Anita Zagaria è Elisa Lopez, procuratore capo, della nuova serie di Rai 1, Brennero, una coproduzione Cross Production e Rai Fiction con Matteo Martari ed Elena Radonicich, che ha avuto un enorme successo di pubblico e che ormai è arrivata alle battute finali. Nella puntata conclusiva, in onda lunedì 7 ottobre, molte cose si chiariscono. Il killer di Bolzano potrebbe essere un burattino nelle mani di qualcuno molto potente e anche le ambiguità di Elisa vengono a galla.
Con Anita Zagaria abbiamo parlato del suo personaggio in Brennero, ma anche degli altri set famosissimi in cui ha lavorato, compresa la mitica serie, Un medico in famiglia, dove interpretava Nilde Martini, la sorella di Lele.
In Brennero sei Elisa Lopez, cosa ti è piaciuto di questo personaggio e come è stato interpretarlo?
In Elisa Lopez c’è una vena di ambiguità che spero di essere riuscita a rendere. Ovviamente non posso dire troppo per evitare di spoilerare l’ultima puntata. Però, il fatto che non sia sempre d’accordo su come si conducono le indagini, ha un suo senso. Elisa è un personaggio di potere che ha un volto pubblico ma con Eva Kofler ha una relazione antica, la conosce fin da quando era bambina e ogni tanto si concede dei momenti affettivi con lei. L’aspetto che trovo più interessante di Elisa è proprio questa ambiguità di fondo, anzi la fatica di questa sua ambiguità, perché non è senza dispiacere.
Come ti sei trovata a lavorare con Elena Radonicich, Eva Kofler in Brennero, e con il resto del cast?
Benissimo, Elena Radonicich (leggi la nostra intervista) è molto carina e ci siamo molto divertite a lavorare insieme. Quasi tutte le scene le ho girate con lei, ci siamo trovate, eravamo molto affiatate e abbiamo recitato assieme con molto piacere. Elena è proprio una persona molto carina. Anche col resto del cast, è andato tutto bene.
Che cosa distingue Brennero dalle fiction che abbiamo visto fono ad ora?
In Brennero l’atmosfera è proprio cupa, è un giallo nordico diverso da tutte le altre storie, anche per la questione territoriale del Sud Tirolo che affronta. È un giallo poco italiano e a tutto tondo che non lascia spazio a risvolti da commedia, ma è oscuro.
Il suo essere innovativo è il segreto del successo di Brennero?
Probabilmente sì, perché non è la stessa storia di sempre. Si è provato a fare qualcosa di diverso, anche se è difficile proporre lavori differenti dalle classiche serie, perché chi decide di trasmetterle pensa che il pubblico non sia pronto per le novità, ma se non vengono proposte, non sarà mai pronto. Sono molto contenta che Brennero stia andando bene, fa sempre piacere quando il lavoro che hai fatto sia apprezzato. In effetti, qualche amico mi ha chiamato per dirmi che gli è piaciuto.
Tra l’altro ti abbiamo visto adesso in un’altra fiction di successo, I Fratelli Corsaro, dove interpreti Antonia, la mamma di Fabrizio (Giuseppe Fiorello) e Roberto (Paolo Briguglia)…
È tutta un’altra storia. Anche quello è un giallo, ma più solare. Siamo in Sicilia e ci sono anche dei risvolti di commedia. Mi sono molto divertita a interpretare questa madre che tratta i figli come se fossero ancora dei bambini.
E poi avere Beppe Fiorello e Paolo Briguglia come figli deve essere stato molto divertente?
Assolutamente sì, sono persone con cui è piacevole lavorare, molto professionali. E poi io devo dire che vado d’accordo con tutti. Di fatto, una delle cose che mi piace di più del fare l’attrice è che incontri persone con cui puoi creare qualcosa, piace lavorare con gli altri.
Tu hai lavorato in tantissime serie di successo, ne cito una su tutte, Un medico in famiglia, ce ne parli?
Un medico in famiglia ha dato popolarità a tutti gli attori che ne hanno fatto parte. Ci sentivamo come in famiglia, anche perché c’erano i bambini e poi si è lavorato insieme per tanto tempo e si sono creati dei legami che andavano al di là del set. La quotidianità ha reso il rapporto più familiare.
Tra tutti i personaggi che hai interpretato ce n’è uno che ti sta particolarmente a cuore?
Tanti anni fa ho interpretato ne La Squadra una donna accusata di matricidio, aveva ucciso il suo bambino da piccolo. Il suo era un dolore profondo, ma nascondeva anche una bugia, perché lei sapeva di non aver commesso quel delitto. Era difficile comunicare quel dolore che aveva un’ombra nella confessione. Mi sono molto concentrata per poter trasmettere questo tipo di emozione. Ho molto sofferto autenticamente. Certamente, noi attori fingiamo, ma i sentimenti che proviamo quando recitiamo sono veri. È stata una prova faticosa, ma mi ha dato molta soddisfazione. Su quel personaggio ho lavorato davvero tanto per farlo come volevo io.
Come ti prepari per mettere in scena i tuoi personaggi?
Io leggo e già lì capisco se mi emoziona il personaggio e cerco di calarmi nei suoi panni, comprendendo le sue emozioni, la sua realtà anche in relazione agli altri personaggi. Cerco di entrare in empatia, di calarmi nei suoi panni. Secondo me è questo che devono fare gli attori, al di là della tecnica con cui costruire un ruolo.
C’è un attore o un’attrice con cui ti piacerebbe lavorare?
Tanti… Io ho una passione per gli attori inglesi con cui ho lavorato. Mi sento totalmente a mio agio con loro, perché penso che siano così bravi che mi possono dare qualcosa in più. In questo momento sto guardando la serie su Apple, Slow Horses, con Gary Oldman e Jonathan Pryce. Ecco mi piacerebbe lavorare con entrambi.
Stai lavorando a qualcosa d’altro?
Sto aspettando di sapere…