della violenza di genere

È una piaga sociale dolorosa e tremenda, quella che sta spaccando l’Italia. Che la divora dall’interno come un mostro. È la violenza di genere perpetuata ai danni delle donne, sono le molestie, gli abusi sessuali e i femminicidi che ci ricordano che non c’è più tempo per le riflessioni e i buoni propositi. Bisogna agire.

Il ddl Roccella, diventato legge, mira all’azione con una particolare attenzione ai cosiddetti reati spia. Alle minacce e ai comportamenti lesivi ai danni delle donne che rischiano di trasformarle solo in numero, il più doloroso mai pronunciato.

Ma che succede a chi, invece, quella violenza l’ha già subita sulla pelle? A chi è sopravvissuto a questa e non sa come, e da dove, ricominciare? È a tutte queste persone che la regione Sicilia ha pensato, per dare il suo contributo in questa estenuante battaglia contro la violenza di genere alla quale tutti siamo invitati a partecipare.

Lo ha fatto con una nuova legge, approvata dall’Assemblea Regionale il 9 gennaio, che segue le orme di un’iniziativa già esistente applicata alle vittime della mafia e che consentirà alle donne sopravvissute alla violenza di trovare un’occupazione all’interno del settore pubblico. L’iniziativa è stata ampliata anche nei confronti di tutti gli orfani di femminicidio.

Assunzione diretta per donne sopravvissute alla violenza e orfani di femminicidio

Rinascere è possibile, è doveroso. Ma è compito di tutti far sì che questo possa accadere. La normativa approvata dalla regione Sicilia lo permetterà a tutte le donne che sono state vittime di violenza, che sono state deturpate, molestate, aggredite, private della loro libertà, della loro scelta e della loro stessa vita. Insieme a loro ci saranno anche le vittime indirette dei femminicidi: gli orfani di madre.

Tutte queste persone avranno la possibilità di ricominciare attraverso il lavoro. Le assunzioni sono previste nei settori pubblici: nella stessa Regione, nei comuni e negli enti sociali, negli istituti e nelle aziende sanitarie. Un caso esemplare, questo, che speriamo si estenda a tutte le donne del territorio nostrano.

“La presente proposta nasce della necessità di lavorare sia sul fattore culturale che sulla cosiddetta percezione del problema concernente la violenza sulle donne, considerato il continuo aumento delle vittime di femminicidio nel territorio regionale” – si legge nella relazione tecnica della norma – “Si tratta di un primo tassello utile all’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza, con danni permanenti e visibili, ma anche dei figli orfani di madre, a causa di femminicidio”.