Perché una donna arbitro non dovrebbe più fare notizia

Tutti parlano di Stephanie Frappart, la prima donna arbitro a scendere in campo nella competizione mondiale di calcio maschile. Eppure, nel 2022, la sua presenza non dovrebbe più fare notizia

C’è chi ha storto il naso, ritenendolo impossibile, e chi invece ha esultato per un traguardo raggiunto dopo secoli di battaglie per annullare il tanto discusso gender gap che vive e sopravvive nella società. Fatto sta che la prima donna arbitro ai mondiali ha fatto notizia, e probabilmente è destinata a farlo ancora.

Del resto stiamo parlando di un mondo, quello del calcio, che da sempre è considerato per soli uomini. Certo le cose sono cambiate negli ultimi anni, e lo dimostrano le storie di Patrizia Panico, capo cannoniere, allenatrice e membro dello staff dell’Under 21, che da piccola sognava di diventare come Maradona, e quelle delle calciatrici dell’Olanda che a partire dalla stagione 2021/22 hanno iniziato a giocare a calcio anche all’interno delle squadre maschili.

E sono cambiate anche qualche giorno fa, quando è stato annunciato il nome di Stephanie Frappart come arbitro della partita Costa Rica-Germania che si è giocata giovedì 1 dicembre. È stata lei la prima donna arbitro dei Mondiali e non è l’unica, dato che ci sono altre due donne nel gruppo dei 36 direttori di gara. Ma fino a questo momento, nessuna di loro era stata ancora chiamata per scendere in campo e arbitrare.

Le storie delle nostre “arbitre”

Siamo ancora in attesa di capire se vogliono essere chiamate arbitra, o arbitro donna. Ma indipendentemente dalla declinazione al maschile o al femminile del sostantivo, la sostanza non cambia perché loro sono le donne che hanno conquistato un posto in un mondo fino ad ora dominato dagli uomini, proprio lì dove desideravano essere.

La notizia più recente è quella che parla di Stephanie Frappart, la prima donna ad arbitrare una competizione mondiale di calcio maschile. Non l’ultima arrivata, intendiamoci, ma una professionista che si allena duramente da quando aveva 13 anni. Già nel 2014, la Frappart, si era guadagnata il primato di primo arbitro donna in una partita di calcio maschile in Francia, e poi in Champions League. Oggi è sempre lei la protagonista di uno dei primati più attesi di sempre, quello di una donna che arbitra nel Campionato mondiale.

Classe 1983, origini francesi, Stephanie Frappart non è l’unica donna dei mondiali, anche se è stata la prima a scendere in campo. Insieme a lei, tra i 36 direttori di gara, ci sono Yamashita Yoshimi e Salima Mukansanga. Altre tre donne sono state scelte come assistenti arbitrali.

Prima di questa notizia anche l’Italia ha avuto una grande soddisfazione che porta il nome di Maria Sole Ferrieri Caputi. È stata lei, infatti, a diventare la prima donna arbitro di una gara di serie A. È successo il 2 ottobre, nella competizione tra Sassuolo e Salernitana, che il suo ingresso in campo ha cambiato la storia del calcio e non solo.

Perché una donna arbitro non dovrebbe far notizia

La notizia di una donna sul campo di calcio maschile ha fatto polemica, nel bene e nel male, perché del resto fa sempre un po’ paura trovarsi di fronte alle novità. Eppure, se è vero che il settore dello sport celebra la vita, l’inclusività e annulla le distanze, o almeno questa dovrebbe essere la sua missione, come è possibile che stiamo ancora qui a discutere del gender gap? Come è possibile che fa notizia il sesso di un arbitro o di qualsiasi altro professionista a cui viene affidato un determinato ruolo?

Ma la questione, lo sappiamo, è aperta a tante altre professioni e categorie, non solo per l’uso dei femminili o dei maschili quando parliamo dei ruoli, ma anche per le domande scomode che vengono poste, come quelle sulla maternità e sulla famiglia. Intanto, però, un altro piccolo passo avanti per la gender equality è stato fatto. E speriamo che la corsa non si arresti.