L’aroma inconfondibile del tè, edito da Morellini, è il quarto libro di Maria Elisabetta Giudici. Un romanzo storico che è anche un avvincente spy story.
L’aroma inconfondibile del tè: la trama
Negli anni Trenta dell’800, sullo sfondo storico della travagliata costruzione del canale di Suez, in mezzo a interessi e intrighi internazionali per il predominio sul commercio marittimo nel Mediterraneo, la giovane Ciarli, colma di quella dolorosa energia così tipica dei suoi sedici anni, fatta in parti uguali di sogno e insofferenza, capisce che trovare la madre che l’ha abbandonata significa toccare con mano l’inizio del mondo. Quando una nave sconosciuta getta l’ancora al largo del suo mare, Ciarli mette in moto un’idea di fuga e parte dalla Puglia per l’Africa, la terra al di là del mare, in cerca di una realtà di vita, altrove, lontana e diversa.
Ma occorre un’occasione, un colpo di fortuna, o almeno una fantasia universale per riscrivere un’esistenza. Scopre che in quella terra sconosciuta il tempo è scandito dalle scoperte, dalle opportunità e dal dolore di un’avventura straordinaria. In uno slancio verso la riconquista di un’originaria purezza, incontra la natura predatoria dell’uomo, la violenza, la menzogna e l’inganno ma anche i vincoli preziosi della solidarietà. Consuma sapere, esperienze, incontri, delusioni e inizia a comporre il suo romanzo familiare, finché la realtà si costruisce a misura del desiderio. E diventa donna.
L’intervista a Maria Elisabetta Giudici
Noi abbiamo chiesto a Maria Elisabetta Giudici come è nato il suo romanzo, cosa l’ha ispirata, come ha ricreato le atmosfere del Mediterraneo che è coprotagonista di questa storia.
A cosa ti sei ispirata per scrivere il tuo romanzo L’aroma inconfondibile del tè?
Il mio è innanzitutto un romanzo storico e in parte un romanzo spionistico. Io volevo parlare di mimesis, di apparenze, di cambi di identità e tutto questo è perfettamente rappresentato dalla spia. Sono partita da questa e poi ho affrontato il tema dell’Ottocento. Questo è il quarto libro in cui mi occupo del XIX secolo. Possiamo dire comunque che ho voluto parlare di cambi di identità, tutti i personaggi, compresa la protagonista che è una ragazza di 16 anni cambiano identità continuamente, come in un gioco di maschere interscambiabili.
Come hai riscostruito l’ambientazione storica del tuo romanzo?
Studiando. Quando si scrive un romanzo storico, bisogna stare molto attenti alla cultura dell’epoca di cui si scrive, al modo che le persone avevano di esprimersi, di raccontare i loro sentimenti. Quindi per prima cosa bisogna stare attenti all’inserimento nell’evento ben preciso. In particolare il mio romanzo parla di una ragazza pugliese che s’imbarca per andare alla ricerca della madre naturale che l’ha abbandonata neonata. Quindi è stato difficile scrive di un’ambientazione povera, c’è voluta molta attenzione nel ricostruire tutti gli atteggiamenti dell’epoca. Ho fatto una ricerca accurata sul tema.
Da dove nasce la tua passione per la storia?
In realtà sono un architetto. Ma la storia mi è sempre sempre piaciuta e scrivere romanzi storici mi serve per colmare le lacune che mi ha lasciato la scuola, nonostante io venga da un liceo classico. Questa per me un’occasione per approfondire degli argomenti che generalmente sono connessi alla nostra contemporaneità. Per esempio il mio primo libro parlava di immigrazione che una questione ancora aperta oggi. Il mio penultimo romanzo, I guardiani delle aquile, parla di una zona specifica che riguarda il Kazakistan, l’Iran, l’Afghanistan che sono ancora territori in fermento.
Come ci hai detto prima la protagonista de L’aroma inconfondibile del tè è una ragazza: possiamo dire che il tuo è un romanzo sulle e per le donne?
No, di base è un romanzo storico, ma anche un romanzo di formazione perché la ragazza durante questo viaggio diventa grande. Quindi non è propriamente un libro sulle donne, sebbene ci siano delle contaminazioni di genere. Diciamo che può essere interpretato in diversi modi.
Un altro protagonista del romanzo è sicuramente il Mediterraneo che fa da sfondo ai Paesi in cui ambienti la storia, dall’Italia alla Turchia, dal Nord Africa alla Grecia: c’è qualcosa che ti lega a questi luoghi?
Intanto parlo di Paesi che conosco. Il mare è sempre presente nei miei romanzi, perché i protagonisti sono sempre in viaggio. Quindi è impossibile non incontrare il mare ed è più presente della terra, perché è dove finisce la terra ma anche dove ricomincia. Il mare è abbandonare, ritrovare, è quella cosa che quando la guardi, ti viene voglia di scappare. E poi il mare è suspense, non tanto a causa di ciò che succederà in futuro, ma per quello che accade al momento, l’attesa spasmodica dell’arrivo, della partenza, delle onde, della profondità e del vento. Siccome nei miei romanzi c’è anche del thriller, il mare è il suo elemento naturale.
Invece del titolo che cosa ci dici?
Il titolo è stato abbastanza sofferto, come la copertina, perché questo romanzo si sarebbe potuto chiamare “Apparenze”, ma anche addirittura “Entità”. Invece ho scelto L’aroma inconfondibile del tè che è un aroma che pervade l’intero Nord Africa che è dove si svolge la storia. Per me i luoghi sono essenziali, sono ciò dove si esprime l’identità, sono la patria dell’anima, sono tutto ciò che ci determina. Così sarà per la protagonista che crescerà circondata da questo aroma.
Anche la copertina viaggia nella stessa direzione. Innanzitutto si tratta di un dipinto di un pittore espressionista tedesco, August Macke, che sintetizza perfettamente quei luoghi, perché ritrae un uomo solo, seduto in un bistrot davanti a una tazza di tè, immerso in un oceano accecante di colori e di aromi. Macke ha ritratto perfettamente il Nord Africa che è una sorta di esperienza sensoriale e di immagini contagiose, denso di odori di menta, di spezie, di carne, di pesce e di mare e poi si sentono i profumi di oli, di incensi. E poi il Nord Africa è la luce del Sole che accende questi colori abbaglianti dei numerosi locali, bistrot, delle porte. Non a caso in questo dipinto c’è anche una porta. Alla fine sono riuscita a mettere in connessione titolo e copertina.
Ci hai spiegato prima la tua passione per la storia, invece che cosa ti ha portato a scrivere romanzi?
È stata una cosa del tutto casuale. Io ho cominciato a scrivere nel 2019 e da allora ho praticamente pubblicato un libro all’anno. Dieci anni fa feci un sogno, ma l’ho lasciato lì nel cassetto, poi un giorno l’ho aperto e mi sono ritrovata l’appunto che avevo fatto tanto tempo prima. Ho iniziato a scrivere e piano piano è venuto fuori un romanzo. E da lì ho continuato. Mi piace molto scrivere, vivo anche in un luogo che favorisce questo, perché mi sono trasferita da Roma in un piccolo paese di montagna nel Parco Nazionale di Abruzzo, tra il Lazio e il Molise dove ho ambientato il mio primo romanzo.
Il tuo libro preferito?
Ce ne sono tanti. Mi piacciono i libri di Wu Ming, mi piaceva Isabel Allende anche se ultimamente è un po’ ripetitiva.
Stai già lavorando a un nuovo romanzo?
Ho iniziato il mio quinto libro. Questa volta è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale. Parlerò di identità e dell’Europa ma è ancora a livello embrionale. Comunque si tratta sempre di un viaggio.