Inger Nilsson, Pippi Calzelunghe per sempre

ESCLUSIVA - Gli incontri con Astrid Lindgren, l'atmosfera che si respirava sul set e l'impatto che il personaggio di Pippi ha avuto sulla sua vita: Inger Nilsson si racconta a DiLei.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

Era il 1969 quando sbarcò in tv la simpatica follia di Pippi Calzelunghe, protagonista dell’omonimo romanzo di Astrid Lindgren, scritto nel 1945 e tradotto oggi in oltre 75 lingue. La serie ottenne da subito un enorme successo e il personaggio di Pippi – interpretato da Inger Nilsson – divenne famosissimo anche nostro Paese, entrando nell’immaginario di un’intera generazione e non solo. Anche oggi infatti, Pippi non ha smesso di far divertire e sognare milioni di bambini in tutto il mondo.

Grazie ad un carattere fuori dagli schemi e dalle convenzioni, Pippi ha insegnato a molte ragazze a comportarsi con forza e determinazione, non abbandonando mai il proprio spirito infantile. Come quando – in una delle sequenze più famose –  si reca al mercato con addosso il suo cappello gigante, vestita con un abito lungo, mentre si trucca le sopracciglia con il carbone e le unghie con vernice rossa.

Il ruolo di Pippi Calzelunghe decretò la fama della giovanissima Inger Nilsson, che partecipò a tutti gli episodi della serie nata in Svezia con il nome di Pippi Långstrump. In esclusiva per DiLei, Inger racconta come ha ottenuto quel ruolo e cosa accadeva sul set.

In italiano è Pippi Calzelunghe, in svedese Pippi Langstrump e in inglese Pippi Longstocking. Quello di Pippi è sicuramente un personaggio internazionale, personalmente qual è il nome che più ti piace?
Ogni nome che hanno dato a Pippi è a suo modo interessante; la traduzione italiana è molto bella perché – così come quella inglese – rispecchia letteralmente il nome svedese. Altri Paesi hanno invece giocato di più sul suo colore dei capelli, ma alla fine tutti i nomi che le hanno dato sono buoni.

La prima volta come sei entrata in contatto con Pippi, avevi letto il romanzo prima di recitare nella serie?
Sì, avevo comprato il libro in una libreria e quella edizione in particolare era un enorme con un sacco di bellissime illustrazioni. Mi era piaciuto tantissimo, perché all’epoca ero una bambina e tutti qui disegni mi avevano molto colpito. Ricordo che mia madre me lo lesse e quello è stato il primo contatto che ho avuto con Pippi Calzelunghe.

Hai mai conosciuto l’autrice di Pippi, Astrid Lindgren?
Certo, era venuta in visita mentre giravamo la serie e poi l’ho rincontrata un paio di volte a Stoccolma, perché lei viveva lì. Era una persona molto dolce, ricordo che era piacevole parlare con lei di qualsiasi cosa: una donna brillante e molto interessante.

Quanti anni avevi all’epoca?
Avevo otto anni.

Così piccola ti rendevi conto di quello che stavi facendo?
No, per niente. Per me era come vivere un’avventura incredibile: tutte queste persone dietro le telecamere, i trucchi, la produzione.

In che modo hai ottenuto quel ruolo?
C’era stato uno spot in televisione, nell’unico canale che all’epoca andava in onda in Svezia. Avevo sette anni e assieme ai miei genitori ci eravamo informati su come poter partecipare: chiedevano di mandare una lettera e alcune foto, per poter assegnare i ruoli. Mio padre mi fece le foto, le inviammo e dopodiché – tra la scuola e gli amici – mi dimenticati di tutto, come spesso succede a quell’età. Qualche mese dopo, alcune persone della produzione chiesero di incontrarmi, mi fecero una sorta di audizione e mi hanno scelta per il ruolo di Pippi.

C’è qualche scena o episodio in particolare che ricordi con più nostalgia?
Il tempo che spendevo di fronte alle telecamera era brevissimo per me, passava molto velocemente. Non pensavo più di tanto a recitare, prendevo tutto come un grande gioco, per cui anche i ricordi che ho rispecchiano più l’atmosfera generale e non qualcosa in particolare. Ciò che sicuramente ricordo con nostalgia era questa sensazione di unione e fratellanza che si era creata con tutta la squadra.

Ti è mai capitato di riguardare Pippi in compagnia di un bambino?
Non ho figli e purtroppo non mi è mai capitato di guardare Pippi assieme a dei bambini. Ogni tanto però quando passa in tv, lo rivedo sempre con piacere. Penso non ci sia mai stato nulla di così magico.

Il pappagallo che interpretava Rosalinda è scomparso di recente all’età di 51 anni: non sapevo che i pappagalli fossero così longevi.
Neanche io lo sapevo, anche perché a dir la verità non ho avuto molto contatto con quell’animale: mentre giravamo la serie il pappagallo non c’era quasi mai, ma è comunque diventato famoso.

Ci cono degli aspetti personali del tuo carattere che hai trasmesso al personaggio di Pippi?
Ero molto timida quando giravamo la serie e non penso di aver dato nulla di particolarmente mio al personaggio. Semplicemente mi piaceva recitare davanti alla telecamera, ma sapevo che si trattava di un film. Venivo da un piccolo paese e non avevo visitato molti luoghi prima delle riprese, per cui ero molto timida all’inizio e non facevo emergere molto del mio privato. Sicuramente molto del merito è stato del regista, Olle Hellbom: era molto bravo e ci diceva esattamente come dovevamo recitare.

Ci sono invece aspetti di Pippi che hai ritrovato in te una volta cresciuta?
Ho sempre considerato Pippi un personaggio di fantasia, per cui direi di no.

Oggi come si svolge la tua vita?
Continuo a lavorare come attrice, anche se in questo momento è un problema con questo virus in circolazione. Avevo appena iniziato a girare una nuova serie che riprenderemo – spero – a luglio e con tutta probabilità uscirà in autunno. Ho continuato a lavorare anche come attrice teatrale e proprio quest’estate avrei avuto una serie di performance. Infine in autunno inizieremo le riprese di un’altra serie tv di genere crime che io stessa ho scritto per la televisione tedesca e che gireremo qui in Svezia, sperando sempre che la situazione del Covid non peggiori.

Ti piacerebbe lavorare in Italia?
Moltissimo, oltretutto in questo periodo l’Italia produce un sacco di serie tv e film bellissimi, anche se purtroppo la televisione svedese trasmette molto di più quelle americane.

Torniamo un attimo al personaggio di Pippi, così forte e ribelle: credi sia un modello per le ragazze?
Penso di sì, in questi anni molte ragazze che ho incontrato, mi hanno detto che il personaggio di Pippi ha dato loro la forza per affrontare certe situazioni. Già libro era diventato molto popolare e poi è arrivata la serie, famosa in tutto il mondo, che molte giovani ragazze hanno avuto l’occasione di vedere e apprezzare. Ad ogni modo, Pippi è stata importante anche per tanti ragazzi, per gli adulti e un po’ per ciascuno di noi.

Quindi possiamo considerare Pippi un’eroina?
Probabilmente sì, lo è diventata anche senza volerlo. Quando è uscito il libro, era qualcosa di completamente nuovo che una bambina si comportasse in maniera così libera e anche la serie dimostrò poi la stessa cosa.

Un bell’esempio di libertà.
Esatto, è così che mi piace pensare a Pippi.

Pippi Calzelunghe
(Foto Getty)