Avida di vita e d’amore, un’eroina dei tempi moderni che ci ha lasciato una grandissima eredità. Lei è Sibilla Aleramo, una delle più grandi autrici italiane del ‘900 che ha combattuto con coraggio ogni giorno, tutti i giorni della sua vita per una sola causa: poter scegliere liberamente il suo destino.
Sono passati 60 anni da quando Sibilla si è spenta in una clinica romana, eppure lei ha ancora così tanto da insegnare. Il giorno dopo la sua morte Eugenio Montale la descrisse come una donna determinata e coraggiosa. “Sopravvissuta a tante tempeste, portava ancora con sé, e imponeva agli altri, quella fermezza, quel senso di dignità ch’erano stati la sua vera forza e il suo segreto”.
Nata all’anagrafe come Marta Felicina Faccio ad Alessandria, Sibilla non ha avuto molti sconti dalla vita, a partire dal rapporto inesistente con sua madre che soffriva di problemi mentali fino alla violenza sessuale da parte di un uomo che poi divenne suo marito, a quei tempi si chiamava matrimonio riparatore e le donne non potevano sottrarsi.
Ma lei voleva farlo, così fiera e coraggiosa, desiderava camminare a testa alta in una società dove gli uomini e la famiglia costringevano le donne ad abbassarla. Purtroppo lei sapeva di non avere scelta ma nonostante questo si ribellò. Rinunciò a tutto per essere una persona libera, anche a suo figlio, abbandonando il tetto coniugale.
A 30 anni decise di raccontare quella libertà tanto agognata attraverso la sua penna scrivendo quello che è stato considerato uno dei libri più scandalosi del secolo scorso: Una donna. In questo testo Sibilla Aleramo mette in discussione la dedizione materna: era il 1906 e l’emancipazione femminile stava entrando con discrezione all’interno del dibattito politico e culturale, ma l’Italia non era pronta per il libro di Sibilla, una spudorata autobiografia che denunciava gli uomini.
Una donna è stato considerato il primo libro femminista in Italia. Perché quel testo non era solo un’autobiografia ma era un grido di ribellione, quello di una donna che ha combattuto attraverso un’infinità di modi diversi contro quella società così repressiva, autoritaria che remava contro le donne.
La passione è stata al centro di tutto. Dalla scrittura, il suo primo grande amore, fino alla politica che scoprì negli anni ’50. Anche la sua penna era intrisa di emozioni che non ha mai nascosto, dalle follie all’ardore intenso nei confronti della vita e dell’amore. Ha subito critiche e giudizi che però non l’hanno fermata, fino alla fine lei è stata una donna libera, padrona del proprio destino perché nonostante tutto era riuscita a ottenere la sua possibilità di scelta. Ed era tutto ciò che aveva sempre desiderato.