Costretta a fare il test di gravidanza scopre di essere incinta. L’azienda la licenzia

La giovane, una ventenne, è stata prima obbligata a fare il test di gravidanza, negativo, poi un mese dopo ha scoperto di essere incinta. Ed è stata licenziata

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Virginia Leoni

Giornalista e Lifestyle Editor

Nata nel 1981, giornalista, ufficio stampa e socia di una casa editrice, ha trasformato la sua passione in lavoro. Ama scrivere, leggere e raccontare.

Pubblicato: 23 Febbraio 2024 14:26

Novembre 2023. Una giovane donna viene assunta per lavorare in una ditta di pulizie. Il contratto è part – time e a tempo indeterminato, ma l’impiego dura poco. A raccontarlo è stata lei stessa, che infatti ha spiegato di essere stata prima costretta a sottoporsi a test di gravidanza. Che ha dato risultato negativo. Ma poco tempo dopo, invece, in seguito a una visita medica ha scoperto di essere incinta ed è stata licenziata.

Una vicenda che ora è balzata agli onori delle cronache, dopo che la giovane si è rivolta alla Cgil che, a sua volta, ha denunciato il caso all’Ispettorato del lavoro di Nuoro, alla Asl e all’Inps.

Una vicenda, inoltre, che riporta l’attenzione su richieste non consone e non accettabili in un ambiente professionale e sulla necessità e l’importanza di tutelare le donne sul lavoro.

Prima il test di gravidanza, poi il licenziamento: la vicenda

Una vicenda che riporta l’attenzione sulla necessità di una maggiore tutela per le donne in ambito professionale. È quella che è stata raccontata da una giovane ventenne di Nuoro alla Cgil che subito si è adoperata per tutelarla.

Tutto inizia a novembre quando viene assunta da una ditta di pulizie, come ha raccontato lei stessa in un’intervista rilasciata a La Repubblica usando un nome di fantasia. “Sono stata costretta a fare un test di gravidanza sul posto di lavoro. E un mese dopo mi hanno licenziato perché incinta”, ha spiegato.

E la vicenda che ha raccontato inizia proprio con quel test di gravidanza che è stata obbligata a fare, dopo il mese di prova: “A metà dicembre – si legge sul sito del quotidiano – non sono stata tanto bene per qualche giorno, la datrice di lavoro mi ha portato un test di gravidanza e davanti a due colleghi maschi che conoscevo a malapena mi ha chiesto di farlo subito, lì nel bagno dell’ufficio”.

La giovane, che ha detto di essere stata minacciata di licenziamento, si è sottoposta al test che ha dato risultato negativo. Poi, un mese dopo, una visita medica le ha rivelato di essere incinta e il medico le ha certificato una gravidanza a rischio con astensione dal lavoro dal 18 gennaio al 25 febbraio. I timori, però, c’erano e quindi si è rivolta al sindacato: “Avevo paura di perdere il lavoro, sono andata al patronato Inca Cgil, mi hanno spiegato che avevo diritto a una tutela rispetto alla mia gravidanza – ha raccontato a La Repubblica – e hanno inviato la comunicazione telematica dello stato di gravidanza all’Inps e alla mia datrice di lavoro”.

A quel punto nessuna chiamata, nessun pagamento dello stipendio di gennaio, ma solo la comunicazione Unilav via WhatsApp. La ragione del licenziamento? A quanto pare, per giusta causa. “Secondo loro – ha detto la giovane a La Repubblica – avrei nascosto la gravidanza e incinta non avrei potuto svolgere la mansione per la quale mi hanno assunto”.

La vicenda ora è in mano alla Cgil

Dopo che la giovane si è rivolta alla Cgil, il sindacato ha denunciato il caso all’Ispettorato del lavoro di Nuoro, alla Asl e all’Inps.

Domenica Muravera, segretaria generale della Camera del lavoro di Nuoro e della Filcams Cgil regionale, ha detto all’Agi parlando della vicenda di questa giovane: “Le è sembrata una cosa strana, ma essendo giovane e desiderosa di mantenere il lavoro, non conoscendo i suoi diritti, ha accettato di fare il test, richiesta non legittima. È inaccettabile che un datore di lavoro eserciti il controllo sul corpo di una persona”.

La richiesta della Cgil – a quanto pare – sarebbe un reintegro motivato dal fatto che il licenziamento, non essendoci una lettera formale, sarebbe nullo.