Henri Cartier-Bresson, fotografo: biografia e curiosità

Henry Cartier-Bresson ha contribuito alla nascita del fotogiornalismo come forma d'arte. Scopriamo la vita di questo grande protagonista del Ventesimo secolo

Henri Cartier-Bresson è stato un grande fotografo francese nonché un pioniere del fotogiornalismo. Cartier-Bresson ha girato, infatti, tutto il mondo con la sua macchina fotografica, immergendosi totalmente nella contemporaneità. Considerato uno dei maggiori artisti del XX secolo, ha seguito e documentato molti dei più grandi eventi mondiali, dalla guerra civile spagnola alla rivoluzione cinese, dall’incoronazione di Giorgio VI alle rivolte francesi del 1968. Ed ha fotografato i principali protagonisti del secolo scorso, da Che Guevara al Mahatma Gandhi a Marilyn Monroe.

Nato a Chanteloup il 22 agosto 1908, Henri Cartier-Bresson fu educato a Parigi, dove sviluppò un grande amore per la letteratura e le arti in genere. Dopo aver studiato pittura a Parigi e a Cambridge, all’inizio degli anni ’30, viaggiò molto in Africa per cacciare antilopi e cinghiali. Qui scoprì l’interesse per la fotografia naturalistica. Al ritorno in Francia, acquistò la sua prima Leica 35 millimetri, una macchina fotografica il cui stile semplice ed i sorprendenti risultati può aiutare a definire il lavoro del fotografo. Per il resto della sua vita, infatti, l’approccio alla fotografia rimase la stessa.

Disprezzava l’immagine in realtà aumentata, frutto di luce artificiale, effetti da stanza buia e ritagli. Il naturalista che albergava in lui credeva, infatti, che tutte le modifiche dovessero essere fatte al momento stesso dello scatto. La sua attrezzatura era, spesso, solo la luce naturale. L’ascesa come fotografo fu molto rapida, ma nel 1935 Henry Cartier-Bresson decise di dedicarsi alla pellicola cinematografica, diventando assistente del regista Jean Renoir. La sua vita subì, però, una svolta drammatica nel 1940 dopo l’invasione tedesca della Francia.

Henry Cartier-Bresson si arruolò nell’esercito, ma fu presto catturato dalle forze nemiche e rinchiuso per 3 anni in un campo di prigionia. Creò così un reparto fotografico per la resistenza e, dopo la fine della guerra, gli Stati Uniti gli commissionarono un documentario sul ritorno dei prigionieri francesi. Dopo anni di opere d’arte, successi e riconoscimenti globali, nel 1966 ripose la macchina fotografica e ritornò ai sui primi amori: il disegno e la pittura. Nel 2003, al fine di preservare i sui lavori, diede vita alla Fondation Henri Cartier-Bresson. Morì in Provenza il 3 agosto 2004.