Giorgio De Chirico è stato un artista italiano, considerato uno dei maggiori esponenti della corrente metafisica. Nella sua carriera si contano centinaia di opere, tra cui anche diversi scritti. “Prima di essere cézanniani, picassiani, soutiniani o matissiani e prima di avere l’emozione, l’angoscia, la sincerità, la sensibilità, la spontaneità, la spiritualità, i nostri geni modernisti, farebbero meglio ad imparare a fare una buona e bella punta al loro lapis”, diceva De Chirico, una delle poche voci d’avanguardia del suo tempo.
Indice
La formazione
L’artista di Volos inizia a prendere le sue prime lezioni di disegno dal pittore greco Mavrudis nel 1896, quando la famiglia lascia Atene per tornare nella cittadina che gli aveva dato i natali. Successivamente si perfeziona con il pittore e soldato Carlo Barbieri e con lo svizzero Jules-Louis Gilliéron. Frequenta per breve tempo il liceo e poi torna agli studi con maestri privati mentre nel 1903 si iscrive al Politecnico di Atene per iniziare lo studio della pittura.
Nel 1906, lascia la Grecia con la madre e il fratello e si trasferisce in Italia dove inizia a frequentare l’Accademia delle belle arti di Firenze. Nel 1907 si sposta a Monaco di Baviera: qui conosce Arnold Böcklin e di Max Klinger. Dal 1909 si muove per l’Europa e conosce i maggiori artisti del tempo, come Max Jacob, Pablo Picasso e Guillaume Apollinaire che influenza moltissimo la sua produzione artistica. Le sue prime rappresentazioni delle piazze d’Italia derivano invece dallo stile di Paul Gauguin.
Il trasferimento a Ferrara
La Prima Guerra Mondiale porta i fratelli De Chirico a Ferrara, dove vengono assegnati al 27° reggimento di fanteria. L’artista rimane qui per tre anni e mezzo, con l’incarico di scritturale. Il periodo trascorso in Romagna non è di certo stato facile ma, a causa di un forte disorientamento, trova nuove ispirazioni e inizia a dipingere nature morte con simboli geometrici, biscotti e pani che prendono il posto delle grandi piazze tipiche del primo periodo.
Del suo trasferimento a Ferrara, scriveva: “Partivo per Ferrara, partivo per quella città che Burckhardt definì la più moderna d’Europa e che a me si rivelò come la città più profonda, più strana e più solitaria della terra”. Il periodo cupo però non dura molto e, anzi, la città estense si rivela cruciale anche sotto il profilo sentimentale. Trova anche la sua musa ispiratrice, che poi si scopre essere la giovane ferrarese Antonia Bolognesi, con la quale aveva anche avuto un lungo rapporto epistolare.
Il successo artistico
Tra il 1936 e il 1937 si trasferisce a New York e qui trova la sua nuova casa. Espone alla Julien Levy Gallery e inizia a collaborare con le maggiori riviste di moda quali Vogue e Harper’s Bazaar. Lavora come decoratore d’interni in collaborazione con Pablo Picasso e Matisse, realizzando la sala da pranzo presso la Decorators Picture Gallery.
Negli anni ’50 assistiamo a un nuovo mutamento della sua opera, attraverso gli autoritratti in costume barocco e le ampie vedute di Venezia. Collabora ancora con riviste e giornali, tra cui Il Meridiano d’Italia di Franco Servello ed è qui che compare la polemica contro Pablo Picasso e il modernismo. Pubblica anche su Candido e Il Giornale d’Italia.
Gli anni a Roma e la morte
Nel 1944 si trasferisce a Roma, in Piazza di Spagna, dove si trova anche il suo atelier. Si spegne proprio nella Capitale, il 20 novembre 1978, dopo una lunga malattia ed essere stato celebrato in Campidoglio. L’artista riposa in una cappella della chiesa di San Francesco a Ripa, dove si trova anche la tomba del venerabile Antonino Natoli da Patti, benefattore dell’Ordine dei frati minori, di cui era pittore molto devoto. Qui sono esposte tre opere donate dalla vedova Isabella Pakszwer: un autoritratto, la Donna velata con le fattezze della moglie e la Caduta di Cristo.
Lo stile
Le prime opere dipinte a Ferrara sono state definite enigmatiche. I suoi soggetti erano infatti ispirati dalla luce del giorno delle città mediterranee e solo successivamente rivolge la sua attenzione alle architetture classiche. La sua arte si evolve e le architetture essenziali diventano ricorrenti. Si inizia a individuare il semeion greco mentre negli interni compaiono oggetti totalmente slegati dal contesto, rappresentati in ogni minimo particolare, e che spesso sortiscono l’effetto contrario del realismo.
Il pittore russo Nicola Lochoff lo inizia all’utilizzo della tempera grassa verniciata. Da qui, i numerosi ritratti prodotti con colori caldi. Inizia poi a interessarsi alla scultura in terracotta e rappresenta in tre dimensioni i suoi soggetti preferiti. Continua con le opere di metafisica preferendo colori come cobalto, oltremare, vermiglio nelle sue declinazioni più squillanti, e il verde.
Il legame con Raissa Calza
Nel 1924 conosce l’attrice e ballerina Raissa Calza e con lei inizia un’intensa relazione d’amore, trasferendosi a Parigi dove la sua compagna abbandona la danza e si dedica agli studi di archeologia alla Sorbona. Il lungo periodo trascorso insieme è ricco di successi e di ritratti di Raissa: Figura in verde (Ritratto di Raissa) 1926, L’ésprit de domination 1927, Gli archeologi 1929, Ritratto di Raissa 1930, Bagnante (Ritratto di Raissa). Il 3 febbraio 1930 si sposano ma il loro legame è già in crisi. Ispirato dagli studi di sua moglie, inizia a dipingere soggetti archeologici. Il matrimonio finisce dopo pochi mesi e lui s’innamora di Isabella Far, che diventa la sua seconda moglie e gli rimane accanto fino alla morte.
Giorgio De Chirico scrittore
Nella sua lunga carriera è stato anche autore di scritti teorici, memorie autobiografiche e racconti brevi, oltre che di una vera e propria opera letteraria: L’Hebdomeros. Il volume si presentava come un romanzo ma lo stile della narrazione non poteva essere inquadrato in nessun genere. La storia non era riconoscibile, così come la trama: si trattava di una scenografia teatrale senza fine.
Tra i diversi scritti, ricordiamo anche il romanzo autobiografico Il signor Dudron, il Piccolo trattato di tecnica pittorica, la Commedia dell’arte moderna (scritta con la moglie Isabella Far) e l’autobiografia Memorie della mia vita. Diverse delle sue poesie in francese, ritrovate successivamente nell’archivio Paulhan, sono state pubblicate da J.-Ch. Vegliante (Poèmes Poesie, Paris, Solin, 1981).
La vita privata
Giorgio De Chirico, nato Giuseppe Maria Alberto Giorgio De Chirico, è nato a Volos – in Grecia – il 10 luglio del 1888 da genitori italiani di origini nobili. Il padre Evaristo, figlio del barone palermitano Giorgio Filigone De Chirico, era un ingegnere ferroviario e fautore della prima rete su rotaie nel Principato di Bulgaria e nel Regno di Grecia. La madre, baronessa di origine genovese, era Gemma Cervetto. Nel 1891 muore la sorella maggiore Adelaide e nasce il fratello Andrea Alberto, che nel 1914 assume lo pseudonimo di Alberto Savinio con il quale viene riconosciuto nella sua attività di musicista, letterato e pittore. Nei suoi anni trascorsi in Grecia, apprende il greco moderno.