Giulia Accardi, classe 1992, è una modella plus size che ha scoperto sulla sua pelle cosa voglia dire essere considerata diversa, non convenzionale. E lo ha scoperto durante uno dei suoi primi shooting fotografici, dopo aver vinto il titolo nazionale di Miss Italia Curvy. Se chiude gli occhi ancora se lo ricorda: «Avevo appena finito di scattare, mi sentivo così bella, ero soddisfatta delle foto, del lavoro fatto, ero proprio fiera di me. A un certo punto si avvicina il fotografo che guardandomi negli occhi mi dice: “Tu hai un viso pazzesco se solo fossi dieci chili di meno saresti perfetta“. Mi sono sentita all’improvviso non abbastanza, mi sono sentita sbagliata, con le sue parole quella persona aveva rovinato tutto. Ricordo di essere tornata a casa e di essermi messa a piangere».
Da quel momento la pressione del mondo della moda accompagna Giulia nel circolo dei disturbi alimentari, ma nel 2017 spinta dalla voglia di riscatto personale crea #percfeclyimperfect, un movimento contro il bodyshaming, e in questo ossimoro c’è il senso della sua campagna, perché ognuno è semplicemente perfetto nella sua imperfezione. Ed è proprio così che aiutando gli altri ad accettarsi è riuscita ad aiutare se stessa. In esclusiva per le lettrici di DiLei, Giulia Accardi.
Giulia, chi sei?
Sono una semplicissima ragazza siciliana che tanti anni fa è approdata a Milano con una valigia piena di sogni e una grandissima voglia di fare. Se all’inizio la mia mission era molto personale, riguardava più l’avere successo, il diventare famosa, adesso posso dire che quello che voglio fare, è ispirare il prossimo a fare del bene e dare il mio contribuito al cambiamento della società.
Sei una modella plus size, com’è lo sguardo della moda italiana nei tuoi confronti?
Essere una modella plus size in Italia non è per niente facile. Non lo è assolutamente stato all’inizio quando ancora l’inclusività era un termine totalmente sconosciuto e mi costringeva a diete drastiche per entrare nella categoria di modella regolare. Adesso le cose sono decisamente cambiate, grazie ad alcuni brand che stanno facendo posto alle donne “normali”, spero solo che questo non sia un trend ma l’inizio di un nuovo capitolo della storia della moda. Per quanto riguarda l’Italia, beh come al solito siamo indietro.
Perché ancora oggi accade che il peso definisca una persona?
Credo che ancora oggi il peso definisca una persona perché purtroppo siamo bombardati da un concetto estetico che mira alla perfezione. Che poi non ho mai capito quali siano questi benedetti criteri di perfezione. Non dovremmo mai identificare il nostro valore con la nostra immagine. Dobbiamo sviluppare autostima e autoconsapevolezza e soprattutto sapere bene chi siamo, altrimenti permetteremo sempre agli altri di definirci, cadendo nel tunnel della frustrazione.
Hai subito attacchi dagli haters o sei stata bullizzata per il tuo non essere convenzionale?
Devo dire che, per quanto ne sappia, ad oggi, non ho molti haters. Sono una persona che sta abbastanza nel suo, nel miei canali social non tratto argomenti che possano dare adito a critiche gratuite. Certo, ogni tanto capita il commento al vetriolo di turno, ma ormai sono una donna strutturata e mi faccio scivolare tutto addosso. Mi da una certa serenità poter affermare questo, perché in realtà sono cresciuta circondata da bocche avvelenate che non perdevano occasione di criticare il mio aspetto fisico, i miei chili di troppo e questo mi ha fatto soffrire terribilmente. Ma riguarda il passato, adesso sono forte.
Il tuo movimento #perfectlyimperfect mira alla demolizione distorta della bellezza, chi ne fa parte?
Perfettamente imperfetto. È tutto in questo ossimoro il senso della mia campagna, un movimento anti bodyshaming, promotore di un messaggio che mira alla demolizione della concezione distorta della bellezza imposta dalla società. Allo stesso modo e con lo stesso vigore, #perfectlyimperfect, sostiene a testa alta i movimenti LGBT, le differenze culturali, il girlspower e combatte aspramente qualsiasi forma di sessismo, razzismo, misoginia e bullismo. Il nostro focus è abbattere i muri dell’apparenza, eliminare le odiose etichette e fare propaganda sul valore interiore del singolo individuo. Il nostro motto è: non è la società a definire quanto vali.
In rete hai trovato più sostegno o più attacchi?
Come dicevo prima, nei social ho trovato tanto supporto, soprattutto da parte delle donne che si identificano in me e nei miei valori. Questo mi ha spinto a continuare la mia battaglia e a cercare di alleggerire lo stress che siamo costrette a subire riguardo il nostro aspetto. Su di noi gravitano troppe pretese e questo deve assolutamente cambiare.
Spesso le donne sono accusate di non riuscire a fare gruppo e di essere le peggiori nemiche del loro stesso sesso, che ne pensi?
Non amo fare di tutta l’erba un fascio, quindi direi di non essere d’accordo con questa espressione. Per quanto mi riguarda, io mi circondo di donne che la pensano come me, delle quali mi posso fidare, donne che credono nel girlpower e che hanno ben in mente che l’unione fa la forza e che se vogliamo rendere l’Italia un Paese meno maschilista, dobbiamo fare gruppo.
Nel 2021 uscirà il tuo primo libro, ce lo vuoi raccontare?
Il mio libro Il potere dell’imperfezione edito da HarperCollins uscirà ad aprile 2021 e non potrei essere più emozionata. È stato pensato come un manuale di self help per le donne basato sulle mie esperienze. Ho avuto una vita abbastanza movimentata, ho toccato il fondo e sono risalita da sola così tante volte che spero davvero che chi lo leggerà, potrà prendere spunto e trovare la forza di reagire alle avversità come ho fatto io. Ho messo davvero il cuore in questo progetto e aldilà delle vendite, mi auguro davvero di poter aiutare anche una sola persona. E se così accadrà, sarà un successo.