Pupi Avati, regista: biografia e curiosità

Pupi Avati è un famoso regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. Scopriamo qualcosa in più della sua sua vita e della sua lunga carriera ricca di successi

Pupi Avati nasce a Bologna il 3 novembre 1938 da Angelo ed Ines. Il nonno paterno di Giuseppe, vero nome del futuro regista, è un antiquario appartenente ad una famiglia borghese e monarchica. Il nonno materno, invece, è un operaio socialista. Le discussioni, quindi, all’interno del nucleo familiare sono quotidiane e molto accese. Cresciuto con altri due fratelli, Pupi è un ragazzino timido che si sente inadeguato ed inferiore rispetto al padre, un uomo molto bello e corteggiato. L’inizio dell’adolescenza porta un’immane tragedia nella vita di Avati: nel 1950 perde, infatti, il papà e la nonna materna a causa di un incidente automobilistico. L’esperienza della giovane e bella madre vedova che molti vorrebbero veder risposata verrà riproposta dal regista nel suo film “La seconda notte di nozze”. La madre, la donna più amata nella sua intera vita, riveste un ruolo fondamentale nella vita di Pupi Avati. È da lei, per esempio, che proviene il nome Pupi, derivante dal diminutivo di un violinista austriaco Joseph.

Avati frequenta la facoltà di Scienze Politiche arrivando alla laurea. Parallelamente segue la sua prima grande passione, il jazz, suona con Lucio Dalla nella Doctor Dixie Jazz Band, ma comprende di non avere il talento necessario per eccellere nella carriera di clarinettista. Per quattro anni si impiega in una ditta di surgelati. Solo dopo si dedica completamente alla settima arte, il cinema, frequentando corsi e posizionandosi dietro la macchina da presa. Il desiderio di diventare regista gli viene dopo aver visto “Otto e mezzo”, il capolavoro di Federico Fellini. Questo film gli fa capire che l’arte cinematografica non è fatta solo di messinscene di duelli tra cowboy ed indiani o di inseguimenti tra poliziotti e malviventi. Al contrario, il cinema è la rappresentazione dell’intera esistenza, in tutte le sue sfaccettature. Grazie alla bolognese Laura Betti, l’aspirante regista Pupi Avati riesce ad inserirsi in un gruppo di artisti. Ha così la fortuna di conoscere registi e scrittori del calibro di Bernardo Bertolucci, Alberto Moravia, Giuseppe Patroni Griffi, Marco Bellocchio e Pier Paolo Pasolini.

Nel 1968 Avati riceve il primo finanziamento da un imprenditore misterioso per realizzare il suo primo progetto, “Balsamus, l’uomo di Satana”. Negli anni successivi dirige “Thomas e gli indemoniati” (1969) con Gianni Cavina e Mariangela Melato e “La mazurka del barone della santa e del fico fiorone” (1975) con Ugo Tognazzi e Paolo Villaggio. Nel 1974 è lo sceneggiatore di “Il bacio” e nel 1975 di “Salò e le 120 giornate di Sodoma” (1975), film diretto da Pier Paolo Pasolini. Torna poi alla regia con “La casa dalle finestre che ridono” (1976) ed il censurato musical “Bordella” (1976) con Gigi Proietti. Nel frattempo lavora anche per la TV con gli sceneggiati “Jazz band” (1978) e “Cinema!!!” (1979). Nel 1983 dirige Carlo Delle Piane in “Una gita scolastica”, grazie al quale vince il Nastro d’Argento come Migliore Regista e per il Miglior Soggetto Originale. Seguono “Festa di laurea” (1984), “Noi tre” (1984), “Regalo di Natale” (1986), “Storia di ragazzi e di ragazze” (1989); con quest’ultimo film vince il David di Donatello per la sceneggiatura e il Nastro d’Argento come miglior regista.

Nel 1991 lavora negli USA e dirige “Bix. Un’ipotesi leggendaria”, il film sulla vita di Leon Beiderbecke, uno dei pochi jazzman dalla pelle bianca. Nel 1992 cura la regia di “Fratelli e sorelle”, mentre nel 1993 porta al Festival del Cinema di Cannes “Magnificat”. L’anno successivo è la volta di “L’amico d’infanzia”, mentre nel 1996 escono “L’arcano incantatore” e “Festival”. Nel 1997 dirige “Il testimone dello sposo” con Diego Abatantuono e Inès Sastre; a seguire “La via degli angeli” (1999), “I cavalieri che fecero l’impresa” (2000) e “Il cuore altrove” (2002) con Vanessa Incontrada e Neri Marcoré. Il 2004 vede l’uscita di “La rivincita di Natale” e “Quando arrivano le ragazze?” con Vittoria Puccini e Claudio Santamaria. Nel 2005 è la volta di “La seconda notte di nozze” con Katia Ricciarelli, mentre l’anno successivo esce “La cena per farli conoscere” (2006).

Nel 2007 dirige “Il nascondiglio” e nel 2008 “Il papà di Giovanna”; seguono “Gli amici del bar Margherita” (2009), “Il figlio più piccolo” (2010) e “Una sconfinata giovinezza” (2010), con Fabrizio Bentivoglio e Francesca Neri. Nel 2011 cura la regia de “Il cuore grande delle ragazze” con Cesare Cremonini e Micaela Ramazzotti. Nel 2012 dirige la fiction “Un matrimonio” con Christian De Sica, mentre nel 2004 esce “Un ragazzo d’oro”. Molti dei suoi lungometraggi vengono prodotti dal fratello Antonio. Nelle sue opere il grande maestro del cinema italiano volge quasi sempre lo sguardo al passato, al fine di comprendere come sono avvenuti gli eventi e come si sono sviluppati i rapporti umani, soprattutto all’interno dei nuclei familiari. Pupi Avati ama scandagliare i dubbi, i valori, le futilità, i limiti, i piccoli sentimenti, le incertezze, le paure e le ambizioni umane.

Il suo stile intimo e minimalista è il marchio di riconoscimento di tutta la sua produzione, mentre la metodologia di lavoro del regista prevede di lavorare egli stesso sulla sceneggiatura del film, partendo da una sua idea. Da quel lontano 1968, Pupi Avati vive completamente immerso nel mondo dell’arte e del cinema, in tutte le sue forme. Dal 2002 al 2004 è, infatti, presidente di Cinecittà, un ruolo che gli sta stretto fin dall’inizio e che abbandona con sollievo. Nel 2008 pubblica l’autobiografia “Sotto le stelle di un film”. Nel 2013 recita un cameo nel film “Benvenuto Presidente!” a fianco di Claudio Bisio e Kasia Smutniak. Lo stesso anno dà alle stampe la seconda autobiografia, “La grande invenzione”. Ama molto leggere ed il suo scrittore preferito è William Faulkner. Per quanto riguarda la vita privata, Pupi Avati è sposato con Nicola, dalla quale ha avuto due figli, Alvise e Tommaso, ed una figlia, Maria Antonia.