Doretta Graneris, la “belva di Vercelli” che ha sterminato la famiglia

Una delle figure centrali di uno dei crimini più brutali nella storia del nostro Paese, quando insieme al suo fidanzato ha compito un terribile massacro

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Sonia Surico

Content Editor e Storyteller

Laureata in Scienze della Comunicazione e con un Master in Seo Copywriting. Per lei, scrivere è un viaggio che unisce emozioni e conoscenza.

Pubblicato: 4 Novembre 2023 08:39

Ogni tanto, la vita ci riserva storie che fanno impallidire persino le trame più macabre e spaventose dei film horror. Sono eventi che ci lasciano senza fiato, che ci fanno tremare e che sconvolgono la nostra percezione della realtà, costringendoci a confrontarci con l’oscurità che può annidarsi nell’animo umano.

E così, increduli, cerchiamo disperatamente delle risposte che sfuggono al nostro controllo. In questi istanti, la realtà assume una dimensione più spaventosa di qualsiasi pellicola horror.

Oggi, vogliamo ricordare la tragedia compiuta da Doretta Graneris, conosciuta anche come la “belva di Vercelli“. Una giovane donna che, insieme al suo fidanzato, ha commesso un crimine così efferato da lasciare un segno indelebile nella nostra memoria collettiva. Un atto di violenza familiare che ha sconvolto l’Italia e segnato una pagina oscura nella storia del nostro Paese.

Doretta Graneris: storia di un massacro

Era una sera come tante altre, quella del 13 novembre 1975. La città di Vercelli era avvolta da un freddo manto invernale e si respirava un silenzio quasi surreale. Al numero 9 di via Caduti dei lager, la famiglia Graneris si era riunita intorno al calore del focolare domestico. Sergio Graneris (45 anni) e Itala Zambon, sua moglie (41 anni), erano seduti lì insieme. Accanto a loro si accoccolava il figlio più piccolo di 13 anni. Anche i nonni materni, Romolo Zambon e Margherita Baucero, di 79 e 76 anni, erano presenti e tutti insieme, guardavano la televisione, ignari del fatto che quella serata ordinaria avrebbe segnato per sempre le loro esistenze.

Doretta Graneris, la primogenita della famiglia, sembra vivere in un universo tutto suo, un mondo che brama la libertà con una sete insaziabile, ora che ha finalmente raggiunto la maggiore età. Diplomata al liceo artistico e fidanzata da tre anni con Guido Badini, convive con lui da alcuni mesi, nonostante l’opposizione dei suoi genitori.

Un giovane di 20 anni senza un impiego e orfano da poco, che dimostra una maturità alquanto carente per la sua età. Vivono insieme in un piccolo appartamento a Novara, proprietà di una zia di Guido, ma l’assenza di un reddito stabile pone dubbi sulla loro capacità di sostenersi. Nonostante ciò, sono determinati a tagliare i ponti con la famiglia e affermare la propria indipendenza.

Quella sera, alle 20.30, Doretta e Guido giungono a casa dei genitori a bordo di una Simca 1300 rubata, guidata da un amico pregiudicato, Antonio D’Elia, e si presentano per quella che sarebbe dovuta essere una tranquilla cena in famiglia. Solo pochi minuti dopo, nel tranquillo vialetto si sente un rumore di arma da fuoco, uno dopo l’altro. La casa dei Graneris, ora, echeggia di terrore e confusione.

Doretta e Guido si precipitano a bordo della Simca, che si dilegua nel nulla, lasciando una scia di domande e un vuoto insopportabile. La serenità della cena in famiglia è stata spazzata via, sostituita da un silenzio opprimente e da un’atmosfera carica di incertezza e paura.

Il giorno seguente, Sergio non si è ancora presentato al lavoro, cosa strana considerando che è sempre il primo ad arrivare. Preoccupati, i dipendenti decidono di contattare Maria Ogliano, la madre di Sergio. La donna anziana si dirige verso la sua villetta. Dall’interno della casa, si odono le tonalità assordanti del televisore, un suono fuori luogo nella tranquillità del mattino. Ciò che trovò all’interno sarebbe diventata una terribile notizia di cronaca.

La scena che si presenta è di una ferocia inaudita. Intorno al tavolo giacciono i corpi senza vita di Sergio e Itala, degli anziani Romolo e Margherita Zambon, del piccolo Paolo e del loro cane, crudelmente uccisi a colpi di pistola, ben 17, come successivamente rileveranno i carabinieri. È un massacro senza precedenti, un orrore che lascia senza fiato e che coinvolge profondamente.

Un vortice di colpe e l’intricata verità

Sulla base delle indicazioni fornite da Maria Ogliano, le forze dell’ordine si mettono immediatamente alla ricerca della figlia dei Graneris. La trovano in un caffè, insieme al fidanzato, mentre fanno colazione come se nulla fosse.

Ma quando i carabinieri le comunicano la tremenda notizia dell’omicidio dei suoi familiari, la reazione di Doretta è sorprendentemente contenuta. Non sembra sconvolta, non sembra angosciata. Il suo comportamento, freddo e distante, suscita immediatamente il sospetto degli ufficiali. Quel gelo, quell’indifferenza, sono inquietanti. Senza perdere tempo, Doretta e Guido vengono portati in caserma.

Dopo otto lunghe ed estenuanti ore di interrogatorio, Doretta Graneris cede e confessa, assumendosi l’intera responsabilità della strage. Il fidanzato, Guido Badini, conferma la sua versione dei fatti. Tuttavia, man mano che le indagini avanzano, emerge la verità: è impossibile che Doretta abbia agito da sola. La ragazza, quindi, accusa Guido Badini di essere il vero artefice della carneficina, mosso dal desiderio di appropriarsi dell’attività e della ricchezza del signor Graneris. Questa rivelazione dà il via a un tumultuoso scambio di accuse e discolpe tra i due.

Nel vortice di rivelazioni, emerge un altro nome: Antonio D’Elia, segnalato come l’amante di Doretta. La situazione si fa sempre più intricata e oscura, con nuove, inquietanti verità che continuano a emergere.

Doretta Graneris: una donna dimenticata

Man mano che le indagini si approfondiscono emerge un quadro sempre più inquietante. Guido Badini viene rivelato come una figura plagiata da Doretta, manipolata fino a convincersi a compiere un atto così orribile. La prospettiva di una vita agiata, alimentata dall’eredità dei genitori, sembra avergli offuscato la ragione.

Ma al centro di questa intricata ragnatela di menzogne e inganni, troviamo Doretta. Infatti, la ragazza nutre un profondo risentimento verso la sua famiglia. Sente il peso opprimente della vita provinciale, un’esistenza che la costringe a rimanere ancorata a un luogo che sente come una gabbia, privandola della possibilità di spiccare il volo e vivere la vita che desidera.

L’esistenza dei suoi genitori diventa, per lei, un ostacolo insormontabile alla realizzazione dei suoi sogni. Un intralcio che la soffoca, alimentando una rabbia e un disprezzo che, alla fine, la porteranno a compiere l’impensabile.

Il 13 novembre 1975, Doretta e Guido vengono giudicati colpevoli e condannati all’ergastolo, mentre Antonio D’Elia riesce a ottenere le attenuanti, ricevendo una condanna a 24 anni.

Nel silenzio della sua cella, Doretta Graneris riprende a studiare e, nel 1993, ottiene la laurea in architettura. Quello stesso anno, la donna viene rilasciata su libertà condizionale e, cinque anni dopo, nel novembre del 1998, le viene concessa la libertà vigilata. Ventitré anni dopo il massacro familiare, può respirare l’aria della libertà, una libertà tanto desiderata quanto temuta. “Voglio essere dimenticata“, affermerà una volta uscita dal carcere.

Oggi, è una donna sulla sessantina scomparsa nel silenzio, e le sue tracce si sono perse nel tempo. Era questo il suo desiderio più profondo, svanire nell’oblio. E così è stato. Ora, Doretta vive nascosta nell’ombra, lontana da occhi indiscreti e giudizi severi, cercando di trovare la pace, per quanto possa essere possibile.

Doretta Graneris
Fonte: Ansa
Doretta Graneris e Guido Badini