Elena Kampouris: “Sophie è stata una sfida e un immenso regalo di Muccino”

Elena Kampouris, Sophie in "Fino alla fine", racconta la grande sfida del film, per il quale ha imparato l'italiano e a suonare il piano. E confessa il suo amore per il nostro Paese, da Mina alla Magnani

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Sara Gambero

Giornalista esperta di Spettacolo e Lifestyle

Una laurea in Lettere Moderne con indirizzo Storia del Cinema. Appassionata di libri, film e del mare, ha fatto in modo che il lavoro coincidesse con le sue passioni. Scrive da vent’anni di televisione, celebrities, costume e trend. Sempre con un occhio critico e l'altro divertito.

Pubblicato: 4 Novembre 2024 12:44

Ha imparato l’italiano e a suonare il piano in tempo record, scoperto di avere radici italiane, si è innamorata dell’Italia e degli attori meravigliosi con cui ha lavorato. Elena Kampouris, Sophie in Fino alla Fine di Gabriele Muccino si racconta senza freni. Confessando il suo debole per Mina, la Lollo e Anna Magnani

La domanda è d‘obbligo: quanto è stato difficile girare il film in due lingue e quanto hai impiegato per imparare l’italiano?
È stata sicuramente una ginnastica mentale notevole girare in due lingue. Spesso dimenticavo quale lingua avrei dovuto usare, passavamo dall’inglese all’italiano per ogni singola inquadratura. A volte Gabriele veniva da me e diceva ridendo: “Dovevi parlare in inglese, hai usato l’italiano”. Ma grazie al supporto della troupe, degli altri attori e di Gabriele stesso, ce l’ho fatta: sono diventati come una famiglia che mi ha aiutata e accolta con il suo spirito italiano. Tutto questo ha reso la sfida divertente. Inoltre c’è una tale bellezza nella lingua italiana! Fortunatamente alla fine delle riprese ero in grado di comunicare nella vostra lingua, mentre all’inizio non potevo nemmeno ordinare un piatto al ristorante. Ma, ripeto, non avrei potuto farcela senza il supporto della mia seconda famiglia e degli italiani che ho incontrato ovunque. Erano sempre disposti ad aiutarmi, correggermi e insegnarmi nuove parole ed espressioni, ecco perché nel complesso questo progetto è stata una sfida enorme ma anche un immenso regalo.

Hai anche imparato a suonare il piano? Come hai fatto a fare tutto così velocemente?
Grazie a Gabriele, che è davvero unico. Proprio come la sua idea di girare in due lingue senza doppiaggio. Si era messo in testa che avrei imparato il pianoforte, specificamente Rivoluzionario di Chopin, anche se non avevo mai toccato un tasto in vita mia! Ma lui, follemente, pensava che potessi farcela. Tra l’altro ha scelto uno dei pezzi più difficili che richiede tanti anni per essere padroneggiato, ma io “sguazzo” nelle sfide, quindi ho trascorso quattro ore al giorno per tutta l’estate prima delle riprese studiando il pezzo a memoria (dato che non c’era abbastanza tempo per imparare a leggere la musica). Ora questo pezzo è il mio cavallo di battaglia e vorrei continuare a suonare il pianoforte.

Che rapporto si è creato sul set, con Saul, Lorenzo e gli altri protagonisti? E con Muccino?
Abbiamo riso così tanto. Ci siamo divertiti molto insieme e mi hanno aiutato con l’apprendimento dell’italiano. Sono diventati come fratelli maggiori per me. Gabriele è un perfezionista, coinvolgente e intenso, e ti ispira davvero ad essere migliore di quanto pensi di poter essere. Paradossalmente, nonostante la storia del film fosse tragica, sul set c’era molta leggerezza.

Conoscevi già Gabriele, avevi visto qualche suo film?
Conoscevo bene i suoi film americani, La Ricerca Della Felicita e Sette Anime e quando ho letto la sceneggiatura, mi ha intrigato tantissimo. A quel punto mi sono documentata su ogni suo singolo film per capire profondamente il suo stile e il suo modo di lavorare. I suoi lavori sono tutti talmente commoventi che sono diventata ossessionata dal desiderio di ottenere questo ruolo. Ho anche scoperto che in ogni film, o quasi, inserisce almeno una canzone di Mina. Ho sempre amato profondamente le cantanti italiane come lei, Raffaella Carrà, Rita Pavone, Nada, Gigliola Cinquetti, Patty Pravo, Ornella Vanoni e Iva Zanicchi. Quando sono in palestra, cucino o sono sotto la doccia, canto musica italiana! Per questo mi ha reso felicissima il fatto che che Gabriele abbia usato due canzoni di Mina anche nel nostro film!

C’è molta diversità, nel modo di lavorare, tra un set americano e uno italiano?
In realtà sono le persone che rendono speciale un progetto. Ogni regista ha il suo stile che rende unico il lavoro che noi attori svolgiamo. Io sono grata per ogni singola esperienza sul set, anche durante le riprese più stressanti, che impartiscono lezioni che diventano occasioni di crescita. Queste riprese in particolare sono state molto intense, perché abbiamo girato due film in uno con un tempo limitato. Inoltre, ci siamo trasferiti dalla Sicilia a Marettimo, un’isola da sogno vicino a Favignana, pio di nuovo a Roma. È stato stancante e impegnativo, ma abbiamo affrontato queste sfide tutti insieme, anche grazie alla guida di un maestro come Gabriele. La nostra troupe era eccezionale e si sono formate molte meravigliose amicizie, si è creato subito un legame speciale. In realtà, ho scoperto dopo, c’è una ragione per la quale mi sono sentita così legata alle persone e alla cultura qui: dopo aver girato il film, mio zio ha scoperto che la mia bisnonna paterna era in realtà siciliana. Quindi ho sangue Italiano nelle vene!

“La vita è il risultato delle scelte che facciamo”. E quando si decide di prendere la vita di petto, si deve assumere il rischio di queste scelte, perché tutto può cambiare in un attimo. Sei d’accordo con la tesi alla base del film?
Sì, sono d’accordo, c’è molta verità in questo concetto. Quel che conta, è il modo in cui  affronti la vita e le scelte.  Puoi affrontarle come una sfida, un’esperienza di crescita o temerle. Dipende tutto da te.

C’è un film italiano, e un’attrice del nostro paese, che hai nel cuore e ti ha ispirata?
Ce ne sono molte ma ti direi in questo momento Gina Lollobrigida e Anna Magnani. Loro sono delle icone senza tempo che mi hanno ispirato tantissimo.

Eri mai stata in Italia e a Palermo?
Questo progetto è stato così speciale per me proprio perché è stata la prima volta nella mia vita che sono venuta in Italia e spero non sarà l’ultima. Trovarmi nel cuore di Roma e Palermo è stata un’esperienza incredibile e spero di tornare per altre avventure e nuove scoperte in questo bellissimo paese.

Cosa ti ha colpito in particolare del nostro Paese e del nostro modo di vivere?
Essendo greca, mi sono innamorata del modo in cui gli italiani, proprio come i greci, fanno tutto con passione, mettendoci il cuore, preoccupandosi profondamente e sinceramente per ogni cosa e dimostrando sempre una forte perseveranza nell’affrontare gli ostacoli. Mi sono immediatamente identificata con il loro modo passionale di essere quando ho messo piede per la prima volta in Italia. Penso che sia legato al fatto che ho un po’ sangue italiano nelle mie vene, anche se prima di questo film non ne avevo idea.

Sophie decide di vivere la vita da protagonista assoluta, assumendosene i rischi. Di “camminare sull’orlo del baratro trascinandosi in una vertigine pericolosa”. Elena è simile a Sophie, l’avrebbe mai fatto?
Il motivo per cui mi è piaciuto molto interpretare Sophie è perché nella mia vita personale, non in quella lavorativa, sono più cauta e riservata rispetto a lei. Per quello è stato emozionante e adrenalinico buttarmi nel profondo della psiche di Sophie, entrare in quell’abisso, perché è così opposto alla mia vita quotidiana. Mi ha sicuramente ispirato ad affrontare certe cose con più abbandono e coraggio.

Un regista e un attore con cui vorresti lavorare oggi?
Whoever will have me! Mi piacerebbe tanto tornare in Italia, lavorare con altri registi e artisti italiani e continuare ad imparare. Sarebbe una gioia dopo questa meravigliosa esperienza.

Che rapporto hai con il tuo corpo, quanto lo curi?
Cerco di prendermi molta cura del mio corpo, proprio perché le riprese possono essere impegnative a livello fisico e mentale ed è facile stancarsi, ma per un attore il corpo è lo strumento di lavoro. Cerco di mantenerlo sano con una corretta alimentazione e cerco di ascoltare ciò di cui ha bisogno o quando mi chiede di riposare. Adoro però allenarmi ogni volta che posso: è uno sfogo divertente e mi aiuta a scaricare la mente. Amo lo yoga, il wushu, il muay thai, il bojitsu e il krav maga. Soprattutto immergermi in culture diverse attraverso l’allenamento: ho studiato danza cinese ed è così che ho scoperto la bellezza della cultura e della musica cinese che ha cambiato completamente la mia vita e mi ha ispirato ad imparare il mandarino.

Inevitabile una domanda, in questo momento, sulle elezioni americane: da che parte stai?
Preferisco non parlare di politica. La mia passione e missione è intrattenere e dare alle persone una pausa dallo stress quotidiano della vita attraverso i film e i progetti che realizzo e, spero, portare loro un senso di gioia e connessione.