Carmen Mola torna in Italia con La sposa gitana. Il primo caso dell’ispettrice Elena Blanco, dopo La Bestia, il thriller storico che ha conquistato i lettori, con 50mila copie vendute e quattro settimane in top ten.
Dietro lo pseudonimo di Carmen Mola (nota come l’Elena Ferrante di Spagna) si nascondono tre scrittori Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez, che con il loro poliziesco La sposa gitana, edito in Italia da Salani, promettono di lasciare tutti col fiato sospeso.
Quando rientra all’alba, esausta dopo notti di bevute e sesso occasionale, Elena Blanco ha un rito: esaminare le immagini di una fotocamera che ha piazzato davanti al portone del suo palazzo. Chi ha paura di vedere? O meglio, chi più di ogni altra persona al mondo vorrebbe vedere? C’è un caso irrisolto nel passato di questa eccezionale ispettrice di polizia. L’unico della sua carriera. È molto più di una delusione, è un profondo trauma che ha sconvolto la sua vita… Ed è di questo strepitoso giallo che abbiamo parlato con Carmen Mola.
L’ispettrice Elena Blanco è la protagonista del vostro ultimo romanzo, La sposa gitana, come la descrivereste?
È una donna di 50 anni, un’ottima poliziotta alla guida di una sezione d’élite della polizia che si occupa dei casi più complessi. Ma è ancora afflitta dal dolore per la scomparsa del figlio, avvenuta 7 anni prima. La morte del figlio l’ha gettata in un mondo di amarezza e tenebre. Per questo è quasi alcolizzata, beve molta grappa, e coltiva piaceri a volte autodistruttivi o pericolosi, come fare sesso con gli sconosciuti. A volte si sfoga col karaoke fino a tarda notte. Ciò che più la definisce è che lei ritiene di non meritare la felicità, perché si considera responsabile, in quanto negligente, della scomparsa del figlio. Questo dà al personaggio una cupezza che andrà via via cambiando, muovendosi verso la luce, come vedremo nei romanzi successivi, finché deciderà che vuole essere felice.
Ci saranno quindi altri romanzi con Elena Blanco protagonista?
Sì, Elena Blanco è protagonista di una saga. La sposa gitana è il primo romanzo di questa serie pubblicato in Italia. In Spagna ne sono usciti già quattro e in autunno arriverà il quinto. Questi libri hanno avuto un grande successo e speriamo che lo stesso possa accadere in Italia.
La storia raccontata ne La sposa gitana s’ispira a un caso vero?
No, anche se di solito ci piace attingere dalla realtà, questa storia nasce dalla nostra fantasia malata [ridono ndr]. Infatti, siamo sceneggiatori televisivi e siamo abituati a raccontare delle storie con intrecci molto forti, anche truculenti. Ne La sposa gitana abbiamo fatto un lavoro cui siamo abituati, cioè abbiamo scommesso su un incipit molto potente e molto forte in grado di conquistare il lettore fin dall’inizio.
Quando scrivete un giallo come questo, avete in mente lo stile di altri autori? Per citare un nome noto a tutti, Agatha Christie?
Ci piace molto Agatha Christie, ma è stata una scrittrice dell’inizio del XX secolo e il suo modo di scrivere è diverso da quello di oggi. Noi in realtà non ci ispiriamo a nessuno, anche se abbiamo trovato un autore che ha molto a che fare con il nostro stile, ci assomiglia tanto. Si tratta di Pierre Lemaitre. Anche se quando ci siamo messi a scrivere questo tipo di romanzi, non lo conoscevamo.
Madrid è sempre al centro della trama anche ne La sposa gitana?
Potremmo dire che è una costante dei nostri romanzi. Siamo tutti e tre madrileni, quindi ci piace trasferire ciò anche nei nostri testi. In particolar modo, qui ci siamo concentrati sulla Madrid meno turistica. Anche se Elena Blanco vive nella Plaza Mayor che sicuramente tutti gli italiani conoscono. Nei romanzi successivi ci siamo allontanati un po’ dalla città, spingendoci a fare dei brevi viaggi pur tenendo Madrid come centro della nostra letteratura, perché le storie che Carmen Mola vuole raccontare sono ambientate a Madrid. Questo però non esclude che potremmo portare qualche volta i nostri protagonisti in Italia.
Conoscete personalmente i luoghi che descrivete nei romanzi?
Madrid la conosciamo molto bene, perché ci viviamo tutti e tre, compresi quei quartieri che di solito i turisti non visitano. Poi ci sono luoghi che non abbiamo visto direttamente ma ambientiamo lì alcune azioni perché la storia ne ha bisogno. A volte ci attrae il nome del paese e quindi ci documentiamo facendo delle ricerche, per poter ricreare quel determinato luogo in modo realistico.
È cambiato il vostro modo di lavorare da quando il pubblico ha scoperto la vostra vera identità, cioè che Carmen Mola in realtà non è una scrittrice, ma sono tre scrittori?
In realtà, no, perché la sfida principale quando siamo usciti dall’anonimato, era perdere li libertà creativa di cui godevamo. Infatti protetti da uno pseudonimo, ci sentivamo liberi di sparare in ogni dove, per così dire, senza creare disagi a nessuno e non ci fermavamo dal fare ritratti crudi e anche violenti, ma siamo riusciti a mantenere questo coraggio anche nei successivi romanzi. Per cui non c’è una concreta differenza tra i libri scritti prima e dopo la scoperta della nostra vera identità.
La sposa gitana è un poliziesco, ma avete avuto un grande successo con La Bestia che è un romanzo storico (leggi la nostra intervista): tornerete a questo genere letterario?
Dopo La Bestia abbiamo pubblicato in Spagna un altro romanzo storico, intitolato El infierno, che ha a che fare con il romanzo precedente. Qui però siamo nel XIX secolo. Il romanzo storico ci piace molto, per questo tra un giallo e l’altro cerchiamo di inserirne uno. E forse potremmo tornare a scrivere dell’Ottocento spagnolo che è stato un periodo molto duro. Abbiamo descritto Madrid, L’Havana e non è escluso che potremmo pensare al Marocco o alle Filippine del XIX secolo per i prossimi libri.