Minacciano il figlio e lo obbligano a “fare il maschio”: condannati per maltrattamenti

Non solo non hanno accettato l'omosessualità del figlio, ma l'hanno vessato e umiliato, obbligato a "fare il maschio". Ora i genitori sono stati condannati per maltrattamenti

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Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

Pubblicato: 25 Gennaio 2024 12:04

La violenza è una questione complessa che sempre più spesso vede nella diversità una vittima sacrificale. Perché si ha paura di ciò che non si conosce, perché mancano l’accettazione e il rispetto verso gli altri e, a volte, pure l’umanità. In che altro modo si potrebbe spiegare, altrimenti, quello che è accaduto a un giovane ragazzo torinese che è stato vessato, umiliato e maltrattato solo perché dichiaratosi omosessuale?

La cultura omofoba, questo è chiaro, è divampante nella società contemporanea. Un cancro così profondo e radicato che fa fatica a essere espulso e che manifesta tutta la sua atrocità con episodi di violenza che, purtroppo, ancora oggi popolano i media nazionali. Ma la storia che vi raccontiamo oggi è diversa e lo è perché quel dramma psicologico vissuto da un ragazzo è stato perpetuato dalla sua famiglia, proprio quella che avrebbe dovuto proteggerlo e tenerlo a sicuro.

E invece così non è stato. Quando hanno scoperto l’omosessualità del figlio i genitori lo hanno minacciato e obbligato a fare il maschio, spingendolo persino ad avere rapporti sessuali con una ragazza. Ora, madre e padre, sono stati condannati rispettivamente a un anno e quattro mesi e a due anni per maltrattamenti dal Tribunale di Torino.

Torino: genitori costringono il figlio a “fare il maschio”

Hanno tentato, come potevano, di correggere l’omosessualità del figlio, anche a costo di fargli del male, fisicamente e mentalmente. I due genitori di Torino, forse involontariamente, ci riportano indietro nel tempo a uno dei capitoli più neri della nostra umanità. quello che ha visto la fine solo nel maggio del 1990 quando l’omosessualità è stata finalmente cancellata dall’elenco delle malattie mentali. Una vittoria, quella del riconoscimento da parte dell’OMS come una variante naturale del comportamento umano, che però può essere considerata tale solo in maniera imparziale. E l’episodio torinese, solo uno dei tanti, lo conferma.

Lo conferma il fatto che non solo la madre e il padre di questo ragazzo non hanno accettato la sua omosessualità, ma anche e soprattutto il fatto che hanno inflitto delle vere e proprie punizioni ai danni del figlio per farlo “essere maschio”. Come se l’orientamento sessuale fosse una malattia da guarire o, peggio, un comportamento da redarguire attraverso l’educazione.

Avevano iniziato con i controlli serrati della sua attività social, constringendolo a condividere con loro le password dei suoi account. Ma tenerlo sotto stretta osservazione non era abbastanza, così sono iniziate le punizioni. Lo hanno obbligato a farsi crescere la barba, poi lo hanno fatto correre di notte e al freddo. Questo non è bastato però, così sono iniziate le umiliazioni davanti agli altri familiari: leggere davanti a tutti le pagine del suo diario segreto e mostrare i genitali, a conferma che fosse un maschio.

I genitori del ragazzo, che compirà 18 anni a breve, hanno anche tentato di correggere l’omosessualità del figlio invitandolo a trascorrere una notte insieme a una ragazza e di dimostrarglielo, ovviamente. Alla fine, il giovane torinese, non ce l’ha fatta più e a deciso di denunciare i suoi genitori.

La condanna per maltrattamenti

Un vero e proprio calvario, quello del ragazzo di Torino, che dura da anni. Aveva solo 14 anni, infatti, quando suo padre scoprì dell’omosessualità leggendo illecitamente le pagine del suo diario. Da quel momento l’uomo, insieme a sua moglie, ha trasformato quella impossibile conversione in una missione di vita. Un episodio terribile, questo, che rimanda inevitabilmente a ciò che è successo, pochi mesi fa, a Foggia. Anche in quel caso, un ragazzo appena ventenne, era stato minacciato di morte e picchiato da suo padre solo perché aveva fatto coming out.

A Torino, a decidere le sorti del giovane vessato dai genitori, è stato il tribunale che li ha condannati per maltrattamenti. La madre e il padre hanno deciso di patteggiare, ottenendo la sospensione condizionale. I genitori dovranno però intraprendere un percorso psicologico e riparatorio, previsto dalle norme del Codice Rosso, della durata di un anno. Il ragazzo, invece, è stato risarcito dai genitori e si è allontanato, forse per sempre, dalla casa di famiglia.