Dio, come mi amo..per amarti di più!, Edito da Graus Edizioni, è il romanzo che Ettore Bassi e Debora Iannotta hanno scritto insieme. Il libro racconta la relazione tra un uomo e una donna attraverso uno scambio epistolare.
Si tratta di un romanzo profondo che parla dell’amore come dimensione vitale sia per gli uomini che per le donne. Un libro che nasce dall’esperienza personale e da esigenze comuni, come ci hanno raccontato Ettore Bassi e Debora Iannotta.
Come nasce l’idea del vostro romanzo Dio, come mi amo… Per amarti di più?
Ettore Bassi: È nato da un’urgenza condivisa: quella di riflettere sul rapporto tra uomo e donna oggi, in un tempo di grandi conflitti e sofferenze relazionali. Abbiamo sentito il bisogno di andare oltre la narrazione dominante che spesso divide e contrappone. Abbiamo voluto offrire un punto di vista che invita al riavvicinamento.
Debora Iannotta: Sì, Ettore ha già detto tutto perfettamente. È stato un desiderio comune, nato da esperienze personali e da una volontà autentica di affrontare questi temi.
Debora, cos’è per lei oggi l’amore?
Debora Iannotta: L’amore è vita. Oggi lo dico con la consapevolezza dei miei 47 anni, da donna, madre, moglie. L’amore dà bellezza alla vita, la riempie di senso. Senza amore e bellezza, la vita rischia di perdere il suo valore più profondo.
Perché è importante imparare ad amare se stessi prima di amare gli altri?
Ettore Bassi: Perché viviamo in un mondo dove cerchiamo tutto all’esterno, inclusa la felicità. Questo ci fa perdere di vista la responsabilità individuale. Amare sé stessi significa tornare dentro, accettarsi, conoscersi. Solo così si può costruire una relazione sana, non dipendente ma affiancata.
Perché avete scelto la forma dell’epistolario per raccontare questa storia?
Debora Iannotta: La lettera è uno strumento intimo, autentico. Ci siamo accorti che era il modo migliore per far parlare i protagonisti, Riccardo e Gilda, senza filtri. E poi è anche un invito al lettore: scrivere, riflettere, mettersi a nudo. È un romanzo sulla relazione, ma anche sull’individuo.

Come avete scritto il libro a quattro mani?
Ettore Bassi: Ognuno ha scritto le lettere del proprio personaggio: io quelle di Riccardo, Debora quelle di Gilda. Non ci siamo mai letti durante la scrittura, se non alla fine. È stato un gioco autentico, anche rischioso, ma ha funzionato. Ne è uscita una verità profonda: nessuno ha davvero torto o ragione, e l’altro non è un nemico.
La prefazione è di Roberto Vecchioni. Com’è nata questa collaborazione?
Ettore Bassi: Siamo entrambi grandi estimatori di Vecchioni. Io ho anche portato in scena un suo testo, Il mercante di luce. Questo ha creato un rapporto di stima e affetto. Così gli abbiamo proposto questa “follia”, e lui ha accettato con generosità, regalando al libro una prefazione meravigliosa.
State già lavorando a un altro romanzo insieme?
Debora Iannotta: Al momento no. Stiamo ancora vivendo il vortice dell’uscita di questo libro.
Ettore Bassi: È un’onda bellissima ma intensa. Però sicuramente questa esperienza ci ha segnati. Qualcosa di nuovo nascerà, questo è certo.
Avete anche scritto uno spettacolo teatrale. È tratto dal romanzo?
Debora Iannotta: Sono nati quasi in parallelo. Lo spettacolo ha debuttato prima, ma entrambi affrontano gli stessi temi. Si sono nutriti a vicenda.
Ettore Bassi: È stata una sorta di espansione reciproca. Lo spettacolo ci ha spinto a scrivere il libro e viceversa. Il bisogno di raccontare questa tematica ci ha portati a esplorare più forme.