Casa Vianello, gli eredi filippini vendono a Pier Silvio Berlusconi: la cifra e il motivo dell’acquisto

Pier Silvio Berlusconi aggiunge un diamante alla sua corona immobiliare e acquista l'attico di Segrate che era stato di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini

Foto di Martina Dessì

Martina Dessì

Lifestyle Specialist

Content editor di tv, musica e spettacolo. Appassionata di televisione da sempre, designer di gioielli a tempo perso: ama i particolari, le storie e tutto quello che brilla.

Pubblicato: 24 Ottobre 2025 10:11

Quella che era solo una voce, ma che circolava da settimane, è stata finalmente confermata. Casa Vianello è stata venduta. Non una casa qualunque, ma l’appartamento che per anni ha ospitato le vere vicende della sit com cult di Mediaset e che oggi torna in mano alla famiglia Berlusconi. È proprio lì, a Milano 2, nel complesso residenziale costruito da Silvio negli anni Settanta, che Raimondo Vianello e Sandra Mondaini hanno vissuto insieme fino al 2010, anno in cui si sono spenti a pochi mesi di distanza.

A cedere il celebre super attico su due livelli di circa 300 metri quadrati sono stati i coniugi Pedro Edgardo Magsino (59 anni) e Rosalie Escarez (61), i due ex domestici filippini che la coppia aveva accolto in casa negli anni Novanta e che, col tempo, erano diventati parte della famiglia. Sandra Mondaini, nel suo ultimo testamento, li nominò eredi universali. Da allora, i Magsino hanno vissuto nell’appartamento con i loro due figli, John Mark (34) – nella serie chiamato spesso Gian Marco – e Raimond (29), fino a pochi mesi fa.

Chi ha comprato Casa Vianello

La vera sorpresa è arrivata con il nome dell’acquirente: Pier Silvio Berlusconi. L’amministratore delegato di MFE-Mediaset ha deciso di comprare proprio Casa Vianello, la vera, non quella scenografica della sitcom trasmessa per quasi vent’anni. L’acquisto è stato concluso senza mutuo, con un primo acconto di 100 mila euro nel 2024 e un saldo di 1,35 milioni in assegni circolari, per un totale di 1,45 milioni di euro.

Secondo fonti vicine all’operazione, la scelta sarebbe dettata più dal cuore che dal portafoglio. La coppia Vianello-Mondaini era legatissima a Silvio Berlusconi, e per Pier Silvio – che possiede un appartamento confinante, utilizzato dalla famiglia – l’acquisto è stato anche una decisione logistica, per preservare un luogo che lo lega a un passato che non tornerà più. Nessun affare immobiliare, dunque, perché l’attico resterà di proprietà privata, “per tenerlo”, non per rivenderlo.

Com’è composta la casa

Cinque camere da letto, cinque bagni, un grande soggiorno, studio, terrazze con barbecue, box e balconi: 285 metri quadrati più 51 di box auto, a dieci minuti a piedi dal Palazzo dei Cigni, nucleo storico di Mediaset fino al 2015. Fu Raimondo Vianello a comprarlo nel 1991; pochi mesi dopo, assunse i Magsino, che con la loro discrezione e dedizione divennero parte integrante della vita domestica dei due artisti.

“Sandra voleva una coppia con un bambino piccolo disposta a vivere in casa”, ricordava Rosalie anni fa. E così fu: John Mark crebbe tra le risate degli “zii”, mentre nel 1996 nacque il secondo figlio, chiamato Raimond proprio in onore del padrone di casa.

Nel salotto dell’attico, una foto storica ritraeva Silvio Berlusconi con i due bambini Magsino. Un ricordo tenero, quasi domestico, che racconta la rete di legami tra televisione, affetti e quotidianità che ruotava attorno ai Vianello.

Oggi la famiglia Magsino vive tra Milano e le Filippine. Hanno investito in immobili – cinque appartamenti nel capoluogo lombardo e uno a Gorgonzola – e in attività commerciali. Pedro, appassionato di bowling, è un giocatore di livello nazionale; Rosalie gestisce una onlus nel suo Paese d’origine.

Con questa operazione, Pier Silvio Berlusconi aggiunge un tassello simbolico al proprio patrimonio, che già comprende Villa San Sebastiano a Portofino e la storica villa di Arcore. Ma più che un affare immobiliare, la sua sembra una scelta affettiva: un gesto per custodire un frammento di storia televisiva italiana, quella che, per tanti, terminava con un semplice saluto: “Che noia, che barba, che barba, che noia…”.