Giulia Cecchettin, la verità sulla morte nei risultati dell’autopsia

I risultati dell'esame autoptico potranno dire di più sull'ultimo colpo fatale al collo sferrato da Filippo Turetta, che così rischia un'aggravante

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Martina Dessì

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La verità sulla morte di Giulia Cecchettin divisa da 100 chilometri. Da un lato, a Verona, l’assassino Filippo Turetta di fronte al pm Andrea Petroni. Dall’altro, l’autopsia sul corpo della vittima all’Istituto di medicina legale di Padova. Uno spazio davvero piccolissimo, che non basta a colmare l’orrore di questi giorni, le attese, le verità nascoste e quell’orribile sospetto che pende sul disegno di un crimine che sembra essere stato studiato nei minimi dettagli.

Giulia ha lottato per la vita, fino all’ultimo, cercando di fermare la furia del suo aguzzino. Avrebbe addirittura cercato di fermare la corsa della lama con le mani, ferendosi, fino all’ultimo colpo fatale che Filippo Turetta le avrebbe inferto al collo, finendola. È su questo punto che si cerca conferma. E sì, quel gesto finale potrebbe cambiare moltissime cose.

L’autopsia sul corpo di Giulia Cecchettin

Si parte dall’analisi delle 26 ferite da arma da taglio trovate sul corpo della 22enne di Vigonovo, prima uccisa e poi abbandonata in un dirupo nei pressi del lago di Barcis. Alcune sarebbero state inferte quando era già morta mentre altre sarebbero riconducibili al trascinamento del corpo. Quelle alla testa, invece, sarebbero state causate dalla violenta caduta avvenuta quando Giulia Cecchettin ha cercato di scappare dall’auto di Turetta, proprio dove sono state trovate le prime tracce ematiche, nell’area industriale di Fossò.

È però su un particolare che si è concentrato l’anatomopatologo Guido Viel, che ha eseguito l’autopsia sul corpo a partire dalle 9 del 1° dicembre. Nella sua équipe, anche l’entomologo che ai tempi ha seguito il caso Elisa Claps. Le attenzioni sono rivolte alla lesione al collo, riportata nella regione latero-cervicale sinistra e cervicale posteriore, che riporterebbe margini netti. Si tratta inoltre di una ferita profonda, letale, che potrebbe essere stata quella definitiva. Giulia era già stata colpita molte volte ed è questo l’elemento decisivo per contestare a Filippo Turetta l’aggravante della crudeltà. I tagli sulle mani della vittima suggeriscono invece che abbia afferrato la lama a mani nude nel tentativo di difendersi.

Gli altri dettagli

Sono al vaglio tutti gli elementi, dettagli orribili che ricostruiscono la terza fase del delitto e che probabilmente tracceranno la strada verso l’ergastolo. Dalle prime coltellate vicino a casa fino all’aggressione finale a Fossò, quando Giulia era ancora in grado di correre. Lui la insegue, la spinge a terra. Perde i sensi ma è ancora viva, fino all’ultimo colpo finale.

Nel primo interrogatorio, Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere ma si è limitato a una serie di dichiarazioni spontanee, nelle quali ha anche ammesso di aver ucciso la sua ex fidanzata. Si ritiene quindi che possa fare lo stesso nel nuovo interrogatorio tenutosi nelle ore in cui si sta svolgendo l’autopsia sul corpo della vittima. Intanto, i suoi genitori hanno rinviato il loro primo colloquio – che avrebbe dovuto tenersi mercoledì presso il carcere di Verona – mentre i nuovi sviluppi aprono un varco su una nuova fase. Il comando generale dell’Arma ha infatti diffuso una nota a tutti i comandi dei carabinieri: in caso di violenze, maltrattamenti e atti persecutori si rende fondamentale un’accurata e tempestiva gestione degli interventi. Ogni segnalazione sarà quindi gestita con la massima attenzione.