Chi è Gypsy Rose Blanchard e perché tutti parlano di lei

La donna, scarcerata ieri, aveva ucciso la madre che per anni le aveva fatto credere di essere gravemente malata

Foto di Anna Verrillo

Anna Verrillo

Giornalista e Lifestyle Editor

Sangue campano e cuore a stelle e strisce. Scrive di cultura e spettacolo con frequenti incursioni nella cronaca rosa perché da brava gemelli non ama prendersi troppo sul serio.

Un selfie per celebrare la libertà: c’è voluto poco perché il primo scatto pubblicato sui social da Gypsy Rose Blanchard, scarcerata ieri dopo sette anni di reclusione, facesse il giro del mondo. La donna è infatti protagonista di una vicenda che ha dell’incredibile: per anni ha vissuto convinta di essere gravemente malata, scoprendo solo in età adulta di essere pefettamente sana. Sua madre, affetta da una grave patologia psichiatrica, le aveva sempre mentito e lei, aiutata dal fidanzato, decise quindi di ucciderla per riprendere in mano la sua vita.

L’incredibile storia di Gypsy Rose Blanchard

Gypsy Rose Blanchard è nata nel 1991 in Louisiana. Sin da piccola fu convinta dalla madre Dee Dee Blanchard di essere affetta da patologie molto gravi, tra cui leucemia, asma, paralisi cerebrale e  distrofia muscolare. Gypsy in realtà era sana come un pesce, ma nonostante ciò sua madre le mentiva e la sottoponeva a diverse cure mediche e interventi invasivi, come l’espianto delle papille gustative, che le provocò la caduta di tutti i denti.

Nutrita con un catetere, la ragazza si muoveva usando una sedia a rotelle, e la madre le rasava a zero i capelli regolarmente per fingere fosse alle prese con gli effetti collaterali della chemioterapia. Inoltre, Dee Dee iniettava nelle gengive della figlia degli anestetici affinché desse l’impressione di sbavare in continuazione. Violenze ed abusi che col tempo andarono peggiorando: in diverse occasioni la donna picchiò Gypsy e la incatenò ad un letto quando lei cominciò a sospettare di non essere così malata come le era sempre stato raccontato.

In realtà, per quanto crudele il comportamento di Dee Dee possa apparire, era in parte giustificato dalla sindrome di Munchausen, una rarissima patologia che spinge chi ne è colpito a provocare mali e malattie in figli o nipoti per ottenere attenzioni e proventi economici dalla situazione. La donna riusciva ad ingannare facilmente i medici spiegando che le cartelle cliniche di sua figlia erano andate perse a causa dell’uragano Katrina, e quando qualcuno diventava particolarmente sospettoso, si limitava a rivolgersi ad un altro professionista. La situazione ‘medica’ di Gypsy fu sfruttata per anni dopo aver allontanato  il padre della giovane e gli altri membri della famiglia.

L’omicidio di Dee Dee Blanchard

A Gypsy Rose non era concesso utilizzare internet, ma spesso riusciva a farlo di nascosto mentre sua madre dormiva. È attraverso uno di questi canali online che conobbe un ragazzo, Nicholas Godejohn, con cui intrecciò una relazione. Decisa a liberarsi dalla morsa di sua madre, lo convinse ad uccidere Dee Dee per poter scappare insieme: il 9 giugno 2015, Nicholas accoltellò la donna, ma la sua fuga con Gypsy durò pochi giorni. I due furono ben presto catturati e sottoposti a giudizio.

Durante il processo, tuttavia, vennero a galla le angherie e le torture subite dalla ragazza per tutto il corso della sua vita: i giudici furono quindi chiamati a prendere una decisione anche sulla base della manipolazione che per anni Dee Dee aveva esercitato su sua figlia.

 

Gypsy Blanchard fu condannata a 10 anni di prigione a seguito di un patteggiamento nel 2017: detenuta nel Chillicothe Correctional Center del Missouri, è stata rilasciata da poco con libertà vigilata. E, nonostante la tragedia di cui è stata vittima, ha spiegato di rimpiangere ogni giorno quanto accaduto a sua madre: “Non lo meritava. Era una donna malata e sfortunatamente non ero abbastanza istruita per capirlo. Meritava di essere dove sono io, seduta in carcere per aver avuto un comportamento criminale”.

Gypsy e Nick non sono più una coppia, e lei ha sposato nel 2022 Ryan Scott Anderson. La sua storia ha ispirato la miniserie ‘The Act’ oltre a numerosi documentari.