Paola Giacomini: l’esploratrice a cavallo che indaga il pianeta e i suoi cambiamenti

Intervista a Paola Giacomini, l'esploratrice a cavallo che sta attraversando le Alpi per raggiungere il Gran Paradiso e sensibilizzare il Paese sul cambiamento climatico

Foto di Sabina Petrazzuolo

Sabina Petrazzuolo

Lifestyle editor e storyteller

Scrittrice e storyteller. Scovo emozioni e le trasformo in storie. Lifestyle blogger e autrice di 365 giorni, tutti i giorni, per essere felice

L’appellativo di esploratrice a cavallo non potrebbe essere più calzante per parlare di una donna che ha al suo seguito progetti grandiosi e sogni straordinari. Il suo nome è Paola Giacomini e anche lei conviene con me che quel soprannome che qualcuno le ha dato la rappresenta totalmente. Del resto è questo quello che fa: in sella ai suoi cavalli esplora i confini del mondo e li supera. Ma non fa mai nulla per caso, tutte le sue missioni sono studiate, pensate e organizzate per apportare il suo personale contributo al mondo e alla sua stessa vita.

Paola l’ho conosciuta proprio così, sentendo parlare di uno dei suoi ultimi progetti messo appunto in occasione del Centenario dei Parchi Nazionali di d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Gran Paradiso. Lei ora è proprio lì, a portare a termine la sua missione, quella di percorrere 1500 chilometri in 100 giorni, per esplorare i territori e per conoscere le persone che lo abitano.

Tra le cavalcate, le esplorazioni e gli incontri, che si snodano per un totale di 75 giornate di marcia, Paola Giacomini ha trovato del tempo per parlare con me, per raccontarmi questo progetto, per descrivermi il legame unico con le terre che percorre, per ricordare il passato e le origini e per immaginare il futuro.

Chi è Paola Giacomini

“Specialista nella vita all’aria aperta, sa accendere un fuoco in qualsiasi luogo e con qualsiasi tempo, coraggiosa affronta serena le difficoltà che il terreno presenta. Ha sulle giovani spalle lunga esperienza nello scoutismo, una visione lirica della vita, quindici stagioni con l’Alpitrek”, si descrive così Paola Giacomini sul suo sito personale SellarEpartire. Mentre alla nostra domanda su “Chi sei tu”, in maniera molto immediata, ci dice che si definisce una sognatrice.

Da sempre appassionata della natura e curiosa del mondo che ci circonda, Paola Giacomini, classe 1979, si laurea in Scienze delle Tecnologie Agrarie. La sete di avventura, nata dalla voglia di esplorare i confini urbani e da quelli uscire, l’accompagna sin da bambina così come si manifesta precocemente il desiderio di praticare l’equitazione.

È solo con la maggiore età, però, che Paola esaudisce il suo piccolo grande sogno: quello di andare a cavallo. Non ci vuole poi molto affinché capisca che quella dell’equitazione non è solo una passione, ma una vera e propria missione di vita che si trasformerà presto in uno straordinario strumento per conoscere il mondo.

Ho cominciato ad andare in montagna da bambina, ed è proprio in quegli ambienti selvaggi che ho avuto come un’ispirazione, il desiderio di andare a cavallo. Quando sono salita in sella per la prima volta è iniziato qualcosa di grandioso, molto più grande di quello che potevo immaginare.

Paola, che dal 2005 ha compiuto diversi viaggi a cavallo, anche su lunghissime distanze, ci ha raccontato che questa esplorazione autonoma le ha permesso di scoprire il mondo, di toccare con mano l’umanità, di attraversare mondi diversi e modi di vivere e di stare a stretto contatto con la natura.

Paola Giacomini
Fonte: Paola Giacomini
Paola Giacomini

I viaggi a cavallo

Il primo grande viaggio di Paola risale al 2006: 4500 chilometri che l’hanno condotta fino a Santiago de Compostela. È stato qui, grazie all’incontro con una persona che prima di lei aveva affrontato il cammino a cavallo, che ha trovato il senso del suo viaggio, e di tutti quelli a venire.

Ho imparato da questa persona una legge importantissima che ha regolato tutti i miei viaggi. Le strade e i sentieri che si vedono sulla cartina non sono altro che confini che possono essere superati. Certo, se c’è una roccia devo fermarmi, ma quello che ho imparato è che forse accanto a quella roccia c’è un sentiero che aspetta solo di essere esplorato.

“Il territorio reale è quello che non è segnato in nessuna mappa”, mi ha detto Paola, spiegandomi che le esperienze più significative non sono state solo quelle che l’hanno condotta dall’altra parte del mondo, ma anche quelle che gli permettono di scoprire ogni giorno cosa c’è vicino casa o nelle zone che le sono più familiari.

Ogni viaggio è una scoperta. Tra quelli più significativi c’è sicuramente quello che le ha permesso di attraversare le Alpi con una compagna d’eccezione, Isotta, la sua cavalla storica. Per 81 giorni hanno viaggiato insieme, raggiungendo le Alpi Marittime partendo dalla Slovenia.

Un altro viaggio molto significativo è stato quello affrontato tra il 2018 e il 2019 che l’ha condotta direttamente in Mongolia. È stata un’avventura intensa, ma non priva di ostacoli che ha dovuto tenere conto delle temperature, dei paesaggi impervi e anche della lingua. “Quello di attraversare la Mongolia a cavallo” – ha confessato Paola – “Era il sogno della mia vita e per realizzarlo ci ho lavorato per 10 anni”.

Prima di affrontare quell’avventura Paola ha studiato per tre anni la lingua russa e si è preparata fisicamente per affrontare il viaggio con altre esperienze di corto e medio raggio. Tutti i suoi viaggi, da quello più breve a quello più lungo, prevedono sempre un’attenta fase progettuale che permette la loro concretizzazione.

I viaggi che affronta sono quasi tutti in solitaria, anche se spesso nuovi e vecchi amici la raggiungono proprio come sta succedendo in occasione del Centenario dei Parchi Nazionali di d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Gran Paradiso. Ma come vivono gli altri il fatto che sia una donna a esplorare il mondo, e a farlo da sola?

“I miei amici così come la mia famiglia sono abituati a questi progetti e, anzi, sono molto curiosi. Ovviamente c’è un po’ di preoccupazione, soprattutto quando i viaggi mi portano dall’altra parte del mondo e su sentieri selvaggi e impervi. Ma ho il pieno appoggio di tutti, anche del mio compagno”.

La domanda che segue è un po’ ostica, ma sento il bisogno di fargliela, sopratutto in questo periodo storico. Essere donna ti penalizza? 

“Sinceramente? No, affatto. Anzi, credo che mi abbia agevolata. Certo, immagino che spesso chi mi guarda si chiede: ma cosa stai combinando? Eppure ho come la sensazione che una volta superato quel gradino di scetticismo tutti smettono di vedermi come donna esploratrice, e iniziano a considerarmi solo Paola. Una Paola organizzata, consapevole e coraggiosa, ma mai avventata. L’ho notato anche quando sono stata in Mongolia sai? Ho visto uomini e donne passare dalla perplessità all’entusiasmo con tanto di sostegno emotivo. E poi mi sono sentita accudita, ecco. E anche un po’ speciale”.

In che senso?

“Nel senso che credo che nessuna donna che ho incontrato in Mongolia avrebbe mai affrontato un viaggio del genere, e probabilmente mai lo farà. Eppure per loro sono diventata il simbolo di qualcosa che si può fare. Ed è stato molto bello!”.

La nuova avventura per sensibilizzare al cambiamento climatico

Tornando al presente, invece, abbiamo chiesto a Paola di raccontarci il progetto intrapreso in occasione del Centenario dei Parchi Nazionali di d’Abruzzo, Lazio e Molise e del Gran Paradiso.

“Quando ho messo appunto il viaggio ho avuto subito una visione d’insieme molto chiara: incentrare tutto sulla natura e sullo sguardo dell’uomo che è inevitabilmente cambiato attraverso i secoli”.

Restando fedele ai temi a lei più cari, che riguardano anche quella misantropia generata dall’esigenza di preservare la natura, Paola Giacomini ha messo al centro del viaggio anche gli uomini, incontrando in prima persona la gente di quei luoghi e gli esperti ambientali del nostro Paese. “Molti amanti della natura credono che sia meglio che l’uomo sparisca. Certo questa è una visione un po’ forte e probabilmente eccessiva, ma mi serve per far passare il messaggio che l’uomo sarebbe capace di tantissime cose per salvare l’ambiente, per tutelarlo e valorizzarlo”.

E tu come darai il tuo apporto durante questa avventura?

“Io ho strutturato il viaggio partendo da tre macro tematiche che riguardano il ghiaccio che sparisce, il lupo che torna e la foresta che cambia e per tutti mi sono ripromessa di incontrare gli esperti del posto per riflettere sul futuro del territorio.

Per il primo tema ho incontrato Michele Freppaz, docente all’Università di Torino nel Dipartimento di Eccellenza di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari. Lui come me crede che l’azione dell’uomo non deve essere stimolata dalla disperazione di ciò che stiamo perdendo, ma dalla bellezza di tutto ciò che abbiamo. Come i ghiacciai sotto l’acqua. Per il lupo che torna, invece, ho incontrato Duccio Berzi, esperto di conservazione della fauna. Lui sostiene ipotesi di convivenza molto razionale tra i pastori e i lupi.

Non è finita qui però perché al termine del viaggio porterò in dono alla terra una borraccia con l’acqua raccolta durante il viaggio lungo le sorgenti e le fontane naturali. La svuoterò al cospetto del ghiacciaio del Gran Paradiso, per farla evaporare e trasformarla in nuvola. Così che possa diventare neve e raggiungere la cima”.

Paola Giacomini
Fonte: Paola Giacomini
Paola Giacomini