Il rapporto padre-figlia è una relazione speciale capace, nel tempo, di influenzare il carattere della giovane donna nella quale si trasformerà la bambina amata e coccolata dal papà. Lo sviluppo del carattere femminile è certamente influenzato dalla presenza, sia a livello quantitativo che qualitativo, del padre durante l’infanzia della figlia.
Nel tempo, la figura paterna ha subito notevoli e profondi cambiamenti che hanno seguito le rivoluzioni culturali legate, più in generale, alla figura maschile. Spesso assente giustificato, in passato, oggi il padre ha un ruolo specifico nella cura e nell’educazione dei figli e delle figlie.
In particolar modo, i papà hanno un’influenza speciale, peculiare, quando in casa ci sono una o più figlie femmine, ed è quanto approfondiremo appunto in questo articolo con il contributo della dottoressa Dott.ssa Clara Lapi, psicologa e psicoterapeuta.
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L’importanza del ruolo del padre nella vita delle figlie
Padri e madri hanno funzioni complementari nell’educazione e nell’accudimento dei figli e delle figlie, inoltre, la prima figura di sesso opposto con la quale i nostri bambini/ bambine si relazionano è quella di uno dei genitori, se ovviamente parliamo di famiglia tradizionale. Il tipo di presenza materna e paterna impattano notevolmente sull’autostima dei ragazzi e delle ragazze nel futuro, con frutti postivi o strascichi tutt’altro che irrilevanti a seconda delle circostanze vissute durante l’infanzia.
Per cui si capisce che, nello specifico, il ruolo del padre nella vita delle figlie è speciale. Ma andiamo nello specifico, chiedendo alla dottoressa Clara Lapi quali siano i comportamenti e le competenze paterne in grado di rafforzare il legame padre-figlia.
“La capacità di sintonizzarsi emotivamente con i propri figli è sicuramente un’ abilità che permette di trasmettere sicurezza e senso di accettazione incondizionata auspicabile nei legami di attaccamento primario.
A rendere speciale il rapporto padre-figlia è proprio quell’attitudine del genitore di settarsi sugli stati interni, le emozioni e i bisogni della propria figlia, che si traduce in comportamenti specifici in cui i due condividono, rimanendo sempre in dialogo. Questo ha a che fare con la sensibilità, la capacità del genitore di percepire e mantenere nel campo della propria consapevolezza i segnali e le comunicazioni non verbali del bambino. Dall’altra parte questo implica una disponibilità e un’ apertura da parte del genitore a leggere i desideri, i bisogni e le attitudini della propria figlia e a costruire di conseguenza una rappresentazione mentale integrata e aggiornata costantemente con i cambiamenti che vive.
Ci sono studi che confermano questa capacità mostrando come i padri di figlie femmine utilizzano esclusivamente con le loro bambine un linguaggio più emotivo, giochi di ruolo e simbolici, adattandosi alle richieste da loro proposte.
Ciò non avverrebbe con i figli maschi che, al contrario, proporrebbero giochi più fisici e linguaggio connotativo o di azione. Questo dato è riscontrabile anche nella pratica clinica: molti sono i ricordi di esperienze vissute con i propri padri riportate da pazienti adolescenti o giovani adulte che confermano la sensazione di calore e amabilità provata in situazioni della loro infanzia in cui il proprio padre si è sintonizzato autenticamente con i loro sentimenti o i loro gusti, notando che lo stava facendo esclusivamente per loro”.
Perché il rapporto padre-figlia è speciale
La nostra cultura ci ha abituate a pensare che il rapporto padre-figlia sia fatto di piccole gelosie reciproche, che vengono fuori soprattutto in fase adolescenziale, quando la ragazza comincia a provare simpatie particolari per i ragazzi. La filmografia ci riporta fotografie che potrebbero avvicinarsi alla vita di molte famiglie con figlie femmine: ragazze che si staccano dal rapporto con la madre, in favore di un avvicinamento con il padre, da un lato, mentre il papà non considera nessun ragazzo all’altezza di quella che vede ancora come la propria bambina.
Al di là di ciò che ci raccontano il cinema, la televisione, ed aneddoti di persone vicine, il rapporto padre- figlia, lo abbiamo letto dalle parole della dottoressa Lapi e lo vedremo ancora, è speciale per quello che il primo riesce a lasciare, come eredità, alla seconda. Un’eredità che gioca un ruolo importante quando la ragazza comincerà a costruirsi una propria identità ed una propria vita sentimentale.
“Il padre è la figura genitoriale che più traghetta i propri figli nel mondo. Esperienze condivise in cui il padre si mostra come modello di sicurezza e comportamento, trasmettendo limiti e regole da una parte ma anche la protezione necessaria per poter esplorare l’ambiente e uscire alla propria zona di confort, getta le basi per far sì che i propri figli si percepiscano come individui sicuri e aperti al mondo. In questo specifico caso, permette alle proprie figlie di esplorare con curiosità e apertura alle novità, trasmettendo loro anche la consapevolezza di eventuali pericoli e conseguenze.
Il papà costituisce anche una valida alternativa al modello genitoriale materno. Questo non è da intendersi in modo screditante o discordante nei confronti del legame materno ma bensì come figura complementare, permettendo l’accrescimento del bagaglio di esperienze emotive, l’ arricchimento di gradi di libertà nelle future configurazioni di personalità da trasmettere alla propria figlia, proteggendola inoltre da eventuali configurazioni insicure di attaccamento o rigidità personologiche che causerebbero una marcata sofferenza o nei casi più estremi patologia psicologica con la crescita”.
Come l’influenza paterna influenza le future relazioni
Abbiamo detto più volte che la figura paterna riveste un ruolo cruciale soprattutto in quello che sarà il futuro sentimentale delle proprie figlie, una volta divenute adulte. Senza scomodare la psicologia, cosa che invece faremo lasciando poi le considerazioni finali alla dottoressa Lapi, basterebbe pensare ad esperienze anche indirette di cui abbiamo conoscenza e memoria. Ci sono molte bambine cresciute senza la figura paterna, la cui assenza sia imputabile ad esempio ad un abbandono durante l’infanzia, che ricercano nelle relazioni sentimentali un uomo che rivesta le veci di protezione e sicurezza che sono mancate quando si era bambine. Ci sono donne che preferiscono uomini molto più grandi di loro, anagraficamente parlando, perché hanno un bisogno antico che il proprio padre non ha colmato.
Potremmo fare molti esempi specifici ma sappiamo che creare uno stereotipo per le situazioni di assenza paterna durante l’infanzia della propria figlia non sarebbe corretto. Però possiamo certamente asserire che ciò che il padre fa o non fa, quanto tempo c’è o non c’è, fa la differenza per quella che sarà la relazione sentimentale che la ragazza cercherà in futuro. Ed aggiungiamo, anche per come la leggerà, per i limiti di tolleranza che avrà, di fronte ad alcuni comportamenti del proprio partener.
“Con l’inizio della pubertà e della preadolescenza, il senso di amabilità costruito nelle relazioni primarie con i propri caregiver muta e si adatta alle richieste ambientali, per cui non è più esclusivamente influenzato e sperimentato attraverso e nelle relazioni con i propri genitori ma si inizia a saggiare quello che viene definito “senso di proponibilità”, ovvero la percezione soggettiva di quanto possa risultare amabile e desiderabile sia dal punto di vista affettivo che fisico e sessuale ai pari. In sostanza, il senso di proponibilità corrisponde a quanto una persona si sente idonea nell’essere scelta dall’altro, con il quale poter costruire un rapporto con caratteristiche di unicità ed esclusività (Lambruschi, 2022). Questo particolare sentimento è trasmesso dal genitore di sesso opposto, oltre che co-costruito dallo stile di attaccamento tipico dell’individuo in questione.
Nella pratica il genitore eterologo, in questo caso il padre nei confronti della figlia, consente di sperimentare, sentire e osservare tutti quei giochi interpersonali tipici delle relazioni: per esempio, come si entra in relazione con l’altro; la comunicazione verbale e non verbale per raggiungere e mantenere uno stato adeguato di relazione con l’altro sesso; le discussioni, le riparazioni della relazione stessa. In sostanza il padre si pone come “palestra” relazionale, con il quale sperimentare e sperimentarsi come soggetto interessante, desiderabile e in grado di stabilire una relazione (sia di tipo amicale che intimo) con un soggetto dell’altro sesso.
Presenza e assenza paterna: cosa accadde nelle figlie
Una figlia che abbia avuto la possibilità di avere a che fare con un padre molto presente e di grande rilievo emotivo (sia in senso gratificante che in senso più controllante) sarà abituata a percepirsi come desiderabile dal partner, avrà costruito un grado di sicurezza del sé in relazione all’altro che le permetterà di non dubitare delle proprie capacità di amare ed essere amata, in modo da sperimentare protezione e prevedibilità nella relazione e nel ruolo di partner a sua volta.
Viceversa, una figlia con un padre più periferico o assente sia fisicamente che emotivamente, venendo meno la possibilità di mettersi alla prova in quella palestra appena citata, nella quale provare e riprovare con il proprio genitore i vari ruoli relazionali, tenderà a strutturarsi come passiva o a provare poca dimestichezza e conoscenza di sé stessa nella relazione.
Da ultimo ma non meno importante, funge da modello dal quale apprendere tacitamente, in via indiretta, anche come il padre vive le proprie relazioni e si comporta con la propria partner. Questo fornirà comunque l’ideale relazionale al quale ispirarsi, sia accostandosene che opponendosi a questo. Nella pratica, le figlie osserveranno come il padre si mostra a livello comportamentale con la partner, sia nelle situazioni di prossimità fisica affettiva che di conflitto, lo confronteranno poi con quanto appreso a livello verbale e non verbale nella propria esperienza col genitore, andando a influire con il proprio senso di amabilità, sicurezza, prevedibilità soggettivamente esperito nei propri legami”.