Elio Fiorucci era molto più di uno stilista e di un imprenditore. Era un genio artistico con la capacità di concretizzare e di attualizzare le sue visioni. Elio Fiorucci non solo rivoluzionò il modo di intendere e fare la moda, ma diede vita a un nuovo modo di sentirsi donna e di essere femminili.
Instancabile viaggiatore, sempre alla ricerca di spunti innovativi, capace di guardare oltre, le sue creazioni, dai jeans alle t-shirt, stavano bene a tutte, erano un inno alla bellezza e alla libertà dell’essere donna.
Floria Fiorucci, sorella di Elio, ci racconta il suo modo di lavorare, l’incontro con l’arte, il suo spirito internazionale che lo portò ad aprire negozi in tutto il mondo, quando ancora il made in Italy non era così elogiato e conosciuto all’estero.
Elio Fiorucci ha rivoluzionato la moda a partire dagli anni Settanta, in che modo, che cosa lo contraddistingueva?
In realtà è avvenuto tutto in modo così naturale che faccio fatica a dire in cosa Fiorucci è stato rivoluzionario. Elio faceva quello che sentiva e quello che riteneva giusto ma non con la volontà di essere un rivoluzionario. Guardando al passato, mi sembra tutto così normale, ma allora erano davvero lavori di rottura. Infatti, mi rendo conto che quello che vedo adesso nel mondo della moda è già stato fatto 40 anni. Questa è stata la sua grandezza.
Possiamo dire che se non ci fosse stato Fiorucci, non ci sarebbe la moda di oggi?
In un certo senso sì. Oggi la moda vive di rendita. Ho 200 libri che raccolgono tutti gli articoli dedicati a Fiorucci, mi basta sfogliarli per rendermi conto che aveva già fatto tutto. È stata un’epoca straordinaria. La Fiorucci ha fatto sempre tanti viaggi nel mondo assorbendo le novità di ogni luogo, ne ha preso ispirazione, le ha riprodotte, migliorate e così è avvenuto il cambiamento, ma senza la volontà di cambiare. Semplicemente veniva realizzato quello che ci sembrava bello, giusto, che ci dava gioia.
Fiorucci ha sicuramente avuto uno sguardo geniale
Sicuramente, è stato capace di vedere il bello oltre le cose, oltre la quotidianità. Ci vuole sensibilità, ci vuole passione, ci vuole intuizione. Elio, ma anche le persone che lavoravano vicino a lui, avevano tutte queste qualità. Io ricordo che quando Elio e i suoi collaboratori tornavano dai viaggi, avevano le valige piene di campioni. Allora non c’erano né Internet e né smartphone, per cui si compravano direttamente i capi che ti piacevano, magari solo perché c’erano un bottone, una cerniera o un’asola particolari. Quando arrivavano con queste valige, passavamo le giornate a studiare e scegliere i modelli su cui si voleva lavorare, a seconda del settore di cui ci si occupava, venivano rielaborati e da lì si creavano cose meravigliose. Erano giornate felici, piene di entusiasmo. Ognuno faceva quello che gli piaceva, c’era un po’ di anarchia in azienda, diciamolo, però questa anarchia ha portato una grande bellezza, una grande libertà. Le persone che lavoravano con noi erano tutte piene di talento, nessuno era mediocre, avevano tutte un occhio speciale.
Oltre alla moda, Fiorucci era attratto dall’arte in senso più ampio, ce ne parla?
L’incontro con gli artisti è stato fondamentale, da Andy Wahrol a Basquiat. Erano straordinari e con loro Fiorucci ha trasformato la moda. Anzi, diciamo che ha liberato le donne, perché ha creato una moda libera, come i suoi jeans elasticizzati che segnavano molto le forme. Fondamentale fu il contributo di un modellista che veniva da Valentino. Un giorno è passato da Fiorucci e si è presentato dicendo appunto che lavorava a Roma da Valentino, ma voleva trasferirsi a Milano per collaborare con Fiorucci. Allora mio fratello l’ha messo alla prova. Prese un rotolo di denim che aveva in ufficio e gli chiese di ricavarne un modello. All’inizio, non nego, che si era un po’ spaventato. Ma alla fine, siccome era bravissimo e aveva capito perfettamente cosa voleva Elio, ha realizzato un jeans che era la fine del mondo. Ricordo che in negozio le ragazze si sdraiavano per terra per chiudere la cerniera, tanto che lo volevano indossare. In effetti, era un modello che stava bene a tutte e quando era indossato era molto femminile. Poi l’apertura dei negozi all’estero è stata un’esperienza molto importante, perché hanno portato un grande prestigio. Allora ci sembrava tutto normale, ma effettivamente erano cose straordinarie.
A proposito di arte, Dolce & Gabbana ha creato una campagna ispirata ai dipinti di Rubens, quanto influisce ancora il lavoro di Fiorucci oggi sulla moda?
Fiorucci intrecciava moda ed arte già negli anni Ottanta. È stato il primo a riferirsi all’arte. Poi non bisogna dimenticare il lavoro di grafica. Il patrimonio grafico di Fiorucci è fantastico, basti pensare che per ogni linea di t-shirt o di pantaloni venivano fatte etichette nuove, marcature nuove. Tutto questo si trova nella famosa raccolta di figurine Fiorucci della Panini. Ancora oggi quelle grafiche sono fresche, attuali, parlano da sole. Io ho un progetto, vorrei rendere accessibile a tutti questo patrimonio di immagini. Perciò sto chiedendo al Comune di Milano uno spazio alla Fabbrica del Vapore dove poter esporre l’archivio Fiorucci. Penso che sia una grande opportunità, anche per la città stessa. Milano deve molto al lavoro di Elio, perché l’ha trasformata in una città internazionale. Mi ricordo le clienti che mi raccontavano che quando si sentivano un po’ giù, facevano un giro nel nostro negozio e uscivano di buon umore. Da qui è arrivata l’idea del marchio “Love Therapy”, perché nel negozio ritrovavano un’altra atmosfera, girare nello store era come girare per il mondo. È stata un’esperienza culturale importante. Non solo ha cambiato la moda, ma anche il modo di vivere.
Quali novità ha introdotto Fiorucci nella moda?
Nel 1983 Fiorucci ha lanciato la moda-palestra, anni in cui la palestra era una cosa strana. E poi ha reso internazionale il made in Italy. Quando ha aperto il negozio a New York, c’era solo Gucci. Per altro ha coinvolto moltissimi architetti nella realizzazione dei suoi negozi, creando un movimento culturale. Il contributo di Elio è stato importantissimo. Nel 2006 il sindaco di Milano gli ha consegnato l’Ambrogino d’oro, per l’unicità del suo lavoro. Basti pensare a quando Keith Haring gli ha graffettato il negozio, nessuno prima di Elio ha osato tanto. Ricordo che abbiamo smontato lo store e Keith Haring in una notte e in un giorno lo ha ricreato, per altro lui ancora non era l’artista conosciuto di oggi. Solo un visionario come Fiorucci poteva mettere in pratica un’intuizione del genere. Lui vedeva le idee e poi era capace di realizzarle. È stata un’epoca magica in cui è stato fatto tantissimo, grazie a un’energia straordinaria.
Nella fiction Made in Italy, il personaggio di Fiorucci tra tutti gli stilisti è stato quello che ha maggiormente toccato il pubblico
Fiorucci non si è limitato solo a fare dei vestiti, come altri stilisti straordinari hanno fatto. Elio ha cambiato la vita di tante persone e ha liberato le donne. La voglia di nuovo, di far star bene le ragazze erano desideri che aveva dentro di sé.