Tradizione del piatto rotto: origine, significato e alternative al rito

Rompere un piatto durante un matrimonio è una tradizione molto antica: ma cosa significa questo rito? E dove ha origine?

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Anna Verrillo

Giornalista e Lifestyle Editor

Sangue campano e cuore a stelle e strisce. Scrive di cultura e spettacolo con frequenti incursioni nella cronaca rosa perché da brava gemelli non ama prendersi troppo sul serio.

Pubblicato: 27 Novembre 2024 23:36

Tra le tradizioni che da sempre accompagnano e contraddistinguono i matrimoni, c’è senza dubbio la rottura del piatto. Rito antichissimo che affonda le sue origini nell’antica Grecia, è ancora praticato in diverse regioni d’Italia, dove assume connotati leggermente differenti.

Ma cosa indica effettivamente la tradizione del piatto rotto? E quali sono i riti che possono eventualmente sostituirlo nel corso dei fiori d’arancio? Ve lo spieghiamo in questa guida.

Cos’è il rito del piatto rotto

Esistono diverse varianti del rito del piatto rotto, tanto in Italia che all’estero. A seconda del contesto in cui questo gesto sia effettuato, può assumere significati e uno svolgimento differente, pur conservando la sua natura superstiziosa e beneaugurante.

La rottura dei piatti nei matrimoni greci

La rottura dei piatti ai piedi della sposa è un’usanza che caratterizza da sempre i matrimoni Greci, come dimostrano molti film e serie tv. Nel corso di queste funzioni, in particolare durante il banchetto nuziale, ospiti e sposi sono incoraggiati a rompere le stoviglie come espressione del kefi, lo spirito che da sempre anima le feste più gioiose. Nel compiere il gesto “liberatorio” si pronuncia l’espressione “Oopah”.

Dal 1969 la pratica è stata vietata per legge nei luoghi pubblici, ed oggi è molto scoraggiata per la potenziale pericolosità. I ristoranti che hanno intenzione di riproporla, devono necessariamente essere provvisti di una licenza.

Sa ratzia, il rito del piatto in Sardegna 

Questa tradizione è comunque diffusa anche in alcune regioni d’Italia, in particolare in Sardegna, dove prende il nome di Sa ratzia. La tradizione vuole che l’operazione sia eseguita con grande cura, così da evitare che la sfortuna si abbatta sulla coppia. Bisogna quindi preparare un piatto (assolutamente nuovo e non scheggiato) in cui posizionare  riso, grano, sale, caramelle, uva passa, mandorle, confetti, monetine, coriandoli (in alternativafogli di carta stagliuzzati), petali e foglie. Si tratta di elementi molto differenti, ma che simbolizzano diversi aspetti che non possono assolutamente mancare in una relazione.

All’uscita di casa della sposa e dello sposo, la mamma o la nonna della ragazza lancia verso i due festeggiati e gli invitati il contenuto del piatto e, successivamente, con un gesto energetico, sbatte il recipiente a terra, finché non si rompe in mille pezzi. Dalla riuscita di questo gesto dipenderà, secondo i più superstiziosi, la felicità della coppia. Se il piatto dovesse restare intatto, infatti, non sarebbe buon segno, e sarà necessario ripetere l’operazione finché i cocci non si sparpaglieranno ai piedi dei due sposi. In molti casi, a raccogliere caramelle e monetine sono gli invitati più giovani: la loro presenza è ugualmente benaugurante, in quanto simbolo di prosperità e fertilità nella futura vita degli sposi. Il rito può essere effettuato in diversi momenti della cerimonia: nella maggior parte dei casi si opta per l’uscita della sposa dalla casa materna, oppure la fine della celebrazione religiosa.

Sebbene i puristi non siano d’accordo, esistono comunque delle varianti al rito del piatto rotto. Secondo alcuni, infatti, con il grano, sale e petali contenuti nel recipiente si dovrebbe fare una croce sugli sposi per tre volte. In questo modo, il rito viene investito anche di un significato religioso. Secondo altri, si devono preparare due piatti differenti, uno per ciascuno sposo, da rompere all’uscita della rispettiva casa. In altre zone, infine, tutti coloro che vogliono fare un augurio speciale agli sposi rompono un piatto al loro passaggio verso la cerimonia, oltre a lanciare petali e riso.

Qual è il significato del rito del piatto rotto in un matrimonio

Il rito del piatto ha un grande valore per le famiglie sarde, perché ha una simbologia molto dettagliata. Questo utensile rappresenta infatti il legame con la famiglia di origine e, se va in frantumi, indica che gli sposi non faranno più ritorno alla casa d’infanzia.

Rompendosi, invece, il piatto scaccia la minaccia del divorzio, ed è di buon auspicio per un’unione duratura senza crisi. A tal proposito, occorre anche specificare che i cocci non debbono essere raccolti né spazzati via, ma bisogna lasciare che siano la pioggia e il vento ad eliminarli. Secondo un’altra interpretazione, invece, la rottura del piatto rappresenterebbe la perdita della verginità della sposa. Per questo motivo, è fondamentale utilizzare per il rito un recipiente nuovo e non scheggiato, intatto come la virtù della fanciulla.

Per la cultura greca, infine, è simbolo di ricchezza ed abbondanza: in passato rompere i piatti era un modo per dimostrare alle persone che se ne aveva a disposizione una qualità tale da potersi permettere di “sprecarli”. La pratica, quindi, era prerogativa delle famiglie più benestanti.

Quali sono le origini del rito del piatto rotto

La tradizione del piatto rotto ha origini molto antiche, che risalgono all’antica Grecia. All’epoca era collegato a riti per risvegliare spiriti benevoli e scacciare quelli maligni. A secondo dell’evento a cui si prendeva parte, questo gesto assumeva infatti connotazioni differenti: rompere un piatto dopo la morte di una persona cara voleva dire spezzare il ciclo del lutto in una famiglia, augurando ai parenti del defunto felicità e fortuna. Durante una festa gioiosa, invece, i cocci di vetro o ceramica servivano ad ingannare gli spiriti malvagi, facendo credere loro fosse in corso un evento nefasto per allontanarli.

Successivamente, nella Penisola ellenica fracassare un piatto divenne il metodo più gettonato per indicare il proprio apprezzamento per uno spettacolo di musica o danza durante una cerimonia. In tal modo diventava espressione del kefi,  un sentimento appartenente alla cultura greca identificato come goduria ed entusiasmo assoluto per l’arte in tutte le sue forme.

Alternative al tradizionale gesto della rottura dei piatti

Non tutti potrebbero essere fan della tradizione del piatto rotto, o semplicemente non condividerne l’idea che ne è alla base. Alcuni sposi potrebbero chiedere esplicitamente ai propri ospiti di non danneggiare le stoviglie, preferendo alternative più sobrie e minimal. Per un matrimonio etico e green si può sostituire questo rito con il semplice lancio di fiori o chicchi di grano.

Far scoppiare un palloncino potrebbe rappresentare un’altra alternativa molto valida, poiché riproduce l’intento originario del gesto, ovvero quello di spaventare gli spiriti maligni con un rumore brusco. Come in tutte le situazioni, ad ogni modo, l’ultima parola spetta sempre ai festeggiati, a prescindere da tutte le superstizioni del caso.