La famiglia Obama potrebbe riscrivere la storia degli Stati Uniti. Il motivo è presto detto: Michelle Obama pare pronta a candidarsi per le presidenziali USA e sfidare Donald Trump. Se Barack Obama è stato il primo Presidente nero della storia del Paese, sua moglie potrebbe divenire la prima Presidente donna a stelle e strisce (sulla scia della porta spalancata da Hillary Clinton, prima candidata alla presidenza).
Il ritorno di Trump
Alle porte c’è una nuova candidatura di Donald Trump per il partito repubblicano. Sembrava impossibile, considerando le roventi questioni legali che lo vedono protagonista, ma con ogni probabilità sarà così. Il ritiro di Don DeSantis, insieme con l’immagine di martire venduto all’altare della magistratura corrotta, sono il passo (quasi) definitivo. C’è chi spera ancora in Nikki Haley, unica sfidante, ma il mondo repubblicano pare aver piegato nuovamente la testa all’ex Presidente.
Allo stato attuale, Joe Biden non sembra minimamente in grado di far fronte all’armata trumpiana. Sperare che il popolo voti semplicemente chiunque non sia Trump non è una strategia politica che può garantire un secondo mandato. Ha già funzionato una volta, ma ora ci si lascia alle spalle quattro anni di gestione tutt’altro che impeccabile.
Cosa c’entra Michelle Obama in questo quadro politico? Il New York Post sostiene possa esserci spazio per un colpo di teatro, che avrebbe del clamoroso. Una scelta cinematografica dall’enorme impatto e significato. L’ex first lady candidata alle elezioni di novembre 2024. Citando in malo modo Xena, “colei che sola poteva salvare gli USA e il mondo da Trump”.
Avrebbe ottenuto il semaforo verde dai donatori del marito che, sostiene il giornale conservatore, starebbe sondando il terreno per il grande annuncio. Al tempo stesso, Barack Obama dovrebbe convincere Biden e il suo staff a fare un passo indietro, nell’interesse del Paese. Il mondo dem non è minimamente rassicurato dalla sua volontà di tentare un secondo mandato. Bati pensare all’ex stratega di Obama, David Axelrod, che mesi fa ha descritto questa prospettiva come “non saggia”.
Il popolo vuole Michelle Obama
Non è però la prima volta che si parla di Michelle Obama come prima donna Presidente degli Stati Uniti, o quantomeno come candidata. L’amore che il popolo americano prova nei suoi riguardi è immane. In tanti l’avrebbero voluta in corsa già dopo la fine del secondo mandato di suo marito. Qualcosa sembra però essere cambiato nel 2022. Il discorso si sarebbe di colpo concretizzato. Il Post spiegava infatti come nell’estate di quell’anno lei avesse privatamente annunciato tale intenzione ad alcuni importanti amministratori di azienda, chiedendo il loro sostegno.
Un progetto che non mira a dividere il partito democratico, bensì a unirlo sotto un altro vessillo. Nessuno scontro in programma con Biden, dunque, che rafforzerebbe Trump. L’obiettivo sarebbe quello di far desistere l’81enne presidente entro l’estate, poco prima dell’annuncio ufficiale del candidato alla convention dei democratici. L’età e lo stato di salute potrebbero rappresentare un’ottima via d’uscita dignitosa, per poi appoggiare pubblicamente Michelle Obama.
Il popolo americano voterebbe per l’ex first lady? Senza dubbio. Nel corso degli anni la sua immagine non è mai stata scalfita e il suo impatto sul pubblico è soltanto cresciuto dal post presidenza del marito. Sarebbe il colosso politico e mediatico adatto per fronteggiare quello tsunami che è Donald Trump. Ciò vuol dire che ci si aspetta un plebiscito in suo nome? Per nulla. L’errore che gli USA non possono commettere (ancora) è quello di ignorare la pancia del Paese, che vede in Trump un uomo vessato come loro, disposto ad andare contro i soliti giochi di potere.
Un modello per molte donne americane. Michelle Obama è nata nel 1964 da una famiglia della classe operaia. Raggiunta l’Ivy League, si è laureata a Princeton e alla Harvard Law School. Ha lavorato come avvocato in diversi studi e per l’Università di Chicago, per poi dedicarsi alla campagna elettorale di suo marito Barack, in maniera attiva.
È diventata un volto della lotta per il riconoscimento dell’enorme comunità afroamericana statunitense, ricoprendo il ruolo di first lady. Determinata e pragmatica, è abituata a lottare per ottenere ciò che ritiene sia giusto. Ha saputo sfruttare pienamente il proprio ruolo. Non è mai rimasta in silenzio o nell’ombra e mai suo marito ha mostrato di volerla ridotta in tal modo. Con la sua ingerenza ha lanciato campagne contro la povertà e in favore di un’alimentazione più sana. Si è spesa per un’istruzione garantita a tutti e dal 2018 è scesa in campo per provare ad aumentare la partecipazione al voto.
Votata come donna più ammirata dagli americani nel sondaggio Gallup 2018 e 2019. Becoming, la sua autobiografia, ha venduto più di 10 milioni di copie dopo la pubblicazione nel 2018, con traduzioni in ben 31 lingue.
Durante la fase delicata del Covid, ha mostrato di rivolgere lo sguardo alle famiglie. Un gesto, quello di leggere ogni lunedì una storia per bambini ai suoi follower, che ha riscaldato il cuore di molti. Sono milioni i cittadini che sperano da tempo in un suo passo in avanti in politica. Altri, prevedibilmente, apprezzerebbero la scelta e la sosterrebbero.
Donald Trump in tribunale
In questo scenario viene però da chiedersi, e Trump? Ai vari problemi legali, connessi al mondo della politica, si aggiunge il processo per diffamazione ai danni della giornalista E. Jean Carroll. Lo aveva accusato d’aver danneggiato gravemente la sua reputazione negando d’averla aggredita sessualmente. Un tribunale federale ha condannato l’ex Presidente USA al pagamento di un risarcimento danni di 83.3 milioni di dollari (la richiesta di Carroll era di 10 milioni).
Ma quante sono le inchieste contro Trump? Il primo caso riguarda i pagamenti all’attrice a luci rosse Stormy Daniels. Ben 130mila dollari che l’accusa ritiene non siano stati rendicontati correttamente, secondo le norme delle spese dei candidati politici. L’obiettivo era quello di far tacere la donna in merito a un loro presunto rapporto sessuale. Una spesa fatta passare, si ritiene, per consulenza legale. A ciò si aggiunge l’incriminazione per aver conservato documenti governativi riservati nella propria villa di Mar-a-Lago, risalenti alla sua presidenza. Al loro interno informazioni su armi nucleari, piani militari e di intelligence. L’ultimo tassello è l’accusa d’aver usato il potere esecutivo per sovvertire la democrazia restando in carica contro il volere degli elettori. Il riferimento va ovviamente all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021.
Donald Trump non sta sfuggendo da queste accuse, anzi. È presente in tribunale e vuole a tutti i costi rendere ben chiara e visibile la sua presenza. Ritiene infatti che questo sia il trampolino di lancio della sua campagna elettorale. La cornice ideale per l’immagine da perseguitato martire che il (suo) popolo tanto adora.
Ad oggi, come molti giornali evidenziano, Michelle Obama è davvero l’ultima chance dei democratici per restare alla guida del Paese. Saranno elezioni d’immagine, ben più di quelle che hanno visto Trump battere Hillary Clinton. Mentre il mondo repubblicano parla di movimenti nell’ombra di Barack Obama, visto da un certo elettorato come un nemico dello Stato, altrove è bastata la sola scintilla dell’ipotesi di Michelle Obama alla Casa Bianca per scatenare un vero e proprio inferno di fuoco.