Dario Baldan Bembo non ha bisogno di presentazioni. Classe 1948, è uno dei più importanti cantanti, compositori e tastieristi italiani. Ha collaborato con i grandi della musica del nostro Paese, da Riccardo Fogli a Lucio Battisti e Renato Zero, da Mina a Ornella Vanoni e Mia Martini, incominciando la sua carriera nel 1966 con il Clan Celentano.
La prima volta che è andato al Festival di Sanremo era il 1971 ed è arrivato terzo con una delle più belle canzoni della storia della musica, 4 marzo 1943. Nel gennaio 2022 è uscito in radio Atlantide, il nuovo singolo inedito che dà il titolo al libro disco omonimo a cura di Erica Tamborini che racconta la sua carriera, disponibile in digitale e fisico (PLAYaudio/Azzurra Music).
A noi Dario Baldan Bembo ha raccontato di questo suo nuovo progetto, dell’emozione di essere a Sanremo e delle sue canzoni del cuore (ma non ci sono i Måneskin).
Ci parli di Atlantide, il libro disco che racconta la tua carriera?
Atlantide è la mia prima esperienza discografica in cui mi racconto personalmente tenendo un occhio al passato e un occhio al futuro, nel senso che il disco contiene alcune delle canzoni più rappresentative della mia carriera di cantante e di compositore che ho voluto riportare alla luce con nuovi arrangiamenti e nuove sonorità, inoltre è stata questa l’occasione per gettare un nuovo seme pubblicando un nuovo brano Atlantide per dire al mio pubblico che non ho smesso di comporre anzi ho ancora moltissime canzoni che farò uscire con le prossime uscite.
Perché hai scelto proprio Atlantide come titolo, un nome che evoca un antico mito?
Mi sono riallacciato alla leggenda dell’isola sommersa dalle acque come metafora del mio patrimonio musicale di cui solo la punta dell’iceberg è conosciuta. Moltissime sono le canzoni rimaste sconosciute nei vari album che ho intenzione di portare alla luce e riproporre al mio pubblico. Si tratta di una vera e propria impresa di riscoperta musicale e riattualizzazione di brani che, a mio avviso, credo abbiano sonorità attualissime. Per me questo è più di un disco ma è l’avvio di un più ampio progetto. È il ‘’progetto Atlantide’’.
Tra le tue canzoni, ne hai una del cuore?
La canzone che ho nel cuore da sempre è Aria. Brano con il quale mi sono affacciato al grande pubblico come cantante nel 1975, riscuotendo un grande successo mondiale.
E invece in generale, qual è la canzone che ti ha più segnato?
È sicuramente Amico è, per la sua grande popolarità e il suo messaggio universale.
Fare l’elenco dei grandi artisti con cui hai lavorato è davvero infinito, cito solo Lucio Battisti, Mia Martini, Ornella Vanoni, Mina, Riccardo Fogli, Renato Zero…: come nasce la tua musica, che cosa ti ispira?
La mia musica nasce senza dubbio dal desiderio di creare qualcosa di gratificante che ti porti nel fantastico. Componendo cerco sempre armonie che ti permettano di evadere dalla realtà di tutti i giorni per portarti a sognare, ma soprattutto per emozionare e dare i brividi.
Oggi c’è un artista con cui vorresti collaborare?
Sono tanti gli artisti che stimo e con cui avrei voglia di condividere la musica. Al momento, forse, metterei al primo posto un artista anglofono che amo per le atmosfere che propone, Peter Gabriel.
Con la Nuova Equipe 84, in coppia a Lucio Dalla, sei arrivato terzo al Festival di Sanremo con 4 marzo 1943 nel 1971: cosa ricordi di quel momento? E di quella canzone iconica?
È stato un momento incredibile, perché io ancora alle prime armi mi sono ritrovato improvvisamente nel ruolo di tastierista della Nuova Equipe 84, e nel giro di pochissimi giorni mi sono ritrovato catapultato nel Festival di Sanremo con il grande Lucio Dalla che mi faceva i complimenti per come suonavo l’organo Hammond. Ero tra mille giornalisti che chiedevano chi fossi e da dove venivo, assolutamente frastornato da un’enormità di successo improvviso.
A Sanremo sei andato altre due volte: che emozione si prova a calcare il palco dell’Ariston?
È una grandissima emozione. Ero già stato sul palcoscenico ma l’Ariston, per tutto quello che rappresenta per la Canzone italiana, è qualcosa di diverso. Mi ricordo che prima di salire sul palco per cantare Tu cosa fai stasera ero talmente emozionato che non ricordavo più il testo della canzone, mi sentivo nel panico. Per fortuna andò bene, e fu una gioia immensa quando fui premiato come terzo classificato.
Hai mai pensato di tornare al Festival?
Se mi proponessero di tornare a Sanremo come farei a dire di no. La risposta è certo che sì, anche perché nel mio famoso cassetto ho parecchie produzioni musicali interessanti.
Cosa pensi dei Måneskin?
È una musica che non mi appartiene, è molto lontana dalle mie sonorità pertanto non mi sento di giudicarla. In ogni caso, sono stati straordinari nel conquistare tanti riconoscimenti nel mondo in così breve tempo. Bravi perché sono prodotti italiani e portano in giro per il mondo il Made in Italy.