Guida al sonno nei bambini: cosa sapere per migliorare il loro (e il nostro) riposo

Televisione, luci accese, eccessiva stanchezza, sono moltissimi i fattori che incidono sul sonno dei nostri figli. Una pediatra ci spiega di quante ore di sonno hanno bisogno i bambini, quali sono le cause principali che incidono sul cattivo riposo e cosa possiamo fare in questi casi.

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Giorgia Marini

Parenting Specialist

Ex avvocato. Blogger, con la laurea sul campo in Problemi di Mammitudine. Da 6 anni scrivo di gravidanza, maternità ed infanzia, sul mio blog “Stato di Grazia a Chi?” e su altre testate online. Racconto la maternità con brio, garbo ed empatia.

Pubblicato: 22 Aprile 2024 13:57

Il sonno nei bambini, a seconda delle fasce d’età, è un tema molto caro e molto caldo per i giovani genitori. E lo è perché da esso dipende anche il riposo e la serenità dell’intera famiglia. Di sonno dei bambini, inteso come quante ore devono dormire in base all’età, quali sono le loro principali problematiche, perché si svegliano spesso durante la notte, quando metterli nei loro lettini, se ne parla già durante i lunghi mesi di gravidanza.

Ormai, ci sono anche figure professionali specifiche per queste tematiche, come le consulenti del sonno, nate sulle ceneri di troppe notti in bianco per mamme e papà, pronte a costruire un protocollo specifico per il sonno turbolento dei bebè ma non solo.

Sulle problematiche del sonno dei bambini e delle bambine incidono molti fattori come: l’età, l’indole, le caratteristiche della cameretta, le routine familiari, le paure, i primi incubi, le prime esperienze dal nido alla scuola primaria e altro ancora. Per cui, naturalmente, ogni famiglia dovrà affrontare in modo diverso le criticità del sonno dei propri figli.

Nell’articolo che state per leggere, abbiamo voluto stilare una guida al sonno dei bambini, al fine di migliorare non solo il riposo dei più piccoli e delle più piccole ma quello dell’intera famiglia, e lo abbiamo fatto anche grazie alle preziosissime risposte delle dottoressa Giulia Giacomini, pediatra. Proprio a questa figura, rivolgiamoci come prima istanza, ogni qualvolta si abbia necessità di un aiuto specifico e concreto.

Ore di sonno per età, nei bambini
Fonte: iStock
Quanto devono dormire i bambini, in base all’età

Quanto deve dormire un bambino a seconda dell’età

Già quando siamo in ospedale, subito dopo aver partorito per la prima volta, ci accorgiamo che il nostro piccolo fagottino ha un ciclo sonno-veglia assai particolare. Le ore di veglia sono assai poche e limitate alla necessità delle poppate. Per lui/lei, la notte ed il giorno sono la stessa cosa, ed infatti la necessità delle poppate lo svegliano nel cuore della notte, anche più volte. Per fortuna, alcune famiglie hanno il privilegio di risentire di meno di tali risvegli notturni, perché ogni bambino/a ha il proprio ritmo anche sotto questo punto di vista.

“Come per gli adulti, anche per i bambini il ritmo sonno-veglia è molto variabile, alcuni necessitano di maggiori ore di sonno di altri. Oltre alla variabilità individuale, molti sono i fattori che influiscono sulle ore di sonno. In particolare, nei primi mesi di vita, sono i pasti ad essere un elemento incisivo, essi devono essere cadenzati anche durante la notte”.

Indicativamente, ogni bambino dorme in media:

– nei primi mesi circa 16-17 ore;

– da 1 ai 2 anni dalle 11 alle 14 ore;

– dai 3 anni è probabile che dormano 10-13 ore al giorno;

– dai 6 anni in su, compresa l’adolescenza, dalle 8 alle 11 ore consecutive”.

Ore di sonno per età, nei bambini
Fonte: iStock
Quanto devono dormire i bambini, in base all’età

Il sonno dei neonati: da 0 ai 3 mesi

Come premesso, i neonati seguono un ritmo sonno-veglia che, per quanto sia individuale, ha alcuni comuni denominatori. Essi trascorrono la maggior parte delle ore a dormire, spesso si svegliano, sia di giorno che di notte, in primissima istanza, per mangiare. Durante questa fase bisogna tenere i nervi saldi, sapendo che, quei risvegli notturni, per allattarli, benché molto pesanti, fanno parte di una fase transitoria più breve di quel che si creda. Possiamo aiutarci, certamente, con qualche espediente, come per i giorni di degenza in ospedale, possiamo praticare il co-sleeplng, per non doverci alzare in continuazione ed andare in un’altra stanza.

Far dormire il bambino, di notte, accanto a noi, ma in una culletta ad hoc, è la cosa migliore, per controllarlo ed accertarsi del suo benessere, ricordandosi sempre che il neonato deve essere coricato a pancia in su, per limitare al massimo le tragiche morti in culla.

I neonati possono essere cullati anche dai movimenti della mamma, come succedeva durante la gravidanza, senza che la mamma debba averli in braccio. Con una fascia porta bebè, ad esempio, la mamma potrà occuparsi di altro, in casa come fuori, potrà passeggiare, prendere un po’ d’aria, fare delle commissioni, mentre il suo bambino/a riposa, senza essere limitata dal suo ritmo sonno-veglia che ne impedirebbe molte attività.

Il sonno dei neonati: dai 3 ai 5 mesi

Il sonno dei neonati si regolarizza molto lentamente ma possiamo certamente contribuire a velocizzare serenamente questo processo. È probabile, in tal senso, che si renda necessaria l’impostazione di una buona routine del sonno. Anche se, all’inizio, in nostri tentativi ci sembreranno vani, se tutta la famiglia si atterrà ad un programma condiviso del sonno, pian piano, i nostri sforzi verranno premiati. I bambini sino ai 5 mesi dormono ancora moltissime ore, come decritto dalla pediatra, ma possiamo cominciare a stabilire una serie di rituali per scandire i due principali momenti deputati alla nanna ( la nanna pomeridiana e quella notturna).

Le 5 regole per la routine della nanna:

  1. abbassare luci e rumori;
  2. fare l’ultima poppata sempre allo stesso orario;
  3. metterlo a letto prima che sia troppo stanco;
  4. fargli un bagnetto/cambiarlo prima della nanna;
  5. dedicargli qualche storia/filastrocca.

Ovviamente queste regole verranno declinate in modo diverso a seconda che si tratti della nanna pomeridiana o di quella notturna ed andranno anche un po’ rimodulate con l’ingresso nella fase dello svezzamento che, in genere, avviene intorno ai 5 mesi.

Per una mamma, in special modo, questi primi mesi sono molto difficili, a volte, oltre che con il sonno del bebè, lei può trovarsi a combattere contro un’ enorme stanchezza o anche con una depressione post-parto. Proprio la deprivazione del sonno o la cattiva qualità del sonno, la difficoltà per l’allattamento, potrebbero metterla in una condizione di stress che richiede un supporto. Per questo, oltre che di una solida rete famigliare potrebbe essere necessario anche un sostegno specialistico, da quello di una doula, a quello di un psicologo/a. L’importante è che nessuna rimanga sola, per il proprio benessere ma anche per quello del bebè.

Il sonno dei neonati: dai 6 mesi ad 1 anno

I bambini di questa fascia di età, spesso, sono già stati introdotti in società, dal nido alla scuola dell’infanzia, per cui il loro ritmo sonno-veglia, per quanto sia caratterizzato ancora da moltissime ore di sonno, è scandito con maggiore precisione e consapevolezza, in concerto con le regole applicate e condivise con la scuola.

Per i genitori la vita, da questo punto di vista, potrebbe essere più semplice ma va precisato che proprio le sempre più frequenti e crescenti esperienze con l’esterno, possono contribuire a paure, incubi ma anche a grandi eccitazioni che possono influenzare negativamente e nuovamente i molti risvegli notturni.

In questa fascia di età è importante continuare con la routine della nanna anche se ovviamente essa avrà subito dei cambiamenti, come quelli della vita del bambino/a.

È importante, qualora non fosse già stato fatto, che il figlio abbia il proprio spazio nella propria stanzetta, nella quale tutto sarà pensato e strutturato per consentirgli un inizio di autonomia. Ad esempio, vicino al letto o dentro la culletta, si può mettere un biberon con dell’acqua, per abituarlo ad essere autonomo, durante i micro risvegli notturni. Inoltre, una stanza dotata di una lucina, gli consentirà di venire da noi, in caso avesse  bisogno di qualcosa. Una bella piccola libreria con le storie della buona notte, nella sua stanzetta, potranno aiutarlo a capire che, quando la mamma o il papà, prendono quei libri,  è il momento della nanna. Quando sarà pronto, lui/lei stesso/a potrà indicarli, sceglierli e prenderli.

I bambini intorno all’anno di età sono ovviamente tutti diversi ma anche tutti molti piccoli, per cui non dobbiamo abbandonarli ai pianti notturni, ma possiamo porre le basi per una buona autonomia ed autostima, se poniamo alcune cose alla loro portata. Di questo, ben presto, ne gioveremo tutti!

Ore di sonno per età, nei bambini
Fonte: iStock
Quanto devono dormire i bambini, in base all’età

Quali sono le principali problematiche

I bambini, che siano neonati, molto piccoli, o di età scolare possono avere risvegli notturni frequenti, in alcuni casi, potrebbe non bastare il cullarli o il rassicurarli, dargli un po’ d’acqua e rimetterli nella loro culletta o nel loro lettino in quanto, come leggeremo dalle parole della dottoressa Giacomini, le cause non sono sempre la fame o la sete.

“Circa la metà dei bambini al di sotto dei cinque anni si sveglia la notte, alcuni si riaddormentano da soli, altri cercano i genitori. Molto comuni sono gli incubi notturni, soprattutto nei primi anni di vita e ciò può essere un ulteriore motivo di risveglio nel cuore della notte. Gli incubi sono generalmente legati a fatti accaduti durante il giorno, come aver letto una favola o guardato un programma televisivo, e la semplice rassicurazione e conforto saranno sufficienti.

Inoltre ci sono i cosiddetti pavor o terrori notturni che rappresentano una comune parasonnia dell’infanzia caratterizzata da episodi di terrore estremo e panico, che si verificano improvvisamente nelle prime 2-3 ore di sonno. Tipicamente, il bambino si sveglia improvvisamente dal sonno, si siede dritto sul letto o salta fuori dal letto, urla di terrore e paura intensa, è preso dal panico e ha un’espressione spaventata. Spesso parla con suoni poco comprensibili, può camminare, correre e muoversi per la stanza. Generalmente, non si ha alcun ricordo dell’evento che accaduto. Nella maggior parte dei casi, non vi è alcun trattamento specifico oltre alla rassicurazione e all’educazione dei genitori. La prognosi è buona e la maggior parte dei bambini supera la condizione nell’adolescenza. Infine, il bambino può svegliarsi perché ha dolore. In caso di risvegli notturni legati al dolore ( per esempio a causa di cefalea o dolore articolare) è necessario parlarne prontamente con il pediatra”.

II sonno negli adolescenti che usano smartphone
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L’uso dei device incide sul sonno degli adolescenti

Il sonno negli adolescenti

Crescendo, il ritmo del sonno dei nostri figli sarà sempre più regolare, anche se diverso da individuo ad individuo. Con l’ingresso a scuola, i ragazzi/le ragazze avranno la propria routine giornaliera fatta di ore sui banchi, compiti a casa, sport, relazioni fra pari e prime esperienze fatte anche senza i genitori. Ciascuna fase ha le proprie criticità che andranno affrontate caso per caso e che possono anche riguardare il riposo notturno.

Sappiamo ormai quanti esperti si esprimano contro un continuo ed incontrollato uso dei device, anche a causa dei danni che produce sul ritmo sonno-veglia ed sulla difficoltà di addormentarsi.

“Per quanto riguarda l’adolescente ci sono diverse problematiche che impattano sulla qualità del sonno. Potrebbe trattarsi di scelta personale, legata ad una restrizione volontaria delle ore di sonno oppure condizione predisposta da fattori ambientali che di solito sono modificabili. Tra questi l’utilizzo di stimolanti come la caffeina o il guardare a lungo schermi luminosi come quelli del computer o del cellulare prima di addormentarsi; ormai è noto, infatti che stare a lungo sul telefono prima di dormire peggiora la qualità del sonno. Con la pubertà, inoltre, si modifica la secrezione di melatonina e in generale il ritmo circadiano risulta “ritardato”, prediligendo per l’adolescente di restare a lungo sveglio la notte, rispetto all’età pre- e post- puberale.

Per ultimo, ma non meno importante, anche l’adolescente, come l’adulto, può soffrire di insonnia legata a problematiche psicologiche”.

Se il bambino non dorme: consigli ai genitori

In conclusione, il sonno dei bambini e dei ragazzi segue ritmi molto personali, anche se regolati da linee di principio che sono uguali per tutti e per tutte. Ogni fase di crescita influisce anche sulle ore dedicate al sonno, sulle sue interruzioni, sulle cause di tali interruzioni, sino alle difficoltà nel prendere sonno. Un cattivo sonno nei bambini non va trascurato ma va affrontato nella sua specificità, indagando per prima cosa nelle abitudini familiari, a volte sbagliate in quanto non al passo con l’età dei piccoli inquilini.

Ci sono famiglie che cenano ad orari non consoni all’età dei propri figli; bambini che vanno a letto tardi; altri che trascorrono troppe ore davanti agli schermi; poi c’è chi mangia male, chi fa una vita troppo sedentaria; infine bambini e bambine lasciati soli sui social, spaventati da contesti non adatti alla loro fase evolutiva, perciò turbati. Questi sono solo esempi di tutto quello che può incidere sul cattivo riposo. Partire da un esame sul nostro stile di vita familiare e modificarne alcuni aspetti, può anche bastare per risolvere eventuali problemi legati al sonno.

“I bambini e i ragazzi hanno bisogno di un numero adeguato di ore di sonno, la restrizione del sonno non è scevra da complicazioni. Quando nel tempo persiste un problema legati al loro sonno, parlatene con il vostro pediatra, che saprà tranquillizzarvi e darvi i più corretti consigli per il vostro bambino”.