Prima ancora dello stilista, c’è l’uomo, il Signor Giorgio Armani che di fronte all’escalation della tragedia in Ucraina, a poche ore dalla sua sfilata, si chiede: “cosa posso fare per ciò che succede?”
E sceglie il suo segnale di solidarietà perché “Non dobbiamo fermarci, ma non è il caso di festeggiare”, “ non possiamo ignorare la tragedia che si sta svolgendo intorno a noi”.
Un segnale muto quanto assordante: il silenzio. Manda in scena il suo lavoro, la sua sfilata, senza musica. Si sentono solo i passi dei modelli ed i flash dei fotografi.
Nessuna distrazione mentre sfila una collezione che sa di ritorno e di luce. E al tempo stesso nessuna spettacolarizzazione, per rispetto delle vittime.
Nel piccolo Teatro Armani in via Borgonuovo va quindi in scena Segni di Luce, una collezione uomo-donna dall’eleganza “less is more”, privata di ogni espressione del superfluo. Le forme sono morbide, le silhouette fluide ed eleganti, spiccano colletti alla coreana, preziosi ricami e bagliori di luce continua.
È quest’ultima a conquistare la scena della collezione, dagli abiti alle borse di velluto, agli stivali che diventano calze, tutto è luminoso.
I tessuti sono morbidi come il velluto e il cashmere, la palette vira alla notte, dal blu al grigio scuro, al nero, con qualche richiamo al verde.
Giorgio Armani lascia il segno con la sua collezione autunno inverno 22-23 e il suo solidale silenzio.