Storie di donne che hanno denunciato i maltrattamenti subiti. Ma purtroppo non hanno avuto giustizia. La nostra Irene Vella ha raccolto diverse testimonianze. Come quella che ha raccontato qui la protagonista. Narra di vent’anni di inferno, di schiaffi, violenze e stalking. Finché trova la forza di sporgere denuncia nei confronti del suo compagno, nonché padre dei suoi figli. A questo punto ci si aspetta che questo inferno abbia fine, e invece continua. Prosegue con aggressioni verbali gridate in mezzo alla strada, raffiche messaggi minacciosi inviati al telefono. La legge impone al persecutore il divieto di avvicinamento per sei mesi. Ma trascorsi sei mesi e un giorno lui imperterrito torna sotto casa della ex a insultarla, a vomitarle addosso il suo odio. Oltre il fanno la beffa, perché in paese lui è ritenuto una “brava persona”, mentre lei è “quella che ha rovinato la famiglia”. Ecco la lettera di S.:
Io, cara Irene, ho denunciato.
Ho denunciato quello che era l’amore della mia vita, il padre dei miei figli. Mai avrei pensato di lasciarlo, poi però dopo 20 anni qualcuno doveva salvarsi. Dopo 20 anni di insulti, di urla, di aggressività. Avevo 17 anni quando, dopo aver fatto l’amore con lui è passato da una mano sul seno ad uno schiaffo in faccia.
Avevo 18 anni, in vacanza, quando mi ha tirato in testa la racchetta da sci, perché pensava che mi piacesse il maestro. Mi separo e la violenza aumenta, 150 messaggi (150 davvero!) al minuto, mi segue, lo trovo ovunque. Mi vede mi urla per strada, tra la gente (quanto mi sono vergognata!), quanto ho pianto. Spinge mio figlio adolescente a scagliarsi contro di me, a lanciare sassi alla mia finestra. Nel frattempo aspetto l’esito di tre esami istologici e lui dice a mio figlio adolescente: «Di’ alla mamma “Muori!”». Denuncio.
Per 6 mesi ha il divieto di avvicinamento. A 6 mesi e un giorno è di nuovo sotto casa. Ho speso un sacco di soldi nell’ avvocato e non è cambiato niente, sono passati 6 anni, quasi 7, e mentre ti scrivo, anche oggi ho ricevuto la sua raffica di messaggi, perché ha bisogno di sfogare la sua rabbia con la tastiera del telefono e scagliarsi ancora con me. È un brav’ uomo, nel mio paese lo conoscono tutti, è impegnato nel sociale, un gran lavoratore e va in chiesa tutte le domeniche. Nel mio paese lui è un brav’uomo, io quella che ha rovinato la famiglia.
Grazie Irene, ti seguo con stima e pensare che magari avrai tempo per leggermi mi fa sentire “accolta” e “vista”.