Io quel giorno di un anno fa me lo ricordo bene, era un sabato, e come tutti i sabati ero stata alla partita di mio marito, ignara che quel 11/11/2023 sarebbe rimasto scolpito nei meandri della mia memoria e in quella di tutti gli Italiani, che, da lì a poco, sarebbero rimasti con il fiato sospeso in attesa e con la speranza di un epilogo diverso da quello che poi è accaduto, la scomparsa conclusasi con l’omicidio di Giulia Cecchettin, quella meravigliosa ragazza diventata in una settimana la figlia e la sorella di tutti quelli che hanno creduto davvero che questa donna bambina riuscisse a sopravvivere al suo carnefice.
Mi ricordo che da lì a poco gli appelli sui vari social si sarebbero moltiplicati, ma nessuno aveva il coraggio di chiamare le cose con il loro nome, nessuna utilizzava i termino corretti, si parlava di “scomparsa di fidanzatini” , di fuga d’amore, i titoli dei giornali non raccontavano di una vittima e di un carnefici, ma di una “fuitina” consensuale, forse per paura, forse per pudore, o forse semplicemente perché il titolo di coppia tirava di più in termini di clickbait. Per me non c’è mai stata una coppia, perché no, Giulia non voleva più stare con quell’essere (che non nominerò mai per scelta), Giulia si voleva laureare, Giulia voleva ridere, Giulia voleva stare con la sua famiglia, Giulia voleva vivere.
La vita di Giulia invece è stata spezzata la notte stessa della sua scomparsa, nel freddo marciapiede di una strada secondaria della zona industriale di Fossò, a due passi in linea d’aria dal mio giardino, quante volte ci ho pensato, quante volte guardando le luci in lontananza di quel capannone ho ripensato a lei, ai suoi ultimi istanti, alla paura che avrà avuto, alle domande senza risposta, alle ultime immagini che avrà visto prima che i suoi occhi si chiudessero per sempre. Per noi quegli squarci di luce prima di quell’11 novembre stavano ad indicare la distanza tra noi, i campi coltivati, e le industrie, a quel momento hanno indicato la distanza tra noi e la morte.
Non dimenticherò mai la telefonata di Gino (il papà di Giulia) il venerdì prima che sua figlia fosse ritrovata, non dimenticherò mai le sue parole piene di umana speranza, e al contempo, disperata rassegnazione: “Quando tutto sarà finito ti presenterò i miei figli Elena e Davide.” Perché lui già sapeva, come già sapevamo tutti, quale sarebbe stato l’epilogo, ma non ha mollato fine alla fine. Come non dimenticherò mai il nostro abbraccio, nel salotto di casa sua, tra un caffè preparato con la moka ed una torta portata dai vicini, il campanello che suonava e persone mai viste prima che portavano pensieri, croci ed amore a questa famiglia spezzata.
Ho pensato tanto a come ricordare Giulia, perché sapete spesso a distanza di tempo, il ricordo dei vivi si concentra sul mostro, e non sulla vittima, chi non c’è più spesso soffre l’oblio di chi rimane, anche se quello che resta è colui che la vita l’ha tolta, perché forse odiare è più facile che amare, perché rispondere con anatemi e distruggere è più facile che costruire, ed ancora una volta la lezione ci viene data da Gino che al dolore per la morte della figlia risponde con una sua fondazione in suo nome, una fondazione che cercherà di aiutare le ragazze e le donne vittime di abusi, cercando di prevenire la violenza di genere attraverso una rete con le istituzioni: “Ho cercato di portare il bello di Giulia. Una delle missioni della Fondazione è di portare avanti il suo nome e il suo modo di vedere la vita. Lei era una ragazza che amava vivere, era buona ed altruista, e su questa linea vorremmo continuare”.
E così allora la ricorderemo noi. Giulia Cecchettin, era una ragazza solare, altruista ed una buona amica, amava la compagnia e disegnare, sognava di frequentare un’accademia per diventare fumettista, Giulia era riuscita a presentare la tesi e si sarebbe dovuta laureare in ingegneria biomedica tre giorni dopo il suo omicidio.
Giulia si è laureata post mortem a febbraio 2024 con una tesi sulla creazione dei tessuti tracheali, sono passati 365 giorni, ma il suo nome e il suo sorriso sono ancora con noi, destinati a farci luce, per sempre.
Chi l’ha uccisa invece è destinato a camminare su questa terra circondato dall’oblio e dal disprezzo che merita, con un’unica consapevolezza: Giulia non morirà mai, sei riuscito a strapparla alla vita terrena, ma hai consegnato il suo ricordo alla vita eterna, perché no, noi non la dimenticheremo mai, e meravigliose cose verranno fatte in suo nome, il tuo invece sarà per sempre collegato ad un unico termine, e per quello sarai ricordato. Assassino.